
Non sarà un «effetto wow» ma l’«effetto Zaia» trascina la Lega (23,6%) a superare, seppur di un soffio, gli acerrimi alleati di Fratelli d’Italia (23,2%) arrivando quasi a raddoppiare i consensi del partito rispetto alle ultime Europee. Questo è forse uno degli elementi più interessanti emersi dal sondaggio realizzato da Ipsos per il Corriere della Sera sulle prossime elezioni regionali. La rilevazione (sulle pagine nazionali i dati approfonditi sulle intenzioni di voto) scolpisce un successo a valanga del candidato di centrodestra Alberto Stefani (62,8%) a discapito dell’alfiere del centrosinistra, Giovanni Manildo, che si fermerebbe al 26,9%. Uno scarto di 36 punti che non lascia dubbi. E un quadro nettissimo che non sorprende nell’esito (il Veneto vota a centrodestra da decenni) ma che registra un risultato decisamente al di sotto del 30-35% auspicato dal centrosinistra anche in nome di una coalizione larga come non mai.
La roccaforte veneta e i meloniani
La battaglia vera, dicono i dati, sembra essere, però, quella fra una Lega in crisi di identità a livello nazionale ma ancora forte e decisamente battagliera nella roccaforte veneta e i rampanti meloniani che hanno raccolto consensi altissimi nelle ultime tornate elettorali. E allora ecco il punto: Luca Zaia. La differenza, come auspicato dalla Lega veneta, la farà «il doge». Impossibilitato per legge a ricandidarsi per un quarto mandato consecutivo, il presidente uscente, vestiti i panni del capolista nelle sette circoscrizioni provinciali, tira la volta al successore designato puntando, nel contempo, a un consolidamento personale ulteriore e utile per i prossimi capitoli della sua carriera politica. Non a caso, il sondaggio evidenzia anche un altro dato significativo: il 72% degli intervistati, siano essi di destra, di centro, di sinistra o astenuti, promuove l’amministrazione uscente. Un 72 che fa riecheggiare il quasi 77% di consensi ottenuti da Zaia alle Regionali del 2020. Una conferma che sembra sconfessare chi ora liquida quelle percentuali bulgare come «effetto Covid». Appare più che confermata l’opinione positiva dei veneti sull’operato del presidente uscente.
Chi conosce i due candidati?
Percentuali che salgono al 94% degli elettori di centrodestra ma scendono a un netto (ma tutt’altro che disprezzabile) 50% fra quelli di centrosinistra.
Zaia ancora mattatore, dunque, ma la macchina elettorale capillare messa in piedi dalla Lega sembra dare i suoi frutti. Alla domanda «Lei conosce, anche solo per sentito nominare» il tal candidato, il giovane deputato con un passato da sindaco Alberto Stefani risulta noto al 58% del campione che diventa 71% nel centrodestra e comunque al 63% degli elettori di centrosinistra. Più basso l’avvocato ed ex sindaco di Treviso, Giovanni Manildo, la cui notorietà si ferma al 43%, pari a quella degli elettori di Stefani ma che diventa 70% fra chi ha intenzione di sostenerlo.
Szumski
Letti in controluce, i dati del sondaggio regalano altre prospettive inedite. Stupisce, oltre al buon piazzamento degli autonomisti di Liga Veneta Repubblica (lista a sostegno di Stefani data al 5,6%), quello ottimo del dottor Riccardo Szumski in corsa solitaria. Già sindaco di Santa Lucia di Piave e medico di base balzato agli onori delle cronache durante la pandemia per posizioni vicine ai no vax, Szumski si è mosso per tempo arrivando a raccogliere la bellezza di 30 mila firme per la corsa in Regione con «Resistere Veneto». Grande attivismo sui social e sale sold out per gli incontri sul territorio sembra pagheranno. Diverso il discorso per gli altri due outsider: Marco Rizzo con «Democrazia Sovrana e Popolare» è dato al 2,7% e Fabio Bui con «Popolari per il Veneto» all’1,8%. Entrambi sarebbero esclusi, dato lo sbarramento al 3% per chi non è in coalizione, dal parlamentino veneto.Â
Il consiglio regionale e la sua fisionomia
Quale sarebbe la fisionomia del consiglio regionale in base ai dati del sondaggio è presto detto. La legge elettorale del Veneto prevede che, con il raggiungimento di almeno il 60%, non c’è alcun premio di maggioranza e si procede nell’assegnazione dei seggi col proporzionale puro. Quindi, sui 51 eletti (fra cui il presidente eletto e il candidato arrivato «secondo»), il centrodestra avrebbe 32-33 seggi e le opposizioni 16-17. Così suddivisi: 12-13 consiglieri alla Lega e altrettanti a Fratelli d’Italia, 4-5 posti a Forza Italia in ripresa (seppur non ancora giunta all’obiettivo della doppia cifra), 2-3 seggi agli indipendentisti della Liga Veneta Repubblica (piegatisi alla real politik di coalizione). Nel campo delle opposizioni il risultato sarebbe poco dissimile dall’attuale rappresentanza nella legislatura ormai agli sgoccioli: 7-8 seggi al Partito Democratico, 1-2 ad Alleanza Verdi Sinistra, uno al Movimento Cinque Stelle e uno ai centristi (un mix di Azione, Italia Viva, +Europa e Socialisti). Niente da fare per le Civiche per Manildo, vale a dire la costellazione che fa capo al candidato alla presidenza schierato dal centrosinistra cinque anni fa, Arturo Lorenzoni. Al capitolo outsider, infine, Szumski strapperebbe ben 2-3 consiglieri. Rimarrebbero a bocca asciutta, invece, Rizzo, candidatosi al novantesimo minuto e l’ex presidente della Provincia di Padova, Bui.
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6 novembre 2025
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