
Uno parla (finalmente) da candidato del campo progressista. L’altro torna nelle vesti di papabile sindaco di Salerno. Protagonisti indiscussi della più avvincente telenovela politica degli ultimi anni, dopo l’incontro a Palazzo Santa Lucia, Roberto Fico e Vincenzo De Luca è come se lentamente si stiano rassegnando all’idea di essere alleati. E di avere ruoli diversi. Uno uscirà il 24 novembre da Palazzo Santa Lucia, l’altro tenterà di entrarci.
«Sono sicuro che vinceremo», dice Fico durante il primo vero comizio a Castellammare di Stabia. «Abbiamo una coalizione forte e un progetto serio», prosegue. E snocciola anche le prime promesse: il finanziamento per il ripascimento delle spiagge (pubbliche) da San Giovanni a Castellammare, quello per la nuova funivia del Faito. E l’acqua pubblica. Sua battaglia della primissima ora, quando il Movimento 5 Stelle non esisteva neanche, in antitesi al progetto deluchiano.
Fa gli onori di casa Luigi Vicinanza, sindaco stabiese del campo più largo della provincia. Dal Pd ai 5 Stelle ad Azione. Tant’è che l’ex presidente della Camera scherza: «Intanto abbiamo trovato il nome per le elezioni del 2027 sarà: campo stabiese». Accanto il primo supporter, Gaetano Manfredi. È proprio lui a strappare a Fico la promessa della funivia. Non c’è una pace reale tra governatore uscente e candidato. Ma una convivenza forzata sì. I fronti aperti restano in piedi. Cominciando dalla lista «A testa Alta» e quel «Con De Luca» che deve scomparire. Fico glissa: «Non parlerò di simboli in questo momento». Il pentastellato non fatica ad ammettere che quello con De Luca è stato un incontro «costruttivo» ma ammette: «Su alcune tematiche siamo in disaccordo». Per esempio? «È ovvio che ci siano differenze, come anche le polemiche». E poi aggiunge: «Dobbiamo lavorare sulla Circumvesuviana». E il Faro? «Vedremo, un pezzo alla volta».
De Luca continua a parlare di continuità: «L’importante è che si concordi sulle cose da fare. Noi abbiamo dieci anni di un lavoro straordinario che deve essere completato, ovviamente. Bisogna dare continuità e fare anche cose nuove, ma partendo da questo lavoro». E cioé completare «i dieci ospedali che sono in corso di realizzazione», il piano per l’autonomia idrica, il nuovo asse di collegamento della Tangenziale con l’area ospedaliera dei Colli «per evitare di congestionare la città di Napoli», il progetto Afragola-Stazione Centrale dell’Alta velocità e il lavoro del trasporto pubblico locale, che «abbiamo risolto al 95%», ma, ammette, «c’è ancora la criticità della Circumvesuviana». E pure su questo quindi sono incredibilmente d’accordo. Un mite De Luca chiude: «Chi verrà sarà pure fortunato perché deve solo vedere il completamento delle cose messe in campo. Poi c’è sempre da migliorare».
Fico invece: «È stato giusto incontrare De Luca ed è stato giusto farlo in una sede istituzionale». Ma il candidato è lui: «La mia non sarà una campagna elettorale di grandi piazze e comizi che pure faremo. Ma più intima, di ascolto. Un pezzo importante è chiedere di andare a votare. Non possiamo permetterci una partecipazione al di sotto del 50 per cento. Dobbiamo essere più in connessione con il paese. Credo profondamente nelle istituzioni democratiche. Il servizio è fondamentale. Noi siamo al servizio delle istituzioni e dei cittadini per un tempo limitato». E chiarisce subito: «Io non uso la parola governo della Regione. Io, se eletto, sarò presidente di una giunta regionale». Rilancia ancora su «legalità e etica pubblica, concetti per me fondamentali».
Stamane presenterà la lista «Roberto Fico presidente» con tanta «società civile». «Siamo forti e coesi, sono sicuro che vinceremo». Ma chi pensa che De Luca vada ai giardinetti ha sbagliato tutto. Neanche il tempo di chiudere un capitolo, il governatore ne apre subito un altro. E nella sua Salerno: «Per la sicurezza credo che dobbiamo riprendere in mano la città perché c’è un po’ di sbracamento, un po’ di carnevale che deve essere ricondotto nei limiti di comportamenti civili. Andrò davanti la chiesa del Carmine perché ho visto che si è creato un piccolo accampamento di gente che dà fastidio e dà vita a risse e aggressioni. Andrò a fare una verifica sul campo». E già tutti tornano a chiamarlo «sindaco».
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15 ottobre 2025 ( modifica il 15 ottobre 2025 | 08:00)
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