
L’encefalopatia traumatica cronica (CTE), la sindrome causata da una serie di commozioni cerebrali che Shane Dave Tamura, l’omicida-suicida di Park Avenue, riteneva gli avesse provocato guai seri di salute mentale, può essere formalmente diagnosticata solo con un’autopsia.
I sintomi
Da molti anni si discute negli Stati Uniti sul fatto che le ripetute commozioni cerebrali (colpi o scuotimenti violenti che possono momentaneamente alterare le strutture nervose che controllano le funzioni cerebrali) subite dai giocatori di football americano nel corso della loro carriera professionistica possano provocare gravi problemi al cervello. In particolare, possono causare può portare a un deficit di attenzione, demenza, disorientamento, perdita di memoria, depressione, difficoltà nel linguaggio, alterazione della personalità. La Lega Football Usa solo nel 2016 ha ammesso il nesso tra trauma cranico e danni al cervello.
Prestazioni cognitive limitate
Uno studio pubblicato su Archives of Clinical Neuropsychology ha evidenziato che i giocatori della NFL (National Football Legue, la più grande lega professionistica al mondo di football americano) che hanno manifestato sintomi di commozione cerebrale in carriera hanno mostrato prestazioni cognitive ridotte rispetto alla popolazione generale decenni dopo il loro ritiro. Il lavoro si unisce a un’altra ricerca pubblicata sul Journal of Neurotrauma che ha concluso come sperimentare anche solo tre o più commozioni cerebrali, anche lievi, può portare a problemi cognitivi decenni dopo. E una sola commozione cerebrale da moderata a grave (subita in incidenti automobilistici, lesioni da contatto, traumi sportivi) ha avuto un impatto a lungo termine sulla funzione cerebrale, inclusi problemi di memoria. Questo lavoro non ha coinvolto giocatori di football americano ma popolazione generale (oltre 15 mila) tra i 50 e i 90 anni. La ricercatrice che ha condotto lo studio, Vanessa Raymont dell’Università di Oxford ha spiegato: «Più volte fai male al tuo cervello nel corso della vita, peggiore potrebbero essere le tue funzioni cerebrali con l’avanzare dell’età».
Il confronto tra ex giocatori e non giocatori
Degli oltre 350 ex giocatori della National Football League (NFL) che sono stati studiati nel primo lavoro citato per una media di 29 anni dopo la fine della loro carriera, quelli che hanno riferito di aver avuto sintomi di commozione cerebrale hanno ottenuto punteggi peggiori nelle valutazioni della memoria episodica, nella durata dell’attenzione, nella velocità di elaborazione e nel vocabolario. L’analisi di follow up ha confrontato gli ex giocatori con oltre 5.000 volontari maschi nella popolazione generale che non giocavano a football in modo professionistico. È emerso che le prestazioni cognitive risultavano peggiori per gli ex giocatori rispetto ai non giocatori. Mentre gli ex giocatori più giovani hanno superato i non giocatori in alcuni test, i giocatori più anziani ormai in pensione hanno ottenuto risultati peggiori nei compiti cognitivi rispetto al gruppo di controllo. I deficit cognitivi più comuni sono problemi di attenzione, capacità di portare a termine compiti complessi , organizzare pensieri e attività in modo efficiente. Secondo i ricercatori questi risultati aggiungono ulteriori prove dell’impatto che una carriera calcistica professionistica può avere sull’accelerazione dell’invecchiamento cognitivo.
Un pericolo per tutti gli sport da contatto
Si ritiene che la CTE sia causata da ripetute lesioni alla testa: i colpi scuotono il cervello che sbatte contro il cranio e i tessuti vengono danneggiati. Numerosissimi studi post mortem hanno dimostrato che le persone che praticano regolarmente sport da contatto, quindi non solo il football americano, ma anche calcio, boxe, rugby e hockey su ghiaccio hanno più probabilità di sviluppare la patologia. E il problema non riguarda solo gli atleti professionisti, ma anche ragazzi che praticano lo sport a livello amatoriale come ha evidenziato uno studio pubblicato su Jama Neurology.
30 luglio 2025
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