
La frattura diplomatica fra Roma e Mosca si arricchisce di un caso ulteriore. Dopo l’inserimento di Sergio Mattarella e dei ministri degli Esteri e della Difesa italiani in una lista di presunti nemici della Russia, di cosiddetti «russofobi», secondo le autorità del Cremlino, la distanza con il governo di Giorgia Meloni conosce un’altra tappa. Ora, attraverso il suo ambasciatore in Italia, già convocato alla Farnesina a luglio, Mosca denuncia il governo italiano in quanto «penetrato da due nuovi virus, la russofobia e l’ucrainofilia», aggiungendo che la Russia «non deve fidarsi affatto» dell’Italia.
«Dalle autorità italiane — ha detto l’ambasciatore Aleksei Paramonov, in un’intervista al quotidiano Izvestia — sentiamo sempre dichiarazioni rassicuranti che l’Italia non è in stato di guerra con la Russia, che non manderà personale militare sul territorio dell’Ucraina nelle zone di combattimento, e non permette alle autorità ucraine di utilizzare gli armamenti forniti per colpire la Federazione Russa». Ma in realtà «nel corso di lunghi anni, i Paesi dell’Occidente collettivo, Italia compresa, hanno tentato molto spesso di presentare la propria posizione e le proprie azioni in una luce migliore, più amichevole, di quanto fosse in realtà». Conclusione: «In questo momento, non ci si può fidare dei nostri interlocutori ufficiali italiani».
Le parole di Paramonov non hanno suscitato reazioni ufficiali del governo, a Palazzo Chigi e alla Farnesina non sono state giudicate meritevoli di replica. Hanno però suscitato diverse reazioni politiche. Ha affermato Mara Carfagna, segretaria di Noi Moderati: sono «spazzatura propagandistica, tra disinformazione, rovesciamento della realtà e provocazioni» e «il risultato è l’ennesimo inaccettabile insulto all’Italia e alle nostre istituzioni».
Il 24 luglio il ministero degli Esteri russo aveva pubblicato una lista di dichiarazioni di dirigenti di vari Paesi presentati come «esempi di hate speech» contro la Russia. La frase di Mattarella era quella pronunciata durante un discorso all’Università di Marsiglia, in cui tracciava un parallelo tra le guerre di conquista del Terzo Reich tedesco e l’attacco russo all’Ucraina. La lista comprendeva anche dichiarazioni del cancelliere tedesco Friedrich Merz, di Emmanuel Macron e del segretario generale della Nato Mark Rutte.
La Farnesina aveva convocato Paramonov per «chiedere spiegazioni» e in un comunicato aveva affermato come «da parte italiana, nel condannare l’inaccettabile aggressione russa all’Ucraina, non si siano mai espressi propositi contro la Federazione o la popolazione russa».
Nell’intervista Paramonov torna sulla cancellazione del concerto del direttore d’orchestra russo Valery Gergiev alla Reggia di Caserta, definendola «un’emblematica manifestazione di russofobia». E cita anche l’ex capo dello Stato Sandro Pertini, richiamando un suo discorso in Parlamento (ma risalente al 1949, quando il Partito socialista era schierato su posizioni massimaliste) in cui definì la Nato «uno strumento di guerra»: «Un monito ignorato dato che oggi in Italia non ci sono più politici di questo tipo».
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5 agosto 2025 ( modifica il 5 agosto 2025 | 07:48)
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