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Elezioni in Toscana, Emiliano Fossi: «Dietro il caso Firenze una debolezza politica. Congressi per cambiare»

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«Per conto mio Eugenio Giani non è mai stato in discussione: la cosa più difficile in quei giorni era condurre una partita che era locale e nazionale». Il segretario toscano del Pd Emiliano Fossi è a Montecitorio mentre commenta il risultato delle elezioni regionali, partendo dalla difesa vincitore tenuto in bilico per mesi tra le tensioni.

La Toscana torna sotto il 50% di affluenza, il 47,7 è il peggior dato di sempre. In Consiglio siederanno candidati meno votati di Antonella Bundu, rimasta fuori. Non crede che la legge elettorale regionale sia da rivedere in questa legislatura?

«Il calo della partecipazione si inserisce in un trend nazionale, ma il mancato election day sicuramente non ha aiutato. Le leggi elettorali si possono cambiare, ma le nostre priorità sono decisamente altre: sanità, sviluppo, trasporti».

Cosa sta chiedendo al governatore Giani per la futura giunta regionale?

«Il Pd toscano ha fatto un risultato importante, farà le sue proposte… poi le scelte spettano naturalmente a Eugenio, con cui c’è grande sintonia. Proporremo profili d’esperienza e innesti nuovi».

Quando è diventato segretario, nel febbraio 2023, ha parlato di un «cambio di passo necessario» nel partito: crede di averlo compiuto?

«Salario minimo, fine vita, legge sul turismo, legge Gkn, acqua pubblica e una diversa governance della multiutility. Un cambio di passo in Regione c’è stato eccome. Andremo avanti così».

Prato, Pistoia e Sesto: tre Comuni persi dal Pd che andranno al voto fra meno di 6 mesi. Anche lì porterete lo schema del campo largo?

«Assolutamente sì. Ci riprenderemo i tre Comuni con alleanze forti e candidature autorevoli».

Il M5S però alle Regionali si è fermato a un modesto 4,5%: quale sarebbe il valore aggiunto in Toscana?

«L’era del Pd chiuso e solo è finita. Coltiviamo le alleanze perché tutta la coalizione è fondamentale per vincere le elezioni politiche, oltre i numeri delle singole votazioni».

Il Pd toscano ha perso più di 177 mila voti rispetto alle Regionali 2015 e più di 125 mila rispetto a quelle del 2020: come si può arrestare l’emorragia?

«Abbiamo vinto questa tornata elettorale con un dato ottimo, quasi il 35%. Direi che ora dobbiamo aggredire l’area del non voto, dimostrando alle persone che la politica può cambiare le cose per restituire speranza e fiducia».

C’è un «caso Firenze»: nel suo fortino il Pd è largamente sotto la media regionale, non raggiungendo neanche il 28%. Paga le scelte nella composizione delle liste e i dissensi interni?

«A Firenze il Pd passa da essere un traino in Toscana ad avere elementi di debolezza e credo che dobbiamo prenderne atto e lavorarci. Le preferenze espresse sono poche, segno che la capacità di mobilitazione è stata limitata, non è questione di dissensi interni, ma di un partito che va rilanciato».

La sindaca di Firenze, Sara Funaro, ha chiesto di aprire una discussione seria. Secondo lei c’è una difficoltà nell’amministrazione cittadina che ha pesato sul risultato?

«Anche quando il Pd prendeva il 40% a Firenze c’erano i cantieri e, come oggi, il tema della sicurezza era molto sentito. È una lettura fuorviante della realtà. C’è sicuramente un punto politico che dobbiamo approfondire e capire».

Ci saranno congressi anticipati nel Pd fiorentino, dopo il risultato negativo, e in quello pratese, dopo l’inchiesta che ha portato il Comune al commissariamento?

«I congressi si faranno a breve. Serviranno a interpretare i tempi che cambiano, a inserire elementi di novità e apertura che sappiano cogliere la nuova fase del Pd. Assicuro che lavoreremo con Funaro per rilanciare insieme il partito da un punto di vista organizzativo e politico».

La vittoria del campo largo in Regione porterà Italia viva e M5S in maggioranza a Palazzo Vecchio? Esiste l’ipotesi di un rimpasto?

«Non mi esprimo, scelte come queste spettano ai sindaci e ai partiti locali».

L’ex sindaco di Prato Biffoni, recordman di preferenze alle Regionali, ha parlato della necessità di riorganizzare l’area riformista. Il dialogo con quell’area in questi anni è stato produttivo?

«Dal primo momento della mia elezione come segretario ho sempre gestito il partito in modo unitario. E l’ho fatto anche nella fase di costruzione di questa campagna elettorale. Listino, programma, candidature: tutto è stato condiviso tanto a livello regionale che nazionale».

È stato lo stesso Giani a spiegare che in un vostro colloquio del 13 luglio la sua candidatura era stata messa in discussione. Le perplessità sul Giani bis erano più del Nazareno o della segreteria toscana? Che dubbi avevate?

«Nessun dubbio. Volevamo costruire una coalizione nuova intorno al presidente uscente, superando veti e personalismi. C’è voluto più tempo, ma il risultato alla fine ha premiato questa impostazione».

Bernard Dika, il consigliere più giovane della storia dell’assemblea regionale, è il golden boy della politica toscana. Potrebbe avere ruoli nel partito regionale?

«Ora è appena stato eletto: questa è una delle notizie più belle di questa tornata elettorale e rappresenta un valore aggiunto non solo per il partito. È sicuramente una delle figure di riferimento del presente e del futuro della Toscana…».


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16 ottobre 2025

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