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Gabbani giurato: «Temo di fare male ai ragazzi, ma gli spiegherò che i No aiutano a crescere»

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La novità di quest’anno di X Factor è l’entrata in giuria di Francesco Gabbani (che si aggiunge ad Achille Lauro, Jake La Furia, Paola Iezzi, con la conduzione di Giorgia). 
Gabbani, lei ha vinto Sanremo, ha condotto show televisivi, e ora debutta come giudice di un talent. Prime sensazioni?
“E’ tutta una nuova avventura da vivere. Sono contento di fare il giudice, mi stimola l’idea di intraprendere un’esperienza diversa. Ho solo un timore: dover dire dei “No”. E’ faticoso. Soprattutto nella parte delle audition, quando c’è la scrematura degli artisti”.
Teme di fare del male ai ragazzi?
“Loro arrivano con tutti i loro sogni e, dal loro punto di vista, si giocano il tutto per tutto. Sento molto questa responsabilità, so che mi farà male”.
Un giurato sofferente…
“Però ho metabolizzato questa “sofferenza”, pensando al mio percorso. Ho preso coscienza del fatto che i No ricevuti lì per lì mi hanno ferito, in realtà poi mi hanno fatto un gran bene. Nella costruzione di una vita artistica, per trovare la propria strada, sono più importanti i no dei sì”.
Perché, cosa fanno capire?
“Ti fanno rendere conto di quanto tieni a quello che fai. Dopo i no è più difficile andare avanti e dunque capisci se hai la determinazione e la motivazione per proseguire. I No servono a misurarsi e a prendere consapevolezza di se stessi. Lo spiegherò ai ragazzi”.
Quindi che tipo di giudice le piacerebbe essere? Severo, ma giusto? Morbido?
“Vorrei trasferire ai ragazzi un messaggio chiaro: siate voi stessi. La naturalezza arriva al pubblico: fai breccia nel cuore delle persone se sei coerente e sei soddisfatto di quello che fai”.
Oggi la tendenza, appena si sfiora la notorietà, è costruirsi un personaggio, puntare sull’immagine, studiare il proprio profilo social
“Io cercherò di spiegare loro che è meglio dire no alle sovrastrutture, è meglio non costruire alter ego artistici che illudono. Inutile scimmiottare artisti famosi, simulare, copiare. Un artista è tale perché è unico”.
Le chiederanno come si superano le difficoltà
“Li aiuterò a essere consapevoli dei propri limiti, non tanto per superarli ma per sguazzarci dentro. Questo è il segreto”.
I talent, “X Factor” compreso, sono oggetto anche di critiche: tutto troppo veloce, talvolta finto, troppa spettacolarizzazione televisiva a danno della musica
“Le critiche ci stanno: bruciare subito le carriere, troppo show televisivo. Però è estendibile a tutto. Il talent è solo una modalità per riconoscere talenti. E i talent risentono – come è normale che sia – della società e della cultura di oggi che va veloce, che segue i social, che vive di estetica e immagine. Il rischio c’è, ma è tutto relativo e non si può generalizzare. Il talent è una delle poche vetrine per i ragazzi e questo canale va sfruttato con consapevolezza. L’importante è che i ragazzi puntino a fare musica e non a diventare famosi”.
Lei ha condotto con successo su Raiuno “Ci vuole un fiore” . Non ha mai considerato la carriera televisiva?
“Ho condotto quello show perché aveva una connessione con la musica. Se mi avessero proposto di fare solo il conduttore, non l’avrei fatto”
Lei ha vinto il Festival di Sanremo nel 2016 nelle “Nuove proposte” con il brano Amen; e nel 2017, nei Big, con Occidentali’s Karma. Cosa le è rimasto nel cuore di quei due Sanremo?
“Nel 2017 ho vinto da outsider davanti a Fiorella Mannoia e mi sono sentito quasi in colpa, mi sono inginocchiato davanti a lei e quell’immagine mi è rimasta dentro. Ma il momento cruciale è stato l’anno anno precedente: mi avevano eliminato per un errore di votazione elettronica, poi mi hanno ripreso e ho vinto il Festival. Il momento del ripescaggio e della rimessa in gara, è stata la mia sliding doors”.
A ottobre festeggerà all’Arena di Verona i suoi dieci anni di carriera
“Sarà davvero un momento speciale, l’Arena è un luogo magico. Mia madre mi ha detto: “Canti all’Arena davvero? Allora vengo a vederti”. 

9 settembre 2025

9 settembre 2025

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