
Milly Carlucci con il suo entusiasmo sempre, a prescindere. Monica Setta con le sue domande a scavare l’intimo. Due maschere interpretate da Giulia Vecchio, background da attrice impegnata (la scuola del Piccolo a Milano), il successo grazie a due imitazioni pop, la via più breve per arrivare alla luce. Va bene Euripide, ma vuoi mettere la Gialappa…
In tv la sua carriera ha toccato Il paradiso delle signore, Don Matteo, Un passo dal cielo; è stata comica in Bar Stella con i Contenuti Zero; oggi è ospite fissa anche a Radio2 Social Club.
«Le imitazioni le ho sempre fatte, fin da quando ero piccola, come arma per divertire parenti e amici, per intrattenere a feste, battesimi e cresime. Anche ai provini le proponevo: prendevo spunto da persone che conoscevo, oppure puntavo su dialetti e accenti particolari».
Quando l’hanno scelta per il «GialappaShow»?
«Come se mi avessero detto: ti diamo le chiavi del Paese dei Balocchi. È stato bellissimo».
Milly Carlucci come nasce?
«Da un suggerimento di Federico Basso, il comico. Eravamo a Comedy Match, stavamo facendo le prove, parlando del più del meno, e lui mi ha detto che mi vedeva bene come Milly Carlucci. Da lì mi è rimasta in testa».
La voce, il modo di parlare, sono identici: è impressionante.
«E pensare che fino alla notte prima di registrarla ero in crisi totale, perché non avevo ancora trovato la chiave giusta. Mi sono rivista tutte le imitazioni che in passato sono state fatte di lei, ho rivisto il trio Marchesini, Lopez, Solenghi che facevano le sorelle Carlucci. Poi ho trovato la soluzione: ho beccato sia il fatto che lei chiuda le vocali, alcune vocali veramente a caso; e poi quel respiro alto, quel fiatone nel parlare: giuro che non so come faccia».
Mai mostrarsi offesi: Milly Carlucci ha furbescamente cavalcato la sua imitazione, Monica Setta invece non l’ha presa bene.
«Monica Setta non la conoscevo per niente. Mi sono imbattuta nel suo Generazione Z e già lì mi ha colpito che parlasse di una generazione che non era la sua. Poi ho visto Donne al bivio e mi faceva sorridere il suo modo di affrontare le interviste femminili. E ho iniziato a studiarla. Quando l’ho proposta alla Gialappa, loro avevano qualche dubbio».
Poi si sono convinti.
«Perché abbiamo trovato le chiavi comiche giuste. Ci tengo a dire che il centro dello sketch è far ridere sull’intervista e sul come in generale si affrontano le interviste in alcuni tipi di programmi soprattutto se femminili. E Monica Setta era un personaggio che regalava micce che a livello teatrale ho esasperato».
Una maschera esasperata anche nel trucco. È quello che ha dato fastidio a Monica Setta. Pensa di aver esagerato?
«Era però appunto una maschera, non la realtà, come accade sempre nelle caricature. La scelta è dipesa anche dalle caratteristiche della mia conformazione della testa e del volto. Umanamente mi dispiace che se la sia presa però il diritto alla libertà di espressione e di satira fa parte della Costituzione. La satira e la parodia devono essere libere, ovviamente senza ledere la dignità personale. Se poi c’è stata una deriva social mi dispiace, ma non è responsabilità mia, è un problema di questa epoca di hater che va affrontato in altre sedi».
Ha altri personaggi in mente?
«Un sacco di persone mi hanno iniziato a suggerire tantissime imitazioni, ho una lista che segno sul mio quadernetto, ma non ho ancora un’idea precisa su chi imitare».
Le imitazioni danno grande successo, il trucco però nasconde il suo vero volto: le manca la riconoscibilità?
