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Edmondo Cirielli: «Io alle Regionali? Solo se me lo chiede Meloni. Con Azione ci si può alleare»

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Edmondo Cirielli, vice ministro degli Esteri, neo sposo, leader di Fratelli d’Italia. Come si giustifica il centrodestra che, da dieci anni all’opposizione, non è pronto alla sfida elettorale con un candidato alla presidenza della Campania?
«Dal coordinamento regionale è stato indicato il mio nome come candidato. Poi ci siamo aperti alle ipotesi proposte dagli alleati: quelle di Martusciello e Zinzi. Dopodiché si è fatta avanti l’ipotesi di puntare sui nomi civici e su di essi abbiamo convenuto che fosse indispensabile sondarne la potenzialità elettorale. A livello nazionale, con le altre Regioni al voto, si è pensato di fare una valutazione complessiva. E non ultimo, il dato campano: la spaccatura tra De Luca e il centrosinistra che ha suggerito di prestare attenzione a quanto accade nel campo avversario».

Però lei è l’unico tra gli alleati ad insistere che bisogna rimanere nel recinto del centrodestra, senza accogliere transfughi.
«Sì, non mi piace vincere rinunciando ai principi di coerenza e di etica politica. Ma non significa chiudere le porte, per esempio, ad un esponente del partito di Calenda: con Azione si potrebbe stringere un’alleanza programmatica. L’importante non è vincere, ma poter governare».

Da qui il suo veto su Giosy Romano?
«Guardi, come detto, non lo candiderei. Ma non impongo la mia volontà. Peraltro, neanche i sondaggi risultano confortanti: è tra i candidati più deboli. Nulla di personale: è un ottimo tecnico a capo della Zes, ma non ha la giusta immagine per FdI e non è vincente».

La Campania, secondo lo schema nazionale, tocca a Fratelli d’Italia. Come se ne esce?
«Se dovessimo considerare le percentuali di consenso — come ha giustamente detto Donzelli — tutte le Regioni toccherebbero a noi. Ma qui potremmo pure fare un passo indietro. Si sta in coalizione ed è giusto decidere assieme il candidato con maggiori possibilità di vittoria».

È vero che lei farebbe un passo indietro sulla sua candidatura per non esporre a rischi di contraccolpi il governo Meloni in caso di sconfitta?
«Non è così. La mia è una disponibilità responsabile, non una pretesa personale. FI e Lega hanno detto che il mio nome è tra quelli più spendibili. Ma la verità è che da un anno assistiamo solo a polemiche. Dopo tutti i disastri di De Luca avrei desiderato più compattezza. Io mi candido soltanto se me lo chiede la mia leader, Meloni. Rivesto un ruolo prestigioso e gratificante nel governo, peraltro in un momento molto delicato per la politica estera».

I rettori Lorito e Nicoletti, l’industriale Jannotti Pecci, il coordinatore Zes Romano, il prefetto di Bari: se il centrodestra cerca il candidato al di fuori dei propri ranghi non si dà l’idea che manchi una classe dirigente adeguata?
«In verità, quella dei “civici” non è una mia idea, ma dei miei alleati e la rispetto. In FdI, oltre me, potrebbero essere candidati Rastrelli, Marta Schifone, Gambino, Iannone. Esponenti politici più che competitivi. Poi, i nomi che ha citato sono tutti autorevoli. Ma nei sondaggi non sono andati benissimo. Nicoletti non lo abbiamo sondato, ma sarebbe il migliore».

Martusciello e Zinzi dicono che non si vince a destra, ma al centro.
«Che lo dica Martusciello, a capo di un partito di centro, capisco. Ma che lo dica la Lega, partito sovranista, mi sorprende. Rastrelli fu eletto presidente ed era di destra. Dai sondaggi è emerso che all’elettorato campano interessa poco la sponda di provenienza del candidato; si denuncia, invece, una forte esigenza di cambiamento e di affidabilità».

È vero che ce l’ha con Zinzi perché le ha sottratto due consiglieri regionali?
«Non è corretto, fra alleati, sottrarsi consiglieri. Ma è anche vero che le persone non le possiamo intrappolare ed è sempre meglio se rimangono nel centrodestra. Semmai, bisognerebbe evitare di assegnare a fuoriusciti ruoli importanti di coalizione, si dà un segnale negativo; o forzare sui numeri per ottenere il capo della opposizione. Diciamo che sono mosse poco ortodosse».

Come andrà a finire la vicenda delle querele e controquerele tra lei e De Luca? Il presidente ha detto che porterà in giudizio il passaggio di una intervista a sua moglie, Maria Rosaria Campitiello, capo dipartimento Prevenzione del ministero della Salute, in cui lei ammette di aver ottenuto l’incarico grazie al fatto di essere la sua consorte.
«Mia moglie ha solo detto che grazie a me ha conosciuto persone del partito che l’hanno stimata e proposta nella segreteria del ministro Schillaci. Prima non conoscevo il professore Schillaci. E mia moglie, da dipendente pubblico, è stata trasferita in comando al ministero, quindi nessuna promozione e soprattutto non era disoccupata perché lavorava alla Asl. Poi la nomina a capo dipartimento è di natura fiduciaria: si era fatta conoscere ad un convegno scientifico organizzato da Fratelli d’Italia. Insomma, è una vicenda strumentalizzata. De Luca mi ha accusato di aver commesso dei reati: di aver ottenuto un vantaggio anche patrimoniale per il mio ruolo politico. Ma il fatto più grave è che ha detto che mia moglie è una incompetente. Parole di una gravità assoluta».

Dopo il matrimonio niente luna di miele?
«Mia moglie è in ufficio per via del West Nile. Ma presto mi raggiungerà: ci concederemo un po’ di relax tra Ischia, Casalvelino e Maiori»


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8 agosto 2025

8 agosto 2025

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