
In Piemonte il tasso di occupazione è cresciuto dal 67,1% al 69%, mentre la disoccupazione è scesa dal 6,2% al 5,4%. Anche gli inattivi calano, passando dal 28,4% al 27%. È la fotografia che emerge dal rendiconto sociale dell’Inps presentato ieri, alla presenza di Elsa Fornero. L’ex ministra ha invitato però a leggere i numeri con cautela: «Senza eccessivo entusiasmo. Il percorso da compiere è lungo».
Come interpreta il quadro piemontese?
«In Piemonte c’è spazio per incrementare l’occupazione, soprattutto tra donne e giovani. La ricchezza nasce dal lavoro. Ora aumentano gli occupati ed è positivo, ma bisogna sempre interrogarsi sulla qualità del lavoro».
L’occupazione sale leggermente, ma rispetto al 2023 calano sia i contratti a tempo indeterminato (da 91.247 a 81.627) che quelli a termine (da 131.894 a 126.582)…
«La produttività di questa nuova occupazione è più bassa. I settori cambiano, oggi la regione conta meno industria e più servizi, che sono spesso più poveri. L’industria paga salari mediamente più alti, ma stiamo assistendo a una deindustrializzazione del Piemonte, nonostante il peso ancora forte della manifattura. Lo vediamo bene nell’automotive e dall’uso della cassa integrazione».
I dati Inapp stimano un calo del 34% della popolazione in età lavorativa entro il 2060 e 6 milioni di lavoratori in uscita entro il 2035. Avremo più pensionati che lavoratori?
«Dobbiamo prendere coscienza che i cambiamenti demografici sono un nodo da affrontare. L’aspettativa di vita cresce, mentre il tasso di fertilità in Italia resta tra i più bassi in Europa, insieme a Romania e Grecia. Lo scenario non è positivo».
Come intervenire?
«Con politiche che possano incidere positivamente sul quadro demografico ma senza tornare indietro su decisioni già prese che possono cercare di contenere la spesa rispetto a ciò che la transizione demografica comporta. Se gli anziani sono di più, allora è chiaro che la spesa pensionistica aumenta. Ma se la si aumenta artificiosamente abbassando l’età di pensionamento, vuol dire che la si aumenta oltre a quanto già implicito nell’invecchiamento».
Il sottosegretario al lavoro Durigon (Lega) propone di trasformare il Tfr in rendita mensile per anticipare la pensione. Che ne pensa?
«Il Tfr è ricchezza dei lavoratori. Spetta a loro decidere se tenerlo, incassarlo in un’unica soluzione o trasformarlo in pensione. Non è un regalo della politica: non trovo giusto destinarlo a finanziare forzatamente un anticipo pensionistico»
E della proposta Bucalo di pensione anticipata a 60 anni per il personale scolastico con riscatto agevolato della laurea a 900 euro?
«Non sono d’accordo. Si crea una disparità con chi ha già riscattato la laurea a condizioni più onerose. Inoltre, resta la logica sbagliata di cercare scorciatoie per anticipare il pensionamento. Tenere in attività persone non più giovani ma ancora in grado di lavorare non toglie lavoro ai giovani: lo abbiamo già visto con Quota 100. Piuttosto servirebbe un approccio aperto nei confronti dell’immigrazione».
L’unica salvezza?
«Abbiamo bisogno dell’immigrazione, ma anche di politiche che favoriscano la natalità. Resta centrale la condizione delle donne, le cui pensioni sono mediamente la metà di quelle maschili».
Salvini aveva promesso di smantellare la legge Fornero…
«Adesso fa finta di nulla. È molto impegnato con il ponte, ma di promesse non mantenute ne ha fatte tante. E mi stupisce che abbia ancora credibilità politica».
Ha definito «vomitevole» il linguaggio di Vannacci, dicendo di vergognarsi di avere un simile rappresentante in Europa. Peggio di Salvini?
«Non so chi sia il maestro e chi l’allievo, ma li reputo pessimi entrambi».
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26 settembre 2025 ( modifica il 26 settembre 2025 | 07:27)
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