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Dopo De Luca ci saranno i deluchiani

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Tutti a chiedersi: come sarà il dopo De Luca? Probabilmente deluchiano. Anzi, è quasi una certezza dopo l’incontro svoltosi ieri a palazzo Santa Lucia — vale a dire presso la sede istituzionale della Regione Campania, non quella politica, che sarebbe stata sicuramente più appropriata, del Pd o dei 5 Stelle o addirittura (se ci fosse) della lista prêt-à-porter «A Testa Alta» — tra l’inquilino in scadenza di contratto e Roberto Fico, colui che ambisce a sostituirlo nelle sontuose stanze del terzo piano con l’impegno di non modificarne l’arredo e preservarne lo spirito del tempo. Un incontro (avvenuto alla presenza di De Luca figlio, nuovo segretario regionale dem nel segno della inequivocabile discontinuità) che ha finito per dare seguito a quanto De Luca padre aveva annunciato con accento perentorio dal palco della festa de Il Foglio a Firenze. 

«Se appoggerò Roberto Fico? Appoggio il centrosinistra e spiegherò a tutti, a cominciare da Fico, che il tempo della demagogia e delle scemenze è finito — aveva ruggito sabato scorso il presidente —. La Campania, dopo 10 anni di rivoluzione democratica e civile, ha bisogno di proposte serie e non di scemenze se si vuole vincere la campagna elettorale». 
Per poi incalzare: «Spiegherò a Fico che, siccome è stato dieci anni all’opposizione nel governo campano, deve imparare prima le cose che abbiamo fatto e di quelle deve parlare, altrimenti di cosa parla? Non essendo Richard Gere o Monica Bellucci dovrà conquistare consensi parlando delle cose fatte». 

Certo che Fico non è né Richard Gere né Monica Bellucci — tanto è vero che dalla Regione non hanno ritenuto neanche utile diffondere, come si fa ogni volta, la foto dell’incontro — ma di questo passo la caricatura che ne fa Maurizio Crozza nei suoi sketch, anticipando persino il faccia a faccia avvenuto ieri con il presidente della giunta uscente, sembra confermare che il tono dimesso del discente, pronto a ricevere gli insegnamenti del severo precettore, non sia per niente una forzatura. Insomma, mai lo sguardo dissacrante della satira si era portato così lontano, fino a rimescolare la realtà dal fondo e a prevedere addirittura i dettagli di questi quadretti da Imageries d’Epinal. 

D’altronde, soltanto pochi mesi fa chi avrebbe mai scommesso un cent sulla possibile conversione di Elly Schlein al cospetto del governatore campano, suo principale oppositore, al quale aveva più volte intimato lo sfratto assieme a tutti gli altri cacicchi? E oggi, quanti sgranano gli occhi a rivedere sui social i reel che ripropongono vecchie porzioni di video in cui Fico condannava aspramente De Luca e il Pd? 
Non si sa nemmeno come facciano a dormire sereni tutti gli altri eroici cavalieri dem della rivoluzione anti-deluchiana che per lungo tempo si sono spesi fino allo spasimo per sbarrare la strada al terzo mandato e ora si ritrovano a fare i conti con la tentacolare proliferazione di candidati fedeli al governatore sia nel centrosinistra, sia nel centrodestra. Per non parlare della lista «A Testa Alta con De Luca» che lo stesso presidente, senza alcun imbarazzo, ha giustificato dicendo che «serve a dare una opportunità a quella parte di elettori che hanno l’orticaria quando si parla di reddito di cittadinanza o di scemenze ideologiche. Insomma, è un’offerta a coloro che non si riconoscono nei candidati in campo». 

Dunque, un’alternativa da proporre ai cittadini e a quei fedelissimi portatori di consensi che potrebbero accogliere la tentazione del voto disgiunto? È una vera babele. C’è chi avverte che soltanto gli imbecilli non cambiano idea. È vero. Ma la difficoltà di noi altri incauti interpreti del fugace pensiero altrui è che siamo troppo lenti nell’inseguire la fluida mobilità degli attuali protagonisti della scena politica. Ciò che ci appare ancora contraddittorio e incoerente è per costoro pienamente lineare e consequenziale. E siamo convinti che si sentiranno addirittura più gratificati quando le urne saranno ancora più vuote (per noi) e ricche (per loro).


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14 ottobre 2025

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