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Elezioni regionali in Veneto, ancora stallo sul candidato del centrodestra: i leader parlano solo di Autonomia

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Qualcuno dice che la fumata nera era inevitabile. Qualcuno dice che il prossimo incontro potrebbe essere quello buono. Quando? Forse la prossima settimana. Il dato di fatto è che mercoledì, a Palazzo Chigi, al tavolo degli azionisti di maggioranza del centrodestra, delle Regionali che tengono sotto scacco partiti e potenziali candidati ancora non si è parlato concretamente. E questo nonostante le dichiarazioni pre-vertice di Matteo Salvini, leader della Lega: «Spero che si faccia in fretta, la Lega è pronta, abbiamo già le liste. Non abbiamo preteso nessun candidato, sceglierà il tavolo. Se votano nello stesso giorno Puglia, Veneto e Campania, mi auguro che si scelgano tutti i candidati nello stesso giorno». È il calendario, sottolinea Salvini, «che ci impone di fare presto, siamo al 10 settembre, se si vota il 22 novembre non sono ragionamenti politici, ma numerici». Mercoledì pare che ci abbia provato ad aprire la parentesi Regioni, ma doveri diplomatici della premier hanno rimandato la discussione.

Le voci dello scambio Veneto-Lombardia

La fumata nera dell’incontro fra Giorgia Meloni (FdI), Antonio Tajani (FI) Salvini e Maurizio Lupi (moderati) lascia tutti in stallo: con l’accelerata del segretario leghista che ha indicato il suo vice Alberto Stefani come nome proposto dal Carroccio, e gli alleati che prendono tempo, e rimangono in lizza anche Luca De Carlo e Raffaele Speranzon di Fratelli d’Italia. Ma siccome si rincorrono le voci su uno scambio fra Veneto e Lombardia (con Salvini chiamato a decidere quale Regione cedere per far posto ai meloniani), è il suo capogruppo alla Camera Riccardo Molinari a tenere duro: «In Lombardia si vota nel 2028, in politica è un secolo. In tre anni succedono molte cose». Anche se il 10 settembre si sussurrava l’ipotesi di elezioni anticipate, assieme alle Politiche del 2027. Tornando al vertice di maggioranza, resta lo schema di massima Veneto alla Lega, Campania a FdI e Puglia a FI ma niente nomi. Tanto più che, se si voterà come pare il 23 novembre, le liste vanno presentate il 23 ottobre. Non sembra esserci ancora fretta.

A che punto è l’Autonomia

L’altro argomento sul tavolo era l’Autononomia differenziata, come testimonia la presenza a Palazzo Chigi del ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli. Si è presto trasferito in Senato per l’approvazione del ddl Montagna («Fondamentale per il futuro delle terre alte» afferma il bellunese De Carlo), ma con i leader di governo ha affrontato la legge delega per i Lep, scoglio complicato ma fondamentale. Un altro passo, per quanto burocratico, che però consentirà alla Lega di portare un documento pronto alla festa di Pontida, mostrando ai suoi che si procede, che non è tutto insabbiato a Roma. In sostanza, con il disegno di legge, il Governo si assume la responsabilità di definire finalmente i livelli essenziali delle prestazioni, tassello indispensabile per poter assegnare le materie alle Regioni. La delega riguarda istruzione, ambiente, lavoro, ricerca, trasporti, energia, beni culturali e sport. È un testo denso, di 160 pagine, con il quale il Parlamento autorizza il Governo a scrivere, entro nove mesi, uno o più decreti che stabiliscano quali prestazioni devono essere garantite e a quale livello minimo, tenendo conto delle risorse disponibili. Significa che presto arriverà in Parlamento. Passi avanti anche sulle pre-intese per le prime materie non-Lep (protezione civile, previdenza complementare integrativa, professioni e sanità) per le quattro Regioni che hanno chiesto di poterle gestire e cioè Lombardia, Veneto, Piemonte e Liguria. E il commento arriva da Lupi: «Sull’Autonomia si va avanti con i passaggi formali che si dovranno fare. Non abbiamo parlato di Regionali perché l’argomento dell’incontro era un altro».

Il sondaggio: lista Zaia oltre il 40 per cento

Spunta infine un sondaggio che riapre vecchie ferite come la Lista Zaia (a cui la Lega è interessata, ma che viene osteggiata dagli alleati FdI e FI). Ciò che emerge dal sondaggio di Demos per il Gazzettino è che il 43% degli intervistati (campione totale di 1.077 persone) la voterebbe ancora. Dati che portano i leghisti veneti ad alzare la voce. «Una fetta enorme di elettori la vuole» dice il capogruppo in Regione Alberto Villanova. E la consigliera Francesca Scatto: «Il sostegno a Zaia è bipartisan, non ci sono logiche di partito che tengano».


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11 settembre 2025

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