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Giorgio Pasotti: «La storia di Otello è quella di un femminicidio»

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«”Otello”, la storia di un femminicidio: in assoluto la prima tragedia che affrontò questo doloroso argomento in palcoscenico». L’attore e regista Giorgio Pasotti debutta il 10 luglio, al Teatro Romano di Verona, con la celebre opera di Shakespeare, andata in scena per la prima volta nel 1604, ma che riflette la cronaca di oggi. 

«Da tempo pensavo a questo progetto – aggiunge – ma leggendo le notizie allarmanti di donne assassinate, quasi quotidianamente, dai loro mariti o compagni, la necessità di realizzarlo è diventata impellente. Trovare le motivazioni di questo malessere è complicato, ecco perché ricorrere alle parole del Bardo, per raccontare un problema attuale: una sorta di spirale che ci conduce verso un mondo distorto, oscuro. E forse un lumincino ce lo può accendere proprio il grande drammaturgo inglese: con le parole forti di quattro secoli fa, parleremo di ciò che accade ormai tutti i giorni».

Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Stabile d’Abbruzzo, vede nel ruolo del titolo il giovane Giacomo Giorgio. Desdemona è interpretata da Claudia Tosoni, Cassio da Andrea Papale, mentre Iago è impersonato da Pasotti, che firma anche la regia. «Ho voluto puntare su Giacomo, non solo perché è bravo, ma anche perché lui, col personaggio di Ciro Ricci in Mare fuori, è molto amato dal pubblico giovanile e spero così che proprio i giovani vengano a vedere questa nuova versione del testo, per riflettere su ciò che sta accadendo».

Un nuovo adattamento drammaturgico affidato a Dacia Maraini. «Per questa storia concepita da un uomo mi serviva un punto di vista femminile. Dacia è il primo nome che mi è venuto in mente per portare in scena la condizione di insicurezza in cui vivono le donne oggi in costante pericolo. Non è un’attualizzazione della trama originale, già di per sé attualissima – precisa -, ma vogliamo offrire un’angolatura contemporanea su una questione urgente in un luogo, come il teatro, che grazie alla notevole affluenza di spettatori, può diventare cassa di risonanza, strizzando l’occhio alle nuove generazioni».

L’ambientazione scenica non sarà quella dell’Otello classico: «La vicenda è universale dunque verrà collocata in un indefinibile non-tempo – spiega Pasotti – Il Moro, lo straniero, non avrà un trucco che ne scurisce la pelle, non è necessario, e i costumi degli attori alluderanno a culture diverse in una Venezia cosmopolita».

Uno Iago infido, come da tradizione, per di più claudicante, quello che incarnerà Pasotti: «Il luogotenente traditore indosserà una sorta di protesi metallica. Mi sembrava giusto aggiungere al personaggio un elemento di handicap fisico, per definire meglio il suo stato di impossibilità nel costruirsi una soddisfacente carriera militare. Quello che gli rimane da fare è dar sfogo all’invidia, tramare contro tutti, soprattutto nei confronti di Otello: vede in lui la realizzazione della sua massima aspirazione che non può raggiungere, non solo per la sua incapacità sul campo di battaglia come comandante, ma anche per la zoppia».

Non solo attore-regista, Pasotti è anche direttore artistico del Teatro Stabile d’Abruzzo all’Aquila, Capitale italiana della Cultura l’anno prossimo. «Dopo il devastante terremoto del 2009 – conclude -, finalmente nel 2026 riaprirà il Teatro Comunale, definitivamente restaurato e restituito agli aquilani, ai cittadini».
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1 luglio 2025

1 luglio 2025

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