
Nelle prime ore di oggi è arrivato, inatteso, anche un messaggio di cordoglio ufficiale di Pechino. È una novità che ha un suo grande valore politico. Una partecipazione al lutto importante, gradita, ma non priva di controindicazioni diplomatiche. Tra gli argomenti di maggiore distanza tra il Vaticano e gli Stati Uniti vi è proprio il controverso rapporto avuto, durante il papato di Francesco, con Pechino.
Una differenza di vedute al centro della conversazione del Pontefice, poche ore prima della sua morte, con il vicepresidente americano J.D. Vance. In occasione dei funerali di Giovanni Paolo II, nel 2005, non vi era stato alcun comunicato ufficiale. Solo una visita strettamente ufficiosa di una delegazione cinese. Nulla di più. Il riavvicinamento tra la Santa Sede e la Cina si avviò già sul finire del secolo scorso.
Il primo spiraglio si aprì nell’intervista che l’allora presidente cinese diede al Corriere, e a chi scrive (realizzata grazie al sinologo Francesco Sisci). Jiang Zemin, scomparso nel 2022 all’età di 96 anni, accettò per la prima volta di parlare del Vaticano. Il faticoso disgelo porterà all’accordo, indigesto per gli americani che temono le strumentalizzazioni politiche di Pechino, sulla nomina dei vescovi. Grande interprete di questo successo diplomatico il segretario di Stato, Pietro Parolin (anche lui ha incontrato Vance).
In sostanza si tratta di una sorta di diritto di veto del Vaticano sulla scelta dei vescovi cinesi (pare esercitato). Il Vaticano ha sempre mostrato tutta la sua disponibilità ad aprire relazioni diplomatiche con Pechino ma senza interrompere i rapporti con Taiwan. Un’offerta inaccettabile per la Cina. Una visita in Cina era tra i grandi desideri, mai esauditi di Francesco.
22 aprile 2025, 11:42 – modifica il 22 aprile 2025 | 11:42
© RIPRODUZIONE RISERVATA
22 aprile 2025, 11:42 – modifica il 22 aprile 2025 | 11:42
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