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Flotilla, nel Patriarcato di Gerusalemme c’è fiducia nella mediazione: «Si può ancora lavorare»

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Nel Patriarcato latino di Gerusalemme spiegano che «si può ancora lavorare» per fare arrivare gli aiuti trasportati da Flotilla alla gente di Gaza, al cardinale Pierbattista Pizzaballa era stato chiesto di risolvere la situazione e il patriarca si è reso disponibile da giorni, il corridoio umanitario da Cipro a Gaza c’è ed è già rodato.

Il problema è che le posizioni si sono irrigidite, tra sostenitori e critici della missione condotta da 51 barche di 44 Paesi. Non a caso la Cei aveva fatto sapere l’altro giorno, con una nota ufficiale, che «si è trattato di un intervento del cardinale presidente Matteo Zuppi verso il Patriarcato di Gerusalemme per facilitare l’arrivo degli aiuti umanitari a Gaza». Come a sottolineare che il tentativo di mediazione non aveva etichette politiche né si poteva ridurre a una proposta del governo italiano che pure ha sostenuto l’iniziativa con il ministro degli Esteri Tajani.

Chi ha lavorato in questi giorni alla mediazione fa capire che, all’inizio, almeno una parte dei volontari di Flotilla era pronta a valutare l’alternativa, anche perché raggiungere la costa di Gaza è impossibile e comporta rischi enormi, «non c’è bisogno di altro sangue». Polemiche, questioni di principio. 

Eppure, in una situazione che appare disperata, il realismo della Chiesa, sostenuto dall’appello super partes di Mattarella, guarda anzitutto ai passi concreti: «Non bisogna correre troppo presto a parlare di pace, bisogna creare le condizioni per la pace e non è facile quando ogni giorno ci sono le bombe che ammazzano decine di persone, quando la fame ne attanaglia migliaia», ha spiegato giovedì sera Pizzaballa, collegato in video con la cattedrale di Verona. 

Del resto, se il problema è fare arrivare gli aiuti a Gaza, il sistema c’è. Non è il migliore, si chiarisce: è l’unico, al momento. Si chiama «meccanismo UN2720» ed è coordinato da Cipro, dalla piattaforma Amalthea e dall’Onu.
Gli aiuti vengono imbarcati a Cipro, raggiungono il porto israeliano di Ashdod e da lì sono trasportati nella Striscia. Ha contribuito anche l’Italia, fornendo tra l’altro un grande metal detector per controllare le merci. 

Il sistema è rodato e tra chi è pronto a «dare una mano» c’è la confederazione delle Misericordie d’Italia, la più antica associazione di volontariato del Paese, nata a Firenze nel 1244: 850 confraternite, centomila volontari, 670 mila soci. Dal 2021 è presieduta da Domenico Giani, per tredici anni comandante della Gendarmeria vaticana, il responsabile della sicurezza di Benedetto XVI e di Francesco. 

Attraverso quel corridoio, negli ultimi mesi, le Misericordie hanno già trasportato dall’Italia ottanta tonnellate di aiuti.


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26 settembre 2025

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