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Euro digitale, stablecoin e crtipto: un futuro in tasca, più scelta, più efficienza e minori costi

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Nato in Togo e cresciuto in Cina, dove suo padre era ambasciatore, Kokou Agbo-Bloua, 47 anni, parla mandarino, inglese e francese. Cintura nera di karate, applica la disciplina delle arti marziali al lavoro di Head of Economics, Cross-Asset & Quant Research in Société Générale, dove guida un team di cento economisti e analisti. Una delle sue citazioni preferite è del «filosofo» Mike Tyson: «Tutti hanno un piano finché non prendono un pugno in faccia», che usa riferendosi alla geopolitica ed alle forti oscillazioni nei prezzi degli asset di quest’anno.

Qual è oggi il rischio più grande sui mercati globali?
«Mi viene in mente il discorso di Roosevelt nel 1933: “La paura più grande è la paura stessa”. Quando si è in preda al panico, si smette di ragionare sul rischio».

Eppure, i rischi reali non mancano…
«Certo. Guerre, geopolitica, instabilità. Ma i prezzi degli asset raccontano una storia diversa. È il concetto di “anti-fragilità” di Nassim Taleb: un sistema esposto a stress diventa più forte, come le ossa o il sistema immunitario. Dopo anni di scosse — dai tweet di Trump ai conflitti — i mercati hanno imparato a reagire con meno panico e più velocità. Elaborano i rischi in tempo reale e li prezzano meglio di quanto abbiano mai fatto».

Parliamo dell’Europa. Lei evoca un Rinascimento europeo, ma il quadro sembra fragile…
«È vero: la Francia è in stallo politico, la Germania ha annunciato un piano monstre di investimenti ma non sappiamo se sarà implementato. In una nostra conferenza recente abbiamo discusso del Make Europe Great Again. L’Europa vive una crisi esistenziale. I Paesi europei erano grandi in un mondo piccolo 50 anni fa, oggi sono piccoli in un mondo grande. È la terza generazione che rischia di dissipare la ricchezza creata dalle precedenti. Come dice un proverbio cinese: “La prima generazione crea ricchezza, la seconda la eredita, la terza la dissipa”. La Cina potrebbe essere tornata ad essere la prima generazione dopo 5000 anni di storia; gli Stati Uniti potrebbero essere la seconda e l’Europa la terza se non verranno prese decisioni coraggiose».

Che prospettiva vede?
«I report di Letta e Draghi sono chiari: serve più integrazione. Von der Leyen ha citato il 2028 come possibile scadenza per un’unione dei mercati dei capitali e del risparmio, un nuovo momento Jacques Delors. Ma allora l’Europa era composta da 12 Paesi; oggi sono 27, con forti resistenze dei campioni nazionali. Se vogliamo competere, però, dobbiamo creare più integrazione. Oggi, quel senso di necessità potrebbe non essere così diffuso».

Quale crisi potrebbe spingere al cambiamento?
«Forse servirà uno choc diretto, come droni che penetrano sempre di più sullo spazio aereo europeo, per risvegliare la coscienza collettiva. Nel 1992, molti leader avevano vissuto la guerra e sentivano l’urgenza dell’integrazione. Oggi quel senso di necessità si è perso».

Usa una metafora cosmica per descrivere l’Europa…
«Il sole non esplode perché due forze si equilibrano: la gravità e la radiazione termonucleare della fusione. La gravità dell’Europa è la spinta verso l’unità; la radiazione sono le spinte centrifughe nazionali. Finché queste forze si equivalgono, restiamo in stallo».

E il 28° regime proposto da Letta?
«È un’idea brillante: consentire alle imprese di operare sotto un regime europeo volontario, mantenendo parte dell’identità nazionale ma con regole comuni. Potrebbe essere un modo pragmatico per avanzare».

Dove si trovano oggi le migliori opportunità di investimento?
«Gli Stati Uniti restano interessanti per l’Ai e i data center, cuore della quarta rivoluzione industriale. Anche in Europa ci sono nicchie — difesa, digitalizzazione, infrastrutture — che beneficeranno dei nuovi investimenti. Il problema è la minore redditività rispetto agli Usa: troppa regolamentazione, meno innovazione. Ma i settori finanziari e della difesa restano promettenti».

Parliamo di stablecoin: perché sono una rivoluzione?
«Occorre distinguere tra cripto asset come bitcoin, riserve di valore digitali, e stablecoin, valute digitali ancorate a una moneta fiat. Dietro ogni stablecoin ci sono Treasury o euro. Consentono di comprare e vendere asset tokenizzati riducendo in modo significativo i costi di transazione. È una rivoluzione potenziale nei pagamenti e nel settlement finanziario».

È una minaccia per le banche?
«In parte sì. Le stablecoin possono eliminare l’intermediario, rendono i trasferimenti più rapidi ed economici. Il nodo resta la fiducia e la governance: chi garantisce che siano davvero coperte da riserve reali? Per questo servono regolamentazioni come MiCA in Europa o Genius negli Stati Uniti, che impongono trasparenza e prove di riserva».

Société Générale ha lanciato la sua stablecoin…
«Sì, attraverso SG Forge, la nostra piattaforma cripto, abbiamo emesso la Coin-vertible in euro e dollari. È parte della strategia per connettere la finanza tradizionale e quella decentralizzata, DeFi e TradFi, in un’unica infrastruttura».

E l’euro digitale?
«La Bce lo sta spingendo con forza. L’euro digitale convivrà con le stablecoin private: potremo scegliere tra valute della banca centrale o token emessi da istituzioni regolamentate. Sarà un ecosistema ibrido in cui cittadini e imprese potranno muoversi tra finanza tradizionale e blockchain».

Come cambierà la nostra idea di denaro?
«Avremo portafogli multi-valuta: stablecoin per le transazioni quotidiane, euro digitali per i pagamenti ufficiali, e cripto asset come riserva di valore. Significa più scelta, più efficienza e minori costi».

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4 novembre 2025

4 novembre 2025

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