
Sulla bocciatura in Cassazione dei decreti sicurezza e Albania il ministro Nordio si dice «incredulo» e la presidente della Cassazione Cassano «stupita del suo stupore». Francesco Paolo Sisto, da viceministro della Giustizia forzista, lei?
«Non sono mai stato innamorato degli scontri con la magistratura che considero deleteri, ma bisogna dare alle cose il giusto peso».
Non è pesante questa bocciatura?
«È il parere di sei magistrati rispetto ai 9.600 che rappresentano la magistratura».
A loro però vengono demandati pareri tecnici della Cassazione.
«È questo il punto. Il documento non è una sentenza, meno che mai un precedente. Solo un parere istruttorio, una opinione, pur qualificata, che non rappresenta la Cassazione, ma alcuni esponenti dell’ufficio studi del Massimario».
Allora perché l’ha definita un’invasione di campo?
«Perché si dà erroneamente l’impressione che sia pronunciata in nome e per conto della Cassazione. Cosa che crea dei rischi».
Quali?
«Che questo parere, venga sventolato nei processi sostenendo “la Cassazione ha detto così”, cercando così di condizionare le scelte giurisprudenziali. Ma non è vero: è una mera opzione culturale».
Allora perché vi preoccupate dei toni?
«Perché nel parere devi comunque mantenere un equilibrio. Invece qui c’è un eccesso di severità che tracima in una inaccettabile demolizione costituzionale della legge. E questo non va bene».
Non è così?
«Sul dl Sicurezza si dice che non ci può essere eterogeneità. Ma ormai è stato stabilito anche dalla Consulta che se la finalità è unica il decreto può essere eterogeneo».
Sul decreto Sicurezza è forte anche la bacchettata per la decretazione di urgenza in materia penale.
«Prescindendo dalla condivisione o meno, è pacifico che si possa decretare di urgenza sulle norme penali, perché è prassi costituzionale ormai accettata».
Non è che non vi piace il contenuto del parere e allora lo ritenete di parte?
«Il parere dovrebbe orientare non condizionare il magistrato: qui si corre il rischio che possa apparire addirittura caratterizzato da componenti politiche. Ci vogliono toni e modi correttamente sintonizzati alla funzione che l’atto ha».
Manderete gli ispettori?
«Ma no. Non scherziamo».
È dissenso fisiologico?
«C’è modo e modo di esprimerlo. La sistematica aggressione del provvedimento, eccessiva e talvolta fuori luogo, corre il rischio di apparire il frutto di una sorta di nervosismo da riforma costituzionale».
La presidente Cassano lancia l’allarme sulla mancanza di rispetto istituzionale da parte del governo nei confronti del magistrato, ogni volta che ci sono rilievi.
«Non c’è persona più rispettosa di me nei confronti dei giudici a favore dei quali facciamo la riforma: un giudice terzo e imparziale, una magistratura libera dal giogo delle correnti».
Forza Italia si professa la forza più garantista del governo: dopo questi altri rilievi, sul decreto Albania non avete dubbi?
«No, l’abbiamo convintamente votato. E abbiamo un metodo nel governo: le perplessità le risolviamo all’interno, poi la decisione della coalizione è e resta granitica».
L’opposizione vi accusa di essere cinici, illegali e inefficienti. Non è così?
«FI è tutto fuorché cinica. La dose di umanità che ci caratterizza da sempre è riconosciuta da tutti. E tutto si può dire tranne che il governo non sia efficiente, e anche con il decreto Sicurezza lo ha dimostrato. E quanto all’illegalità ci si convinca: siamo in condizioni di scrivere le leggi, in modo legale, anche senza passare dal via libera di Anm e Csm. Secondo l’articolo 101 della Carta, nessuno deve disturbare che scrive le leggi, nessuno deve disturbare chi ha il dovere di applicarle».
Invece?
«Invece così si provoca la crisi della legge. Se tra le disapplicazioni, i ricorsi alla giustizia europea, il calo dei ricorsi alla Corte costituzionale e le sentenze creative ora ci mettiamo anche le opinioni del Massimario della Cassazione, si pregiudica il valore dei percorsi parlamentari. E questo non deve, per rispetto della geometria costituzionale, essere consentito».
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30 giugno 2025
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