
DAL NOSTRO INVIATO
FIRENZE – Per tutta l’estate, la segretaria del Pd (dandosi di gomito con Giuseppe Conte) aveva tentato ogni strada per impedire il secondo mandato del riformista Eugenio Giani alla guida della Toscana. I due litiganti alfieri del Campo largo avrebbero preferito uno più malleabile e movimentista. Vaste programme!, avrebbe esclamato il generale De Gaulle. Infatti Elly Schlein non ci è riuscita. Ma oggi, dopo le batoste nelle Marche e in Calabria, davanti ai numeri toscani «I’ Giani» si è improvvisamente trasformato nel simbolo della riscossa contro la destra di Giorgia Meloni. «Voglio ringraziare Giani per questa splendida gioia, ringraziare tutta la coalizione progressista: è una vittoria che ci dà speranza,», esulta Schlein arrivata nella sede del Pd a Firenze. E poi: «La destra ha cantato vittoria troppo presto: glielo avevamo detto che i conti si fanno alla fine».
Da una parte, quando arrivano i dati del trionfo, in una saletta c’è il sorriso soddisfatto del governatore riformista, che (forse involontariamente) cita Vasco: «Non mi volevano? Eh già…». Perché il governatore della Toscana è un «sangiovese in purezza» da Prima Repubblica e con dna socialista: difficile da rimuovere, politicamente e fisicamente.
Ma quando arriva davanti alle telecamere va oltre il savoir faire: «È la vittoria del Campo largo. E sono molto felice del risultato del Pd che, qui, è quasi al 35% — esordisce Giani —. Mi piace condividere oggi questo risultato con Elly, la segretaria del mio partito, che ho sentito particolarmente vicina». In un Paese in cui i toni sono sempre più urlati — a 66 anni suonati e dopo quasi 40 in politica — è la rivincita del «basso profilo», che ieri è pure riuscito a incassare una telefonata di congratulazioni dalla premier Meloni. Il mix vincente sta nell’aver declinato un arnese da Prima Repubblica, talvolta con giacche démodé, anche in chiave social, ma senza mai rinunciare alla stretta di mano del potenziale elettore di turno.
Non manca un pizzico di romanticismo da vecchio socialista lombardiano: «Questo risultato indica una Toscana che decide con autonomia, con il suo cervello e con quello che sono i valori che la regione esprime: libertà, democrazia e giustizia sociale. Valori che hanno fatto della Toscana sin dalla Costituente del 1948 una regione che vive con spirito illuminato e con cultura progressista». E poi: «Queste elezioni erano difficili: nell’ultima settimana mi sono trovato con la premier, i due vicepremier e vari ministri in piazza — riflette ancora il governatore rieletto —. E invece ha vinto la Toscana illuminata e riformista attraverso il voto su di me, con un risultato di 6 punti in più rispetto a cinque anni fa quando vinsi con l’8% di vantaggio», anche perché stavolta ha fatto la differenza il boom di Casa riformista, contenitore civico-moderato che ha incassato quasi 9 punti.
Adesso, visto il crollo del M5S, ci sarà da capire come Giani tratterà i principali alleati. Il partito di Conte ha incassato un deludente 4,4% e tra pochi giorni si vedrà la rilevanza della delega che toccherà al Movimento, che, assieme ad Avs, resta radicalmente contrario al potenziamento dell’aeroporto di Firenze, cioè il primo punto nell’agenda dello sviluppista Giani. E per festeggiare la riconferma, esattamente come 5 anni fa, come prima iniziativa e in segno di buon auspicio il governatore si recherà a Livorno, al santuario della Madonna di Montenero, patrona della Toscana e luogo dove sono raccolti tutti i gonfaloni dei Comuni. Davanti a sé Giani ha altri 5 anni di lavoro. A fine mandato ne avrà 71 e, forse, un solo rimpianto: non aver fatto il sindaco di Firenze. Ma con uno così, mai dire mai.
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13 ottobre 2025 ( modifica il 13 ottobre 2025 | 22:42)
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