Un gigante fragile, simbolo dell’Africa, che rischiamo di perdere. A mettere in pericolo la sopravvivenza del gorilla non sono “solo” minacce come il bracconaggio (legato, in particolare, al commercio di carne) e la perdita dell’habitat (ogni anno nel Continente circa quattro milioni di ettari di foresta vengono distrutti, come confermato dai dati diffusi da Statista tra il 2015 e il 2020, 700mila dei quali nel bacino del Congo), ma anche la diffusione di virus.
QUATTRO SOTTOSPECIE
I gorilla sono un genere di primati della famiglia degli ominidi: insieme a orangutan, scimpanzé e bonobo sono gli animali geneticamente più vicini all’essere umano. Il genere «Gorilla» si divide in due specie, il gorilla orientale (Gorilla beringei) e il gorilla occidentale (Gorilla gorilla): quest’ultimo conta oltre 300mila individui ed è stato classificato come «in pericolo critico» dall’Iucn, a causa di un rapido declino che ha portato alcuni studiosi a stimare entro il 2070 una riduzione fino all’80%. Ciascuna specie ha, poi, due sottospecie: il gorilla orientale comprende il gorilla di pianura orientale o di Grauer (Gorilla beringei graueri) e quello di montagna o di Bwindi (Gorilla beringei beringei), che abitano le foreste dell’Africa centrale; quello occidentale, invece, comprende il gorilla di pianura occidentale (Gorilla gorilla gorilla) e quello del fiume Cross (Gorilla gorilla diehli), che si trovano principalmente in Africa centrale e occidentale.
LE MINACCE E L’ISOLAMENTO GENETICO
Il gorilla del fiume Cross è la sottospecie più minacciata, con una popolazione stimata tra i 200 e i 300 individui, concentrati lungo il confine tra Nigeria e Camerun. Anche questa sottospecie è classificata come «in pericolo critico», anche a causa dell’isolamento genetico e dell’aumento della consanguineità che rendono la popolazione ancora più vulnerabile. La storia del gorilla di pianura orientale, noto anche come gorilla di Grauer, è quella di un declino drastico: la sua popolazione totale è scesa da circa 16.900 individui nel periodo 1994-1995 a soli 3.800 nel 2015, con un calo del 77% in una sola generazione. A raccontare il successo dei progetti di conservazione portati avanti in questi anni – grazie a un monitoraggio quotidiano degli individui da parte di ranger e biologi, in particolare nel Parco Nazionale dei Vulcani Virunga (nella Repubblica democratica del Congo, il primo parco nazionale africano, fondato nel 1925) – è, invece, il gorilla di montagna: il numero di individui è salito da 254 nel 1981 ai 1.063 nel 2019, portando la specie a essere riclassificata da «in pericolo critico» a «in pericolo».
L’IMPEGNO DI DIAN FOSSEY
Una curiosità? La vicenda dei gorilla di montagna è nota al grande pubblico soprattutto grazie all’impegno della zoologa Dian Fossey, uccisa con un machete nella sua capanna nel 1985, narrato nel film “Gorilla nella nebbia” (1988) di Michael Apted, interpretato da Sigourney Weaver. La sua attività, svolta prevalentemente sulle montagne e nelle foreste del Ruanda, è stata spesso accostata a quella di Jane Goodall con gli scimpanzé e Birutė Galdikas con gli oranghi. Sua la frase: «Più conosco la dignità dei gorilla e più evito gli esseri umani».

I PROGETTI DI CONSERVAZIONE
Oltre a impegnarsi nella formazione di ranger e nella sensibilizzazione delle comunità locali, il Wwf fornisce anche equipaggiamento tecnico e dispositivi efficaci per la sorveglianza del territorio (dalle fototrappole alle ricetrasmittenti), utili a contrastare bracconaggio e illegalità a danno dell’habitat di questi esemplari. Un recente studio (Van der Valk e altri, 2024) ha utilizzato l’analisi dei dati genetici per ricostruire la storia evolutiva di tutte le sottospecie di gorilla, in modo da avere una panoramica della loro diversità e delle loro relazioni. Secondo la ricerca, i gorilla orientali e quelli occidentali si sono separati circa 150mila-180mila anni fa, ma inaspettatamente è emerso che sono esistiti degli scambi genetici circa 20mila anni fa tra le sottospecie di gorilla del Cross River (occidentali) e quelli di pianura di Grauer (orientali). Una scoperta che mostra come i gorilla di montagna del Virunga sono, quindi, maggiormente imparentati (geneticamente meno diversificati e più consanguinei) con i gorilla di pianura orientali rispetto a quelli di montagna di Bwindi.
24 settembre 2025 ( modifica il 24 settembre 2025 | 07:32)
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