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Elezioni regionali in Veneto, ipotesi election day a fine ottobre: vertice a Roma per scegliere i candidati del centrodestra

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«Zaia fissi la data delle elezioni, basta giochi di potere» tuona Andrea Martella, segretario regionale del Pd. Ma lo scenario che sta prendendo corpo, giorno dopo giorno, è quella di un election day a fine ottobre per le cinque regioni al voto: Veneto, Toscana, Marche, Campania e Puglia (più la Valle d’Aosta). Per due ordini di motivi: contenere i costi ma anche, politicamente, minimizzare l’impatto mediatico di uno stillicidio in ordine sparso data la profonda incertezza in più d’una regione. A partire dalle Marche, unica già governata da FdI con l’uscente Francesco Acquaroli dato in lieve svantaggio sullo sfidante dem Matteo Ricci. E allora a palazzo Balbi ci si guarda bene dall’indicare una data che potrebbe essere smentita a stretto giro da una convocazione unica per le regioni coinvolte. Per contro, nell’ultimo bollettino regionale si dà conto delle intese (già rodate nelle scorse tornate elettorali) con le prefetture e la presidenza del consiglio regionale per gli aspetti operativi.

Il pressing del Pd

Mentre si attende una parola definitiva sull’ipotetico election day, il Pd, che ha appena schierato come candidato Giovanni Manildo, insiste col pressing. Martella attacca: «Persino nella Lega si moltiplicano ormai le voci che chiedono una cosa semplice e ragionevole: fissare la data». Sabato 12 luglio le agenzie di stampa annunciavano il tanto atteso vertice nazionale per la scelta dei candidati del centrodestra «entro la fine della prossima settimana» dicono «diverse fonti di maggioranza». Manca ancora una data precisa ma si ipotizza che la premier Giorgia Meloni, i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani e il capo politico di Noi moderati Maurizio Lupi si incontreranno fra mercoledì e venerdì e comunque da mercoledì in poi quando Tajani rientrerà da una missione negli Stati Uniti.

L’affaire Tosi

Un vertice che potrebbe azzerare mesi di lotte fratricide anche in Veneto con tanto di paventati strappi e corse in solitaria della Lega. Più probabile che si trovi una quadra tanto repentina quanto attesa. Sabato, intanto, sui social dei vertici leghisti ha tenuto banco l’affaire Tosi. Il coordinatore regionale di Forza Italia «reo» di aver attaccato la giunta Zaia sui conti della Pedemontana e sulle liste d’attesa. Dichiarazioni seguite da una raffica di comunicati delle due assessore competenti, la vice presidente Elisa De Berti e la titolare della Sanità Manuela Lanzarin. E De Berti ha poi vinto la proverbiale ritrosia a parlare di politica attaccando frontalmente, dalle pagine del Corriere del Veneto, il conterraneo Tosi. E sui social fioccano i commenti.

Il futuro di Zaia

E poi c’è il consigliere regionale Giulio Centenaro che fa sintesi: «Bisogna distinguere tra le parole inopportune e inappropriate dell’attuale segretario e la base di FI che auspica unità del centrodestra. Quindi avanti con il centrodestra unito e con un candidato presidente leghista».
L’analisi sembra calzante: obiettivo della Liga più pragmatica, che afferisce al segretario Alberto Stefani, è portare a casa il candidato. Perché mettere in discussione la coalizione avrebbe effetti devastanti data la crisi di consensi di un partito dato all’8%. E, peraltro, porrebbe una seria ipoteca, dicono i colonnelli, anche sul futuro di Luca Zaia in cui ci sarebbe, dal 2027, un posto da ministro ma senza escludere un ruolo più istituzionale e prestigioso come quello attualmente ricoperto dal veronese Lorenzo Fontana: presidente della Camera


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14 luglio 2025

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