«Non ho fatto caso se per strada mi fermano più o meno di prima. Sorrido però perché è un’osservazione che mi ha fatto anche mio papà. Quando la prima volta gli ho mandato la foto truccata da Monica Setta mi ha detto: “Giu scusami, così la gente non ti riconosce ma perché stai facendo ‘sta cosa?”. Invece vi assicuro che a livello creativo e teatrale è bellissimo interpretare personaggi anche esteticamente distanti».
Liceo classico. Studentessa modello?
«Per niente. Ero la studentessa che prendeva ogni anno il debito in latino e greco». Ride. «Quindi non la scelta perfetta per il liceo classico. Però lì ho scoperto le materie umanistiche e artistiche. È stata una palestra per grandi interrogazioni in cui mi inventavo cose, ho coltivato il talento nell’arrabattarsi: diciamo che ho affinato la retorica».
Il teatro è stata la via di fuga dalla tentacolare Brindisi?
«Gli anni dell’adolescenza sono anni in cui vivi un travaglio interiore e allo stesso tempo momenti di passione: io li ho riversati nel teatro. Mi sono iscritta a un laboratorio, lì ho ritrovato un mondo di libertà e di creatività; di assenza di giudizio che invece mi nutriva molto».
Fulminata sulla via di Euripide.
«Quando sono andata per la prima volta a vedere uno spettacolo al teatro greco di Siracusa (Fedra con Elisabetta Pozzi) ho percepito di essere nel posto in cui sarei voluta sempre stare. È stato un rito collettivo che mi ha smosso. Mi ricordo che tornai nella mia cameretta a cercare chi fossero i protagonisti per capire che scuole avessero fatto. Il teatro è stata la risposta a una costrizione che veniva dalla mentalità di provincia, l’esigenza di uscire dalla gabbia, di sentirmi libera rispetto a certi pregiudizi e schemi sociali».
È stata concorrente a Miss Italia nel 2010.
«Ho partecipato per conto di mio padre che aveva organizzato tutto senza dirmi niente quando avevo 17 anni. Con mio padre abbiamo sempre avuto un rapporto non semplicissimo, il suo credo sia stato anche un modo per dirmi che ero bella, che andavo bene, frasi che in famiglia mancavano. Sono stata eletta Miss Puglia, ma alla prima serata televisiva sono stata immediatamente eliminata. Conduceva Milly Carlucci, è stata lei a dirmi: “Miss Italia per te finisce qui”».
È per questo che si sta vendicando?
Ride: «Ma no, in realtà me ne sono ricordata anche io poco tempo fa».
«Il paradiso delle signore» non è esattamente il teatro greco, però uno deve pagare le bollette.
«Esatto, ma in realtà quella prima serie che andava in onda la sera era basata su un romanzo di Émile Zola, parlava di storia, ma anche con un tono rosa, leggero. Poi ha preso il sopravvento l’esigenza di adattarsi a un pubblico che voleva vedere storie d’amore a tutti i costi».
È accreditata anche una sua partecipazione alla «Tv delle ragazze».
«Con Cristiana Capotondi avevamo fatto uno spot che era una satira e una parodia delle pubblicità degli assorbenti: prendevamo di mira il fatto che l’Iva in Italia è altissima. Però quel finto spot non è stato mai mandato in onda».
Perché non era piaciuto o perché qualcuno ha detto che non si poteva?
«Penso più la seconda, ma non è mai stato confermato che sia andata così».
Al «GialappaShow» c’è anche il suo fidanzato, Carlo Amleto.
«Facevamo parte dello stesso collettivo, i Contenuti Zero, e per anni abbiamo fatto spettacoli insieme, ma era proprio l’unica persona del gruppo con cui non avevo minimamente legato. Zero proprio».
La scintilla?
«Si è accesa durante il Covid, era un periodo di crisi, gli spettacoli erano fermi. E così avevamo pensato di suonare ai matrimoni, con Carlo avevamo messo giù anche la scaletta. Poi per fortuna non c’è stato bisogno. Penso sarebbe stato molto divertente, però no, le feste di matrimonio non le posso mettere nel mio curriculum».
27 giugno 2025
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