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Due anni d’attesa per un cane guida per ciechi e ancora troppi divieti di accesso. «I nostri diritti ancora violati»

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Per una persona non vedente o ipovedente un cane guida è qualcosa di più di un semplice compagno di vita. È la possibilità di muoversi al sicuro nella società e di entrare in relazione con essa. Per dirla con l’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti (Uici), il cane guida è un «ambasciatore di umanità e di inclusione». Quell’inclusione che è un diritto che ancora troppo spesso viene negato. Perché non ci sono animali sufficienti per il numero di persone che necessiterebbe del loro affiancamento. E perché,  anche quando i cani ci sono, sono ancora troppe le situazioni discriminanti per cui viene negato loro l’accesso a luoghi e mezzi pubblici, e di conseguenza anche alle persone a cui si accompagnano. Per questo nella Giornata nazionale del cane guida, che si celebra domani, 16 ottobre, lo slogan che farà da filo conduttore sarà «Diritti in movimento». 

La ricorrenza verrà celebrata tra l’altro con l’incontro, alla Camera dei deputati, tra il presidente dell’assemblea di Montecitorio, Lorenzo Fontana, e una delegazione dell’Uici guidata dal presidente Mario Barbuto. Con loro ci saranno anche 16 esemplari di cani guida con i loro conduttori, addestratori e famiglie affidatarie. Sarà una bella immagine, quella dei cani accolti con tutti gli onori in uno dei palazzi delle istituzioni. Ma sarebbe utile che questa fosse la regola nella vita di tutti i giorni, cosa che invece non è. Discriminazioni e intolleranze, sottolinea l’associazione, sono  all’ordine del giorno e non è raro che, a dispetto della legge, a persone accompagnate dal cane guida venga vietato l’ingresso in luoghi pubblici, autobus, aerei o esercizi commerciali. 

Ecco allora perché nell’incontro con il presidente Fontana verrà ribadita la richiesta di una maggiore inclusività, a partire dal sostegno concreto alla formazione di questi animali che cambiano davvero la vita di chi non può vedere. Ma che al momento sono ancora troppo pochi. I tempi di attesa per averne uno possono arrivare fino a due anni, dal momento della richiesta. Un intervallo lunghissimo, che può pregiudicare seriamente la vita di persone che potrebbero invece trarre un grande beneficio da un labrador o un golden retriever adeguatamente addestrati, che restituirebbero loro molta dell’autonomia vincolata dalla disabilità. 

Il nodo è quello della formazione: è lunga, costosa e coinvolge molti soggetti diversi nelle diverse fasi in cui si realizza. Ma quando si arriva al risultato finale funziona, e pure bene. E per questo va sostenuta e incrementata. Oggi sono solamente cinque le scuole abilitate alla preparazione degli animali, ma nonostante la loro competenza consolidata negli anni il divario tra disponibilità e fabbisogno è ancora alto. 

La formazione di un cane guida, dalla selezione del cucciolo all’assegnazione alla persona che andrà ad affiancare, ha un costo che può arrivare fino a 25-30 mila euro. I cuccioli provengono da linee di sangue selezionate di razze che si sono nel tempo mostrate idonee per questo compito. Vengono cresciuti come crescerebbero in una qualunque famiglia – spesso sono affidati a dei «puppy walker» volontari che li accudiscono per alcuni mesi prima di restituirli agli addestratori professionisti quando hanno l’età giusta per imparare il loro futuro compito -, svolgendo una vita assolutamente normale, sperimentando tutte le condizioni che un cane si trova e si troverà a vivere nella società. Ma il cane guida, una volta che diventerà tale, avrà anche un compito in più, quello di sostituire gli occhi di colui che accompagna. Dovrà riconoscere gli ostacoli, sapere come evitarli o aggirarli. Dovrà riconoscere il momento in cui sta lavorando, tenuto tramite il maniglione, e le situazioni in cui sarà più libero, tenuto da un normale guinzaglio, magari condotto da un altro famigliare del non vedente. Solo a mettere in fila tutta questa filiera e questi compiti si intuisce la complessità dell’addestramento e il relativo costo. 

Cani guida per non vedenti, quegli occhi a quattro zampe che cambiano la vita

Le scuole e le associazioni vivono di contributi di privati cittadini, aziende, a volte enti e istituzioni. Ma questi non sono sufficienti per aumentare la formazione e di conseguenza il numero di cani che si possono assegnare. A chi li chiede per la prima volta. O a chi dopo tanti anni ha perso il proprio fedele amico, che invecchia e muore sempre prima del suo conduttore umano. Ecco perché l’Unione italiana ciechi chiede che venga valorizzato il ruolo del cane guida mediante il potenziamento di tutto il sistema che sta alla base, per provare ad incrementare quei numeri e a ridurre i tempi di attesa. Questo richiede investimenti e, di conseguenza, contributi visto che la spesa per l’animale non può essere accollata al beneficiario (che dell’animale si occuperà però dopo l’assegnazione) facendone un privilegio da ricchi. I diritti sono per definizione per tutti. 

«Ma altrettanto importante – evidenzia l’Uici – è il richiamo al rispetto delle regole di libero accesso di questi cani nelle situazioni di vita quotidiana, purtroppo spesso violate».  Negando al non vedente una vita normale. I casi sono tanti.  «Basti pensare al percorso sui mezzi di trasporto, all’accoglienza nei pubblici esercizi, alla partecipazione alle funzioni religiose, al soggiorno nelle strutture ricettive. In tutti questi casi il cane guida, purché munito di museruola, dovrebbe essere accolto senza limitazioni». Ma non sempre avviene. 

«Il cane guida è molto più di uno strumento di autonomia – mette in chiaro il presidente Barbuto -: è un compagno di vita, un educatore silenzioso che insegna cosa significhino davvero rispetto e inclusione. I diritti dei non vedenti e delle persone con disabilità non sono concessioni, ma conquiste di civiltà. Senza discriminazioni, senza ostacoli e senza compromessi». Una sola giornata di sensibilizzazione, tuttavia, non è sufficiente e per questo anche dopo il 16 settembre le sedi territoriali dell’associazione promuoveranno appuntamenti in tutta Italia per sensibilizzare l’opinione pubblica, con dimostrazioni e eventi che evidenzino la cultura della convivenza, dell’inclusione e dell’accoglienza. 

Dal punto di vista istituzionale, va ricordato che le norme in realtà non mancano. Anche in seno alla legge di Bilancio approvata lo scorso anno erano stati inseriti impegni per estendere la legge sui cani guida anche a quelli di assistenza, che affiancano persone con problemi psicologici o di altro genere. Maggiori agevolazioni fiscali, sanzioni più alte in caso di discriminazioni o divieti di accesso. Anche ai cani di assistenza viene concesso di viaggiare in aereo o su altri mezzi al fianco del loro conduttore (qui avevamo raccontato quello che forse era il primo caso in Italia). Ma a fronte di tutti questi impegni molte cose devono ancora cambiare nella società. Che a volte dimostra, lei sì, di essere davvero cieca.
  

Due anni d'attesa per un cane guida per ciechi e ancora troppi divieti di accesso. «I nostri diritti ancora violati»

15 ottobre 2025

15 ottobre 2025

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