Home / Cultura / Degrado, ritardi e piccioni: Piazza Armerina, offesa infinita

Degrado, ritardi e piccioni: Piazza Armerina, offesa infinita

//?#

Picciuli a tinchité
per le luminarie natalizie e il Palio dei Normanni e il Festival Between e lo show Vinci una casa in Sicilia con Maria Grazia Cucinotta e l’elezione di Miss Italia sicula e il Barock Festival e Sicilia in festa e via così di sagra in sagra: l’unica cosa per cui il Parco di Piazza Armerina non ha
picciuli a tinchité
, cioè soldi a palate, è la manutenzione dei mosaici. Per i quali, in attesa del fantastilione di triliardi del futuro mega-restauro (campa cavallo) è prevista ora solo la rimozione dei «depositi superficiali incoerenti». Pudore burocratico: escrementi dei piccioni. Ma definiti così insozzano e puzzano meno.

Ricordate come Renato Schifani si precipitò un anno e mezzo fa a vedere il degrado della stupenda Villa romana del Casale dopo la denuncia e le foto pubblicate dal «Corriere»? Ammise «gravi criticità che vanno risolte subito», giurò che era «già avviata» la procedura dei lavori «così da restituire completo decoro all’ambiente», assicurò «la massima urgenza», pretese «rapporti quindicinali», garantì che era «già esecutivo il progetto per il completamento del restauro di mosaici e superfici decorate per l’importo complessivo di 3.387.949 milioni» e affermò infine che erano in arrivo altri 6.430.928 milioni per sostituire «le vecchie coperture in plexiglas ancora presenti (…) non ultimate nel 2012». Quando la villa fu inaugurata a cantieri da finire perché incombevano le elezioni regionali.

Detto fatto, rimossi con l’idropulitrice i muschi indecorosi del peristilio, il decreto «istantaneo» è arrivato a cavallo di una lumaca 4 settimane fa: 19 mesi dopo l’allarme. E la «determina» del parco di Agrigento cui è stata data la mission impossible di bandire la gara solo il 5 novembre. Risultato: senza progetti esecutivi se ne parlerà, ben che vada, l’anno prossimo. Alè!

Nel frattempo, accusa tra gli altri l’archeologa Caterina Greco già soprintendente ad Agrigento e direttrice del Museo archeologico regionale Salinas, «non è stato fatto nulla». E i mosaici, investiti giorni fa da un nubifragio con danni contenuti solo in parte dai lavori fatti dopo l’alluvione disastrosa del ’91, son rimasti affidati a due-tecnici-due della Cooperativa archeologica di Firenze con l’incarico che dicevamo: grattare via sei ore al giorno (tranne il sabato e la domenica!) il guano che stormi infestanti di piccioni schizzano sulle passerelle, i corrimano, i marmi, i mosaici..

.

E non si tratta solo d’una questione estetica o del fastidio dei visitatori che posano inavvertitamente la mano sui liquami: gli escrementi contengono acidi corrosivi e se non sono rimossi subito (subito: anche durante i weekend), spiega uno dei massimi esperti italiani di petrografia applicata, Lorenzo Lazzarini, «fanno danni irreversibili». Rileggiamo: irreversibili. Eppure da tredici interminabili anni dopo la «sospensione elettorale» del 2012 (unica eccezione nel 2017 un intervento-lampo al triclinio per la visita dei presidenti di Italia e Germania Mattarella e Steinmeier) non viene fatta una manutenzione seria.

Ma ha senso pagare quei due giovani della Cooperativa archeologica, che si occupa con profitto ad esempio anche di Ostia Antica o Pompei, solo per rimuovere il guano in attesa dell’agognato e mitologico Gran Restauro Milionario? Vabbè che come scrisse Leo Longanesi, «alla manutenzione l’Italia preferisce l’inaugurazione», ma non sarebbe più produttiva e più seria (e meno costosa come sa ogni cittadino che cambia l’olio alla macchina invece di aspettare di fondere il motore) una sana manutenzione quotidiana? E a proposito di quei piccioni infestanti, sono stati fatti dei tentativi seri per allontanarli coi falconieri usati dagli aeroporti, i laser gestiti dall’intelligenza artificiale, i sistemi elettromagnetici che costerebbero meno e potrebbero contenere se non risolvere i problemi?

Dice l’ultimo bilancio firmato dal direttore del parco, l’agronomo (non archeologo: agronomo) Carmelo Nicotra voluto dall’assessore regionale alla cultura Francesco Paolo Scarpinato (quello convinto in un video che la Sicilia abbia «il 25% dei beni culturali a livello mondiale e quasi tre quarti del patrimonio Unesco» nonostante ne vanti 7 più due immateriali su 1.248) che la Villa del Casale nel solo 2024 ha incassato 6.002.798 euro con un avanzo di cassa di 1.880.197. Vale a dire che con un po’ di quei soldi la Villa potrebbe dotarsi di mosaicisti fissi, come San Marco a Venezia, per monitoraggi e manutenzioni quotidiani. Senza agognare l’acquazzone del finanziamento-monstre.

Macché. Mese dopo mese, partendo dall’accordo in cui si impegna a versare ai comuni di Piazza Armerina e della vicina Aidone (Morgantina) il 15% di quanto incassa la biglietteria (che quest’anno ha rincarato di 3 euro il ticket d’ingresso per i costi di Equus Inter Lumina, la mostra dello scultore messicano trapiantato a Pietrasanta Gustavo Aceves: finora 139.997 euro, molto ma molto più di quanto costi la manutenzione annuale) il Parco ha sborsato centinaia di migliaia di euro. Per iniziative che spesso con la viabilità municipale, il decoro urbano, la promozione all’estero del sito archeologico (difficile che i turisti tedeschi o americani seguano le serate di Sicilia in Festa di una tivù privata di Modica) non c’entrano nulla. Per non dire di certi concerti del Barbablufest che dovrebbe promuovere nel mondo le magnifiche rovine di Morgantina, ingiustamente viste solo da una cinquantina di turisti in media al giorno: che senso ha, per una questione di equilibri politici se non addirittura partitici tra i vari municipi della zona, portare i Matia Bazar a cantare nella piazza di Mazzarino che sta a un’ora di macchina (se va bene) dal sito archeologico? Quanti turisti ha portato quel concerto a Morgantina? È questo il modo di «valorizzare», parola spropositatamente abusata dalla Regione, i tesori che non appartengono solo all’isola ma all’Italia se poi il Parco per coprire i propri costi è costretto a dimezzare i 50 mila euro destinati alla ricerca?

Bisogna essere all’altezza del patrimonio che si ha la fortuna d’aver ereditato. La Regione Autonoma lo è? Mah...

20 novembre 2025 (modifica il 20 novembre 2025 | 11:02)

20 novembre 2025 (modifica il 20 novembre 2025 | 11:02)

Fonte Originale