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Elkann versa 175 milioni al fisco (con un programma di recupero e lavori di pubblica utilità)

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Non è la prima volta che a Torino bussano gli esattori del fisco. Il 18 febbraio 2022 il gruppo Agnelli aveva pagato al fisco quasi un miliardo di euro (949 milioni) per chiudere un contenzioso relativo alla ri-domiciliazione in Olanda del 2016: 746 milioni per Exor e 203 milioni per la ex accomandita Giovanni Agnelli. Una decisione «per evitare un lungo e costoso contenzioso», ma nella convinzione «di avere sempre agito correttamente secondo le regole». Tecnicamente si era trattato di un accertamento con adesione, uno fra i più consistenti in Italia, secondo dopo quello con Kering da 1,2 miliardi avvenuto nel 2019. A febbraio scorso la saga col Fisco degli Elkann-Agnelli si era arricchita di un nuovo capitolo, con l’Agenzia delle Entrate che aveva riscosso poco meno di 10 milioni dai fratelli Elkann a seguito della notifica di un verbale (ne avevamo scritto qui).

La sanatoria per l’eredità Agnelli

Stavolta l’importo è minore, ma riguarda direttamente John Elkann, il nipote dell’Avvocato e presidente di Stellantis, che starebbe sanando circa 175 milioni di euro all’Agenzia delle Entrate per l’eredità Agnelli: tra imposte e tasse evase e le relative sanzioni. A riportare la notizia il Fatto Quotidiano e anche il Corriere della Sera ha trovato conferma. Un portavoce dei fratelli Elkann conferma che «John, Lapo e Ginevra Elkann – con l’obiettivo di chiudere rapidamente e definitivamente una vicenda dolorosa sul piano personale e familiare – hanno raggiunto una definizione complessiva con l’Agenzia delle Entrate delle potenziali controversie attinenti agli oneri tributari su di essi potenzialmente gravanti quali eredi di Donna Marella Agnelli. Tale definizione è stata conclusa senza alcuna ammissione neppure tacita o parziale della fondatezza delle contestazioni inizialmente ipotizzate. Inoltre sono in atto interlocuzioni con la Procura della Repubblica di Torino, il cui esito non è al momento definito». 

Il maxi-importo

La cifra è quella che gli contesta la Procura torinese che lo ha indagato nel febbraio 2024 per truffa ai danni dello Stato ed evasione fiscale, assieme ai fratelli Lapo e Ginevra. I magistrati per questo hanno anche disposto un decreto di sequestro preventivo, convalidato dal gip, per 74,8 milioni di euro. Nell’indagine sono coinvolti anche il commercialista torinese Gianluca Ferrero e il notaio svizzero Urs von Grünigen. «Oltre 110 milioni, per le evasioni fiscali, sarebbero già stati versati, grazie alle garanzie di istituti bancari nazionali ed esteri, mentre nelle prossime settimane dovrebbe essere la volta del “saldo” finale, relativo al mancato pagamento della tassa di successione», aggiunge il Fatto.

L’oggetto della contestazione

La circostanza è legata agli sviluppi delle indagini della Procura di Torino sulla gestione dell’eredità Agnelli e, in particolare, a un presunta violazione fiscale sul vitalizio percepito da Marella Caracciolo, vedova dell’Avvocato e nonna dei tre Elkann: John, Lapo e Ginevra. Un’inchiesta che ruota attorno agli «artifizi» che sarebbero stati messi in atto per costruire (almeno dal 2010) una falsa residenza in Svizzera di Marella Caracciolo, vedova di Gianni Agnelli e nonna dei tre Elkann, scomparsa il 23 febbraio 2019. Artifizi e raggiri al fine di non pagare, sostiene la Procura torinese, la tassa di successione in Italia e anche di sottrarre quell’eredità alla madre: Margherita Agnelli de Pahlen.

L’ipotesi di ravvedimento operoso

Siamo dunque di fronte ad una sorta di «ravvedimento operoso» che riguarda due anni di vitalizio percepito da Marella Caracciolo e pagato dalla figlia Margherita Agnelli sulla base del patto successorio firmato oltre 20 anni fa. Il patto è uno dei documenti chiave dell’eredità Agnelli che la madre degli Elkann vuole azzerare. La cifra mensile era di quasi 600mila euro e la mancata dichiarazione dell’importo è stata contestata dalla Gdf ai tre fratelli eredi di Marella Caracciolo. 

La richiesta di messa alla prova

La scelta degli Elkann potrebbe far parte di una “strategia”: sistemare le partite fiscali dando un segnale di apertura. I legali di Elkann starebbero dunque per presentare al giudice delle indagini preliminari una richiesta di «messa alla prova». «Secondo un programma “riparatorio” e di lavori di “pubblica utilità” legati all’assistenza di soggetti deboli o in strutture socio-sanitarie oppure di protezione civile», riporta il Fatto. Un impegno che dovrebbe durare almeno un anno: il procedimento sarà sospeso e, se al termine di quel periodo Elkann avrà concluso positivamente il percorso indicato dal gip, il reato si estinguerà.

Il precedente delle società estere

Tutto ciò rimanda, per analogia, alla vecchia storia delle società estere dell’avvocato che nel 2010 costò 100 milioni di euro alle eredi (la moglie Marella Caracciolo e la figlia Margherita) e all’allora accomandita Agnelli dopo una transazione con l’Agenzia delle Entrate. Un altro successo per le casse dello Stato che recuperava soldi sottratti agli obblighi fiscali.

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13 luglio 2025 ( modifica il 13 luglio 2025 | 12:06)

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