Home / Esteri / «Disumano», «centinaia di morti sulla coscienza di Trump»: la disperazione degli ucraini dopo lo stop Usa alle armi

«Disumano», «centinaia di morti sulla coscienza di Trump»: la disperazione degli ucraini dopo lo stop Usa alle armi

//?#

«È una situazione molto spiacevole». Fedir Venislavskyi è un deputato di Servitore del Popolo, partito del presidente Zelensky, e come chiunque si trovi vicino al potere ucraino sa di non dover usare toni allarmanti quando commenta questioni che riguardano il complicato rapporto con l’alleato statunitense. Ma già che commenti la decisione statunitense di sospendere le forniture militari, tema al di fuori della sua competenza, è molto. Può permettersi un po’ di più il primo consigliere del presidente Mikhailo Podolyak che prova a tranquillizzare: le consegne continuano ma se la fornitura dovesse essere sospesa sarebbe «disumano». Più libera di parlare la deputata dell’opposizione Inna Sovsun, che su X si toglie i guanti e scrive: «Centinaia di morti causati da obiettivi civili saranno sulla coscienza non solo di Putin, ma anche di Trump».

Certo, Washington aveva staccato la spina già a inizio anno dopo la sfuriata tra Trump e Zelensky nello Studio Ovale salvo poi tornare sui suoi passi. Inoltre nessuno sa quanto durerà lo stop e nemmeno se Trump, come ha lasciato intendere lui stesso all’ultimo vertice Nato dell’Aja parlando a una giornalista ucraina della Bbc preoccupata, permetterà a Kiev di acquistare dei Patriot o meno. Ma nell’ultimo anno e mezzo il Paese ha vissuto solo due giorni senza attacchi missilistici e con droni russi con un incremento nel solo mese di giugno del 38 per cento.

L’umore è basso. «Qui ormai nessuno fa più programmi, se ti svegli la mattina e sei ancora vivo vai a lavorare se non lo sei non ci vai», recitava un meme circolato su Instagram settimana scorsa. Concedersi una notte di sonno è diventato un lusso. «Ormai ho imparato a distinguere il boato degli Iskander dallo schianto dei droni. Sta imparando anche mia figlia di tre anni Viola. Ho deciso di trasferirmi in campagna da mia madre per dormire altrimenti do fuori di matto», confida Liuba che racconta anche come trovare tranquillanti e sonniferi nelle farmacie della capitale sia ormai praticamente impossibile.

Ieri il ministro degli Esteri ucraino Andriy Sybiha ha convocato il vice capo della missione dell’ambasciata statunitense in Ucraina, John Ginkel. «Qualsiasi ritardo o esitazione nel sostenere le capacità di difesa dell’Ucraina non fa che incoraggiare l’aggressore a continuare la guerra e gli atti di terrore, anziché cercare la pace», è il commento ufficiale. Tra le armi interessate dallo stop figurano decine di intercettori PAC-3 per i sistemi di difesa aerea Patriot. Ma anche Stinger, Hellfire, F-16 ucraini, sistemi anticarro come il lanciagranate AT4 così come i Gmlrs, utilizzati per bersagli terrestri a lunga distanza. Tutte armi senza le quali tirare giù gli Iskander e gli Shahed che tengono sveglie la piccola Viola e Liuba è praticamente impossibile.

Ma perché Washington abbia chiuso i rubinetti proprio ora, è la domanda che rimbalza tra i corridoi della Bankova, la via del potere ucraino. La decisione di Trump — che arriva tre giorni dopo il più grande bombardamento combinato di missili e droni — è stata presa all’inizio di giugno, spiegano fonti della Difesa al Financial Times. Ma alcune spedizioni erano già in viaggio verso l’Ucraina quando sono state bloccate. Il tutto mentre il ministero della Difesa ucraino Rustem Umerov dice di non essere nemmeno stato informato ufficialmente delle sospensioni alle forniture. E se la prima domanda non trova risposta, ce l’ha molto chiaramente la seconda: a chi giova tutto ciò? Il Cremlino sostiene che ridurre il flusso di armi verso Kiev contribuirà a porre fine al conflitto più rapidamente.

Ma a crederci sono davvero pochi. «L’assenza di Patriot porterà a un aumento degli attacchi missilistici russi contro le città ucraine, con un conseguente aumento delle vittime civili», commenta Viktor Kevlyuk, esperto militare del Centro per le Strategie di Difesa di Kiev. E di conseguenza, sintetizza George Barros analista dell’Institute for the Study of War, think tank con sede a Washington, «è improbabile che la decisione di sospendere gli aiuti militari porti al cessate il fuoco auspicato dal presidente Trump».

3 luglio 2025

3 luglio 2025

Fonte Originale