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Dieci capitoli per capire l’Italia: il nuovo libro di Ernesto Galli della Loggia e Paolo Mieli

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Riassumere in dieci capitoli sintetici gli eventi del Novecento non è impresa facile. Se poi i capitoli si riducono a nove, perché il primo è dedicato a una vicenda del secolo precedente, il Risorgimento, il compito diviene ancora più arduo. Eppure Ernesto Galli della Loggia e Paolo Mieli ci sono riusciti: partendo dagli stringatissimi video (sei-sette minuti ciascuno o poco più) da loro realizzati con un grande successo di contatti per il sito web Corriere.it, hanno messo insieme il libro Brevi lezioni di storia italiana (e non solo), in uscita il 18 novembre per Solferino.

Il volume conta meno di duecento pagine, prefazione e introduzione comprese, quindi lo sforzo è stato davvero improbo. E rispetto alla versione orale i testi scritti sono stati rielaborati e risultano più corposi, per non trascurare aspetti importanti e fornire qualche dettaglio significativo. Ma senza dubbio il lettore si ritrova fra le mani uno strumento utile per orientarsi su argomenti tuttora molto caldi, se non addirittura scottanti, per le ricadute che i rivolgimenti del XX secolo hanno sul dibattito politico. Del resto, nelle parti riguardanti la cosiddetta seconda Repubblica italiana e gli effetti della globalizzazione, il discorso si spinge ancora più vicino ai nostri tempi, oltre la soglia fatidica dell’anno 2000.

Il cuore della ricostruzione si concentra però su quello che è stato chiamato il «secolo breve», dal titolo (in realtà nell’edizione originale inglese era il sottotitolo) di un fortunato saggio dello storico britannico Eric Hobsbawm. Parliamo del periodo che va dallo scoppio del primo conflitto mondiale, nel 1914, alla fine dell’Unione Sovietica, nel 1991. Ci sono i trent’anni di ferro e di fuoco terminati nel 1945, con la catastrofe dei regimi di Benito Mussolini e Adolf Hitler, poi il lungo duello tra la Casa Bianca e il Cremlino, fino alla disgregazione dall’interno non solo del blocco comunista, ma dello stesso impero costruito dagli zar ed ereditato dai bolscevichi in seguito alla rivoluzione del 1917.

Uno spazio vasto è quindi riservato al totalitarismo nelle sue varie versioni. Da una parte il comunismo, fenomeno con forti specificità legate alla storia della Russia, ma capace di una straordinaria proiezione internazionale grazie al suo afflato universalistico di millenarismo rivoluzionario. Dall’altra, ma distinti, il fascismo italiano e il nazionalsocialismo tedesco, fondati invece sul primato delle identità etnico-razziali e su un radicale rifiuto del principio di eguaglianza e dunque della democrazia.

I crimini di massa hanno una parte rilevante anche nel capitolo sul comunismo, con il «terrore rosso» decretato da Vladimir Lenin, la distruzione del mondo contadino e le purghe sanguinose effettuate dal suo erede Iosif Stalin, ma è la Shoah che occupa una lezione a parte. Lo sterminio sistematico degli ebrei d’Europa da parte del Terzo Reich, per le dimensioni del massacro, il metodo industriale adottato, l’irrilevanza ai fini dello sforzo bellico, ha una specificità che merita di essere sottolineata e oggi spesso viene offuscata da polemiche contingenti su eventi in alcun modo comparabili.

Il capitolo sull’Italia repubblicana tocca anch’esso questioni delicate. Se è ormai quasi unanime il giudizio positivo sulla ricostruzione postbellica promossa dai governi centristi, aperto rimane il dibattito sulle difficoltà che il sistema politico incontrò nel gestire le trasformazioni sociali determinate dal miracolo economico, per non parlare del periodo tragico in cui esplose la violenza terroristica, tra il 1969 e la prima metà degli anni Ottanta. Ne esce il quadro di un’Italia cresciuta in modo tumultuoso, giunta a conseguire importanti conquiste civili, ma vulnerabile sul versante della corruzione e del debito pubblico.

Tali contraddizioni sarebbero poi esplose negli anni Novanta, con l’inchiesta Mani pulite e il collasso delle forze di governo che avevano retto il Paese per quasi mezzo secolo. Ne è scaturita una faticosa transizione, dominata a lungo dalla discussa figura di Silvio Berlusconi, e il risultato non sembra dei più brillanti, come notano Mieli e Galli della Loggia: una politica fortemente personalizzata e una gestione interna dei partiti dal «carattere sempre più verticistico». Per giunta la rappresentanza parlamentare «si è sciolta quasi del tutto dal legame con il territorio che la elegge». E non a caso l’astensionismo è salito alle stelle.

13 novembre 2025 (modifica il 13 novembre 2025 | 22:34)

13 novembre 2025 (modifica il 13 novembre 2025 | 22:34)

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