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Droni russi, Zelensky avvisa l’Italia: «Forse è la prossima»: Ancora avvistamenti sospetti, la Ue: «Guerra ibrida»

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DALLA NOSTRA INVIATA
MYKOLAIV – I droni, questa volta, sono stati avvistati sopra la base aerea di Karup, la più grande della Danimarca. Una violazione che ha costretto Copenaghen a chiudere, di nuovo, temporaneamente il suo spazio aereo al traffico commerciale. Poi avvistamenti anche in Germania, Norvegia e Lituania.

Si allunga l’elenco degli episodi che stanno mettendo in allarme l’Europa e la Nato ormai da settimane. Non certo errori. E non certo coincidenze. «Siamo già in una guerra ibrida con la Russia», è il commento del commissario Ue per l’Economia. Gli obiettivi di Mosca — secondo Valdis Dombrovskis — «si estendono oltre l’Ucraina. Vediamo ogni tipo d’azione: disinformazione, sabotaggi, immigrazione clandestina usata come arma». 

Del rischio che la guerra ibrida si possa estendere oltre il fianco est della Nato è però Volodymyr Zelensky a farsi portavoce. «L’Italia potrebbe essere la prossima. Vedete la Norvegia, la Danimarca. Ci sono segnali dalla Svezia. Ci sono i rumeni, i polacchi, i Paesi baltici. Putin sta testando ciò che hanno gli europei», scrive su X il leader ucraino che, nello stesso messaggio, consiglia agli Stati dell’Unione di non cedere alla tentazione di tenere in patria i propri sistemi di difesa aerea invece di trasferirli all’Ucraina. Contro i droni — consiglia il leader di Kiev — non servono i Patriot ma i sistemi che gli ucraini hanno sviluppato in questi anni di guerra.

Da Riga, al termine della riunione dei capi di stato maggiore della Difesa, è l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, presidente del Comitato militare della Nato, ad assicurare che «ogni minaccia allo spazio aereo, terrestre e marittimo della Nato sarà affrontata con una risposta risoluta e proporzionata. Siamo pronti. Non ci devono essere dubbi. Non cerchiamo lo scontro, ma non esiteremo a intraprendere qualsiasi azione ritenuta necessaria per la nostra difesa collettiva».

Un messaggio a Mosca mentre dal Palazzo di Vetro il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, a margine del suo discorso davanti all’Assemblea delle Nazioni Unite, continua a negare il coinvolgimento della Russia nelle operazioni sui cieli europei. Ma avverte: «Se ci saranno tentativi di abbattere un oggetto volante, o qualsiasi altro oggetto, sul nostro territorio, nel nostro spazio aereo, allora penso che il responsabile se ne pentirà amaramente». Quanto al dialogo di Mosca con Kiev, dopo il riavvicinamento di Trump a Zelensky, il rappresentante del Cremlino fa sapere che nei «prossimi mesi» avrà colloqui bilaterali con il suo omologo statunitense Marco Rubio. Parole che lasciano intendere come poche siano le speranze di una ripresa del negoziato a breve.

In questo quadro di allerta, un altro allarme. Questa volta dalla centrale di Zaporizhzhia occupata dai russi dal 2022, che è il più grande impianto nucleare d’Europa ed è entrata ieri nel quinto giorno di emergenza dopo che l’interruzione della connessione alla rete elettrica ucraina ha reso necessario il ricorso a generatori diesel di riserva per i sistemi di raffreddamento critici. Greenpeace Ucraina suggerisce che Mosca stia costruendo linee elettriche per collegare l’impianto al territorio occupato e potenzialmente riavviare i reattori. Ma il nocciolo del reattore e il combustibile nucleare esaurito devono essere raffreddati per evitare che si surriscaldino e inneschino pericolose fusioni mentre l’organismo di controllo atomico dell’Onu è tornato ad avvertire dei rischi di una nuova Chernobyl.

Sul fronte ucraino infine la situazione resta in stallo. Ma Zelensky, dopo aver incassato un’apertura di Trump sull’utilizzo dei missili a lungo raggio — i Tomahawk secondo indiscrezioni — ha annunciato un «mega accordo» per la fornitura di armi da 90 miliardi di dollari con gli Stati Uniti e ha annunciato come un sistema Patriot israeliano sia operativo in Ucraina da un mese. Altri messaggi al Cremlino. 

27 settembre 2025

27 settembre 2025

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