La moda delle «disintossicazioni da dopamina», esplosa da tempo sui social, nasce dal bisogno di reagire a un mondo dominato da stimoli continui e gratificazioni istantanee, dalla necessità di sentirsi meglio, di ritrovare la motivazione e di riabituare il cervello a trarre soddisfazione da piaceri più autentici e duraturi.
La dopamina
Al centro di questa tendenza detox c’è la dopamina, il neurotrasmettitore che la psichiatra di Stanford Anna Lembke, autrice del libro «L’era della dopamina», definisce «il comune denominatore di tutte le esperienze piacevoli, inebrianti e gratificanti».
Nessuno «svago»
Online c’è chi pratica questo «digiuno» mostrando come, per 24 ore, eviti comportamenti o sostanze che favoriscono rapidi picchi di attivazione dopaminergica, come videogiochi, social network, shopping on line e cibi zuccherati. Alcuni spingono l’esperimento ancora oltre: affrontano viaggi in aereo senza alcuna distrazione – né musica, né libri, né film – un’abitudine che sui social è stata ribattezzata «raw-dogging flights», ovvero «vivere il volo a crudo», senza filtri né intrattenimenti.
Meccanismo noto nella dipendenza da sostanze
Come riporta il National Institute on Drug Abuse, un’attivazione dopaminergica eccessiva e ripetuta può ridurre la sensibilità del cervello alla dopamina, rendendo più difficile provare piacere da qualsiasi cosa che non sia lo stimolo stesso.
Un meccanismo ben noto nella dipendenza da sostanze, ma che aiuta a comprendere il senso di assuefazione che alcune persone riferiscono verso stimoli digitali, cibo spazzatura o acquisti compulsivi.
Non c’è un pulsante on-off
«Non esiste, però, un pulsante “on-off” per “riavviare” il sistema dopaminergico», ha detto Anastasia Hronis, psicologa clinica, docente e supervisore di ricerca presso la Scuola di specializzazione in Scienze della salute dell’Università di Tecnologia di Sydney (Australia). E per fortuna, perché la dopamina ha un ruolo in molteplici aspetti della fisiologia umana, inclusi il sistema cardiovascolare, renale e vascolare. Se davvero ci disintossicassimo del tutto, non potremmo né funzionare né sopravvivere.
È una sostanza endogena, prodotta naturalmente dal cervello dove è attiva in aree che regolano non soltanto i circuiti del piacere e della ricompensa, ma anche emozioni, umore, apprendimento e attenzione, sonno, motivazione e movimento. Il suo ruolo nel controllo motorio è evidente, per esempio, nelle persone affette dal morbo di Parkinson: la loro condizione è legata anche alla progressiva distruzione dei neuroni dopaminergici, in particolare quelli coinvolti nei movimenti volontari. Il risultato sono tremori, rigidità muscolare e difficoltà motorie.
Come si può agire
La regolazione della dopamina è un processo complesso, influenzato da molti fattori. Le evidenze scientifiche indicano che, dopo una breve astinenza, vecchie abitudini e impulsi tendono a riemergere, a meno che non vengano introdotte nuove routine e strategie di adattamento capaci di attivare circuiti di ricompensa più equilibrati.
La chiave, ha suggerito Hronis, è sostituire le gratificazioni immediate, le cosiddette «ricompense a dopamina veloce», con attività che richiedono tempo, impegno e presenza: le «ricompense a dopamina lenta».
Ci sono anche ossitocina e serotonina
Questo può tradursi in un ritorno ad attività che richiedono più pazienza e impegno, come un progetto creativo, l’esercizio fisico o l’apprendimento di qualcosa di nuovo. Ma può includere anche esperienze come incontrare qualcuno di persona o ascoltare la propria musica preferita. Attività di questo tipo favoriscono il rilascio di altri neurotrasmettitori, come ossitocina e serotonina, coinvolti nella regolazione emotiva e nell’equilibrio dell’umore. Rientrano infatti, assieme a dopamina ed endorfine, nel gruppo dei cosiddetti «ormoni del benessere», così chiamati per le sensazioni di felicità, e talvolta di euforia, che possono generare.
Le esperienze che ci appartengono davvero
In altre parole, il vero detox dalle scariche di dopamina non consiste nell’azzerare i piaceri, ma nel riabituarsi a desiderare esperienze che ci appartengono davvero, quelle che ci fanno sentire presenti, coinvolti, vivi. Non si tratta di negare il piacere, ma di smettere di inseguire compulsivamente voglie indotte da altri. Del resto, anche la meditazione, oggi sempre più praticata, è un modo per rientrare in contatto con noi stessi, sviluppare consapevolezza di ciò che ci circonda e liberarci, almeno in parte, dalla dipendenza dagli stimoli esterni.
E se per compiere questo percorso abbiamo bisogno di chiamarlo «digiuno dalla dopamina», poco importa che non rientri nel lessico scientifico: quello che conta davvero è che ci aiuti a ritrovare equilibrio e benessere.

22 ottobre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA



