Generali prosegue sulla sua strada. A una settimana dalla conclusione dell’Opas del Monte dei Paschi su Mediobanca, che ha consegnato il pacchetto del 13,1% del Leone a Siena e ai suoi grandi azionisti Delfin e Caltagirone, la compagnia torna sull’accordo in gestazione con Natixis nell’asset management. Un punto è stato fatto nel consiglio di martedì dal ceo Philippe Donnet che ha spiegato lo stato dell’arte del negoziato.
Sono tre gli aggiornamenti contenuti nell’addendum all’accordo quadro firmato a gennaio tra il Leone e Bpce, la banca che controlla Natixis. Primo, l’eliminazione delle penali, pari a 50 milioni, nel caso in cui una delle parti rinunci all’accordo prima della firma definitiva. Secondo, la decisione di darsi più tempo — fino alla fine dell’anno — per trovare l’intesa. Infine, l’alleanza con Natixis si farà solo se i due cda, quello di Generali e quello di Bpce, daranno il via libera. Solo dopo il sigillo finale verrà attivato l’iter per il golden power.
L’industria del risparmio
L’idea è di portare avanti il negoziato su un affare che, secondo il vertice della compagnia, è necessario perché «l’industria del risparmio attraversa una fase di rapido consolidamento», con casi come quello di Axa, che per circa 5 miliardi ha venduto l’asset management a Bnp Paribas, e gli Stati Uniti dove hanno sede le cinque più grandi società al mondo per patrimonio gestito. Tra Generali e Bpce-Natixis potrebbe nascere un polo nell’asset management da 1.900 miliardi, il più grande al mondo nella gestione di attivi assicurativi.
Le criticità con il governo
L’opportunità è evidente per il vertice del gruppo ma il consiglio del Leone non porterà avanti un affare a qualsiasi costo. Per Donnet l’operazione ha validità strategica ma dovrà tenere conto di un’ulteriore valutazione del cda che non vuole una contrapposizione con il governo, più volte critico sull’accordo. Anzi, l’attesa a Trieste è di poter aprire un dialogo con Roma per poter illustrare il dossier (inclusa la proprietà degli asset che resterà in Italia) che, da quanto emerge, non è stato approfondito con il governo a fronte delle richieste di incontro da parte di Donnet.
Nel cda di martedì è infatti emersa da parte dei consiglieri — con i tre delle minoranze critici verso l’intesa — la necessità di capire il feedback dell’esecutivo. È possibile che prima della firma finale si possa avviare il dialogo e quindi non è da escludere che a breve i rappresentanti delle Generali si confrontino con Roma.
Il confronto
Più in generale, nella compagnia ora si potrebbe aprire una fase nuova, più improntata a un dialogo fluido tra società e soci, che tenga in considerazione il fatto che lo scenario è cambiato. L’intenzione della compagnia è di stabilire da qui in avanti un confronto costruttivo per proseguire con la traiettoria di crescita. Un tema che non riguarda solo Natixis ma anche l’attuazione del piano varato a gennaio che promette 8,5 miliardi di dividenti, incluso il buyback. Dopo la battaglia su Mediobanca, sembra insomma profilarsi una dinamica nuova.
Intanto il gruppo ieri ha collocato un bond perpetuo Restricted Tier 1 da 500 milioni che ha attratto una richiesta pari a 4,6 miliardi da 300 istituzionali. Il bond (cedola semestrale del 4,75%) è stata curata da Bnp Paribas, Bofa, Deutsche Bank, Goldman Sachs, Hsbc, Mediobanca, Santander e Unicredit.
26 settembre 2025
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