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Fordow, la «montagna sacra» che nasconde il nucleare iraniano attaccata da Israele: cosa c’è a 90-100 metri di profondità

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La chiave è protetta dalla «montagna sacra», il sito nucleare di Fordow. È all’interno di questo gigantesco bunker che l’Iran ha installato una parte delle centrifughe necessarie per arricchire l’uranio. Un obiettivo duro anche per l’aviazione israeliana in grado per ora solo di «graffiare» l’esterno di un impianto fondamentale. 

LA GUERRA TRA ISRAELE E IRAN, IN DIRETTA

La Repubblica islamica, fin dai primi giorni della sua esistenza, ha seguito con attenzione quanto accadeva in Medio Oriente. Tenendo conto delle proprie esperienze, sempre difficili, e di quelle dei vicini. Per otto anni ha guerreggiato con l’Iraq, usando anche i missili terra-terra, strumento bellico oggi irrinunciabile. In quello stesso periodo è stata testimone del raid israeliano sul reattore nucleare iracheno di Osirak, primo atto di contro-proliferazione messo in atto da Tel Aviv. Ed ha compreso che se avesse voluto sviluppare il settore atomico avrebbe dovuto pensare come proteggerlo

Da qui il piano di strutture nel sottosuolo, in grado di incassare colpi, come Fordow e più di recente a Kolan Gaz, a sud di Natanz. 

La costruzione del «laboratorio» è iniziata nel periodo 2006-2007 mentre il regime ne ha riconosciuto l’esistenza solo nel 2009. La scelta del luogo è stata determinata dalle caratteristiche della zona montuosa perfetta per essere utilizzata come «rifugio». Secondo alcuni c’è anche un risvolto simbolico: la regione di Fordow ha avuto un’alta percentuale di «martiri» nel conflitto con le truppe di Saddam Hussein e non è molto distante dalla città santa di Qom, faro della religione sciita. 

Naturalmente questo secondo punto è irrilevante rispetto alle esigenze di sicurezza e al valore della ricerca scientifica in un campo strategico. L’impianto sarebbe composto da una serie di spazi, molto ampi, dove sono stati sistemati gli equipaggiamenti. 

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Un rapporto del RUSI britannico stima che siano ad una profondità di 90-100 metri, un livello sufficiente per resistere ad uno strike da parte israeliana. 

L’aviazione dispone di ordigni anti-bunker, ne ha usati molti per eliminare i capi dell’Hezbollah ospitati in gallerie ricavate sotto i palazzi ma non ha in dotazione le GBU 57A messe a punto dal Pentagono, bombe sganciabili dai bombardieri B 2. 

Infatti, in questi giorni osservatori e diplomatici hanno ribadito ai media: solo con un intervento americano è possibile danneggiare Fordow e non è neppure certo che basti. 

Sono state formulate varie ipotesi tenendo conto degli strati di cemento, terra e altro materiale impiegato dagli operai per trasformare il “centro” in una fortezza. Con margini di dubbio legati alla mancanza di dati precisi. Le difese interne sono accompagnate da contromisure attorno al perimetro per sventare attacchi da parte di commandos. 

Mesi fa, una ricostruzione apparsa sul New York Times dedicata ai piani dell’Idf non escludeva un intervento di forze speciali dopo uno strike, un’alternativa per sopperire alla mancanza di bombe sufficientemente potenti. E un’azione delle truppe d’élite israeliane in Siria, a marzo, con l’incursione nella fabbrica di missili sotterranea di Maysaf è stata interpretata da alcuni anche come una prova pensando all’Iran. 

Prevedibile che i pasdaran abbiano aumentato il numero di uomini per rendere troppo rischiosa un’operazione del nemico ma anche un semplice sabotaggio, l’altra via scelta da Mossad per causare danni a Natanz. 

Solo che alcune carte le puoi giocare una volta, l’avversario impara la lezione, anche se proprio gli ultimi episodi dimostrano che a Teheran qualcuno non ha svolto fino in fondo il proprio compito tra errori e sottovalutazione. Le informazioni, in questi frangenti, possono rappresentare dei diversivi, tanto più su una crisi infinita, con scenari a ripetizione ma anche un quadro diventato sempre più instabile.

16 giugno 2025 ( modifica il 16 giugno 2025 | 13:15)

16 giugno 2025 ( modifica il 16 giugno 2025 | 13:15)

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