
«Deroghe» e «listino bloccato» sono le uniche parole scritte a penna nel cruciverba senza soluzione dell’estate elettorale Pd. Un incubo per oltre la metà della giunta regionale e molte federazioni provinciali — Massa, Carrara, Lucca, Grosseto, Chianti ed Empolese — che rischiano di rimanere fuori dal futuro Consiglio regionale.
Ma l’agitazione non risparmia nemmeno Firenze, dove la suggestione delle candidature con porte girevoli investe Palazzo Vecchio: la sindaca Sara Funaro respinge ogni ipotesi di rimpasto, così come il Pd fiorentino, pronto a convocare una direzione contro le indicazioni della segreteria regionale.
In vista del voto di ottobre i vertici toscani del Pd sono orientati a non concedere più del 10% di deroghe a chi ha già fatto due mandati: uno strumento in mano ad Emiliano Fossi «per rinnovare» ma anche far calare il sipario sulle velleità di molti big, soprattutto riformisti.
Anche per questo il Pd potrebbe decidere, per la prima volta in Toscana, di ricorrere al listino bloccato che garantisce tre eletti senza la conta delle preferenze. Una manovra sgradita a larghe fette del partito, da compiere rigorosamente all’ultima curva: in questo modo, infatti, i 15 posti dem per cui correre al voto — 7 in meno rispetto al 2020 con il campo largo — si ridurrebbero ulteriormente, accentuando i malumori. Tanto che pure uno degli strateghi della segreteria, Stefano Bruzzesi, ha preso le distanze dalla linea Fossi dopo aver a lungo svolto opera di mediazione: «Sono da giorni ritirato sulla collina…».
In caso di ricorso al listino ci sarebbe la promozione diretta di tre schleiniani: la vicesegretaria Stefania Lio per volontà politica, il consigliere uscente Iacopo Melio per garantire la corsa nel collegio fiorentino dei due nardelliani — Andrea Vannucci e Cristina Giachi — più un terzo nome, una casella da giocarsi nelle trattative dopo la mannaia delle deroghe. Anche queste saranno tre, con l’obbligo però poi di conquistarsi il Consiglio a suon di voti: quasi blindate le assessore uscenti Monia Monni e Alessandra Nardini, mentre i riformisti avrebbero fatto il nome del presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo.
In questo schema resterebbe fuori più di metà dell’attuale giunta Giani: Stefano Baccelli, Stefano Ciuoffo, Serena Spinelli, Leonardo Marras e Simone Bezzini. Tutti a fine corsa? Non è detto. Eugenio Giani potrebbe infatti rinominare almeno uno di loro: le quotazioni danno in crescita Marras a sfavore di Bezzini.
Tra i malumori manifesti, c’è quello del segretario cittadino dem Andrea Ceccarelli, che alza la voce: «Non si può immaginare di non condividere suggerimenti e scelte con gli organi territoriali eletti dai congressi, a cominciare dalla valutazione, per noi positiva, dei consiglieri regionali uscenti. Chiederò di convocare nei prossimi giorni una direzione per il contributo trasparente e plurale, oltre che doveroso, che ciascuna federazione può e deve fornire al Pd regionale».
Il riferimento è al divieto di Fossi di far deliberare e votare le federazioni sui candidati, ma anche all’ipotesi, anticipata su queste pagine, di candidare l’assessora fiorentina Laura Sparavigna e il capogruppo Luca Milani per liberare due spazi a Palazzo Vecchio per Vannucci e Giachi.
Dall’entourage della sindaca si fa sapere che «sulla giunta l’unica a decidere è Funaro», rinnovando «totale fiducia a Sparavigna e Milani, nonché pieno sostegno a Vannucci e Giachi, le cui candidature non sono in discussione». E pure la stessa Sparavigna chiarisce: «Non sono della partita: sono orgogliosa di essere in squadra con Funaro ad amministrare Firenze. Tutte le mie energie sono dedicate alla città».
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21 agosto 2025
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