
Simbolo di fierezza e forza della natura, specie iconica, negli ultimi anni «il re della foresta» sta scomparendo a un ritmo impressionante. Oggi il leone africano (Panthera leo) sopravvive solo nel 10% del suo areale storico e negli ultimi 25 anni – denuncia il Wwf in occasione del 10 agosto, giornata mondiale dedicata alla specie – la sua popolazione si è dimezzata. Un declino legato soprattutto al degrado degli habitat naturali, al bracconaggio, alla rarefazione delle prede e al commercio illegale.
Dati allarmanti, soprattutto tenendo conto che la presenza del leone è un indicatore dello stato di conservazione degli habitat. L’assenza dell’azione regolatrice del leone può causare, infatti, conseguenze dirette sulla vegetazione e sulla diffusione di malattie. Un degrado che può ridurre a capacità degli ecosistemi di fornire acqua, cibo e molto altro ancora. Ma l’importanza dei leoni non finisce qui: la presenza di questo felino in natura si è dimostrata fondamentale per sostenere economie locali connesse al turismo naturalistico, un’attività fondamentale per il Pil di molti Paesi fragili. Per questo è fondamentale concentrare gli sforzi necessari, mettere in gioco tutte le possibilità e stimolare tutti gli stakeholder utili a mettere in sicurezza una specie preziosissima per tutti.
Il declino dei leoni in Kenya ha sollevato preoccupazioni sulla loro salute genetica e sopravvivenza a lungo termine. In uno studio del 2024 è stata analizzata la diversità genetica di 171 leoni provenienti da 12 popolazioni stabili. La diversità genetica è influenzata da barriere geografiche, presenza umana e fattori climatici, ma anche da pratiche gestionali passate. La popolazione di Tsavo mostra segni di mescolanza genetica, probabilmente dovuti alla sua posizione geografica e alle traslocazioni precedenti. Le popolazioni recintate di Lake Nakuru e Solio Ranch presentano una diversità genetica ridotta, ancor più quella di Amboseli, evidenza di un rapido declino avvenuto in tempi storici. Lo studio sottolinea l’importanza di considerare la storia delle popolazioni nella gestione futura, raccomandando il mantenimento degli habitat e interventi di ripristino genetico per garantire la vitalità della specie a lungo termine.
Pochi sanno che l’areale del leone una volta si estendeva verso un’ampia porzione dell’Asia sud-occidentale, in Europa occidentale e in India. Di questa ampia popolazione settentrionale rimane oggi un’unica sotto-popolazione relegata nell’area del Gir Forest National Park e del Wildlife Sanctuary, in India, su una superficie di circa 1,400 km2. I leoni asiatici sono aumentati in numero e distribuzione in India, rappresentando un raro esempio di convivenza tra esseri umani e grandi carnivori. Uno studio del 2025 ha analizzato i dati dal 2012 al 2017 sui conflitti uomo-leone e ha intervistato 1.434 persone in 277 villaggi. Il numero di villaggi con attacchi al bestiame è cresciuto del 9,6% annuo, e le uccisioni di animali del 15%, indicando una densità crescente di leoni. Gli attacchi agli esseri umani, circa 21 all’anno, sono stabili. Questi attacchi sono correlati alla predazione del bestiame e alla vicinanza con aree turistiche e habitat dei leoni. L’intolleranza verso i leoni è legata alle perdite economiche (49,8%) e alla paura (43,9%). Tuttavia, la maggior parte degli intervistati (61%) è tollerante verso la specie, grazie a fattori socioculturali, protezione legale, compensazioni governative e adattamenti reciproci. L’aspetto economico sembra essere la chiave per garantire la coesistenza futura: il turismo basato sull’osservazione dei leoni in natura potrebbe rafforzare questa convivenza, promuovendo la conservazione sostenibile attraverso approcci partecipativi e vantaggiosi per le comunità locali.
8 agosto 2025 ( modifica il 8 agosto 2025 | 12:25)
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