
DAL NOSTRO INVIATO
TEL AVIV – Israel Ziv è un generale dei paracadutisti in pensione. Quando il 7 ottobre ha sentito dell’incursione di Hamas, ha preso la pistola ed ha inseguito i terroristi. Ieri si è schierato con gli ex commilitoni contro il governo Netanyahu. «Per eliminare la malaria bonifichi la palude, non spari alle zanzare una per una — ha detto alla radio —. Noi abbiamo già occupato ogni luogo della Striscia quattro o cinque volte. Le condizioni per un cambio di governo ci sono. Non ho mai sentito di un esercito vittorioso che dia la caccia a ogni singolo terrorista. Non è più un’operazione militare, ma politica».
Che un esercito tanto tecnologico non sia ancora riuscito a sconfiggere una milizia che non riceve armi da 22 mesi ha dell’incredibile. L’ex parà sembra proprio aver ragione. È diventata una questione tra due modi di concepire il futuro di Israele. Nella serata di oggi il governo Netanyahu dovrebbe dare il via libera a un’invasione della Striscia che potrebbe preludere a un’annessione.
Finora l’occupazione è stata «dinamica», un entra ed esci, una deportazione dopo l’altra. L’esercito controlla stabilmente solo alcune direttrici. Con la decisione di stasera le cose tornerebbero alla situazione precedente il ritiro di Ariel Sharon del 2005. Questa volta però non ci saranno alcune colonie israeliane da difendere, ma ad essere confinati in aree scelte dal governo israeliano saranno i palestinesi.
Ancora non è deciso se chiamarle davvero «città umanitarie» (in sostanza campi di concentramento) come suggerito da alcuni ministri, ma non saranno molto diverse. Già ora i palestinesi sono ammassati nel 12 per cento della Striscia. Con l’ordine di occupazione quelle zone verranno isolate fisicamente. Al principio con cordone militare, poi con reti, filo spinato o muri. Per riuscirci, calcolano i generali, ci vorranno due mesi. L’ex premier ed ex generale Sharon si ritirò unilateralmente da Gaza perché l’occupazione era «troppo costosa» ed è esattamente quello che i militari delle Forze di Difesa Israeliane (Idf) temono possa succedere eseguendo l’ordine di Netanyahu.
Rispetto ai tempi di Sharon, però, il capo di stato maggiore Eyal Zamir ha anche il problema degli ostaggi. Hamas non li lascerà vivi davanti a un’avanzata israeliana. Chi si prende la responsabilità della loro esecuzione? I militari vorrebbero continuare a logorare Hamas e puntano a un rilascio negoziato. Alcuni sperano che la stessa occupazione sia un modo per premere al tavolo delle trattative. Il comandante dell’aeronautica Tomer Bar ha accusato il generale del Comando Sud impegnato a Gaza di «mancanza di professionalità» per le troppe vittime civili. Solo ieri 25 i palestinesi uccisi dai bombardamenti. La replica di Yaniv Asor si può tradurre con un «cosa vuoi capirne tu che te ne stai tranquillo a Tel Aviv».
La polemica, rivelata dal quotidiano Yediot Ahronot, coinvolge anche i piloti dei jet. I target assegnati sono a loro avviso troppo vicini ai civili. La tensione è evidente, come era già emerso martedì quando il figlio del premier aveva evocato il golpe davanti alle obiezioni dei graduati.
Il ministro della Difesa è intervenuto dicendosi sicuro che gli ufficiali saranno obbedienti. Intanto Israele sta cercando di cambiare la percezione attorno alla carestia di Gaza. Il ministro degli Esteri Gideon Saar ha detto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che «le quantità di cibo che entrano nella Striscia aumentano ogni giorno. Chi affama i palestinesi è Hamas». Tel Aviv ha anche autorizzato una misteriosa «associazione di commercianti privati» ad importare direttamente da Israele a Gaza. Dei 26 camion entrati con questa sigla martedì, 4 sono stati rovesciati e saccheggiati, due solo depredati. Venti persone sono morte per questi incidenti. In tutto 38 i morti mentre cercavano cibo.
La altrettanto nebbiosa Gaza Humanitarian Foundation si offre di proteggere i convogli Onu. Le Nazioni Unite rifiutano la scorta militare e chiedono lo smantellamento totale della Ghf. Attorno ai centri di distribuzione della Fondazione i soldati israeliani continuano ad uccidere con quelli che definiscono «colpi di avvertimento». Ci sono problemi anche prima che gli aiuti entrino nella Striscia. Il governo giordano protesta perché, per la seconda volta in pochi giorni, un suo convoglio è stato intercettato da coloni israeliani. Gli ultra nazionalisti hanno distrutto i carichi e obbligato i camion a tornare indietro.
7 agosto 2025
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