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Enzo Ghigo: «Berlusconi mi voleva ministro, ma al governo andò Galan. La svolta con il cinema»

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In oltre trent’anni di vita politica mi sono ritrovato in molte situazioni diverse, piacevoli e non, ma quella in cui rimasi veramente male fu quando non venni nominato ministro nel governo Berlusconi. Dopo la caduta del governo Prodi II nel 2008, al termine della XV legislatura in cui ero stato senatore d’opposizione, ci furono le elezioni e fu Berlusconi a indicarmi capolista al Senato in Piemonte. Il centro destra vinse le elezioni e, contando sul fatto che all’epoca ero anche coordinatore regionale, ero fiducioso di poter ricoprire un ruolo in un dicastero, poiché avevo maturato un’esperienza decennale come Presidente della Regione ed ero stato Presidente della conferenza dei Presidenti per cinque anni. Inoltre, ritenevo che nell’ambito di quel Governo ci dovesse essere un riconoscimento politico del Piemonte per quello che la nostra regione rappresentava sul piano economico e sociale.

Ma mi sbagliai e quando venne presentata la lista dei ministri, il mio nome non c’era. Si trattò quindi per me di una grande e inaspettata delusione. Venni contattato successivamente da alcuni ministri che mi chiesero di ricoprire il ruolo di sottosegretario, ma per la delusione di non essere stato designato come ministro, declinai l’offerta, forse sbagliando.
Durante quella legislatura ci fu anche un cambio al Ministero dell’Agricoltura e, lo ammetto, mi illusi di poter essere preso in considerazione per quel ruolo, ma alla fine venne scelto Galan, e la storia si concluse lì.

Quell’esperienza mi procurò, come detto, una forte delusione. Tanto che, nel 2013, al termine di quella legislatura, decisi di chiudere la mia esperienza politica. Feci una scelta netta e chiara, anche se, come coordinatore regionale, avevo la certezza di essere ricandidato per la legislatura successiva. La mia esperienza politica, iniziata nel 1994, si concluse allora.
Con un solo rimpianto, e forse questa è l’occasione per raccontarlo: non quello di aver lasciato la politica attiva, ma il modo in cui lo comunicai a Berlusconi. Invece di andare da lui di persona, gli scrissi una lettera. Lo feci per due motivi. 

Il primo era per comunicargli la mia decisione: lasciare la politica, pur rimanendo leale a Forza Italia, senza passare ad altri partiti. Il secondo motivo — ed è questo il vero rimpianto — è legato alla convinzione che, se fossi andato da Berlusconi di persona, lui mi avrebbe fatto cambiare idea. E io non volevo cambiare idea. Fu un gesto che, quasi sicuramente, non rifarei. So che Berlusconi ci rimase male. Una delle sue grandi qualità era quella di non portare rancore, ma so che si sentì colpito dalla mia decisione. Negli anni successivi abbiamo avuto modo di parlarne e mi ha detto che c’erano ancora opportunità per me. Mi viene quindi da dire che andò così e quindi va bene. 

Poi, nel 2019, il Presidente Cirio mi offri l’opportunità di ricoprire un incarico e siccome ho sempre avuto una grande passione per il cinema, ho accettato volentieri di diventare presidente del Museo Nazionale del Cinema. Un altro modo per rendere un servizio alla città e alla regione che amo. 

*Presidente del Museo Nazionale del Cinema 


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4 agosto 2025 ( modifica il 4 agosto 2025 | 05:18)

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