
La quiete prima della tempesta. Sarà forse la convinzione di una vittoria facile, ma a sinistra non tira buon vento. La scelta del candidato presidente rischia di seguire gli ondeggiamenti di una pallina sulla roulette: bianco vince, nero perde. Ufficialmente Decaro, Emiliano e Vendola, non rilasciano dichiarazioni, ma le carte in tavola sono chiare: i tre giocano la loro partita ognuno per la propria strada. Sembra mancare l’amalgama, il gioco di squadra.Â
L’eurodeputato ha dinanzi a sé tre opzioni: l’Europa come presidente di una importante commissione («da dove faccio – ha ripetuto più volte – il bene anche della mia regione») e poi, forse ed eventualmente, il ruolo nazionale (il suo nome circola tra i possibili papabili per un dopo-Schlein, se le Regionali dovessero andare male alla segretaria), e quello potenziale in Puglia.
È vero, come più volte Decaro ha ripetuto, che il lavoro a Bruxelles lo affascina, ma è anche vero che la guida della Regione ha fatto parte dei suoi sogni. Teme, però, che il sogno possa tramutarsi in un incubo. Così con il suo staff studia e analizza le dichiarazioni dei sui amici-contendenti ai quali li lega, ha più volte affermato, «una storia comune». Ma, come emerge dai colloqui con i suoi, i segnali che provengono da Emiliano non sarebbero del tutto graditi. Così avrebbe usato una metafora tutta giornalistica per spiegare la sua avversità alla presenza di Emiliano e Vendola in Consiglio: un nuovo direttore potrebbe convivere con i precedenti che potrebbero contestare la nuova linea editoriale? In pratica Decaro teme di diventare ostaggio dei due predecessori.
Una metafora, indubbiamente, efficace. Così se l’impasse non si dovesse risolvere (la Schlein sembra in altre faccende affaccendate) l’eurodeputato resterebbe bene lì dov’è, in Europa. Ma non basta. Pare che ci siano altri segnali che Decaro non sembra aver gradito. A partire dal tentativo del governatore di fare passare il messaggio di avere spostato i termini per gli incarichi dei direttori generali delle Asl per permettere la decisione a Decaro, o dell’Arif («ma quando mai?», emerge dal suo entourage). Illazioni da far perdere la pazienza. Decaro non ci starebbe a passare come compartecipe di scelte che sanno tanto di fine legislatura. Ma siccome c’è chi pensa, come giusto che sia, ad una soluzione di riserva (che non significa di ripiego), emergerebbero un paio di indiscrezioni (qualcuno ha chiesto a Piemontese una eventuale disponibilità ?).Â
E Boccia? Si dice che potrebbe compattare, ma poi occorrerebbe chiedere a Conte il parere sulla presenza di Emiliano in Consiglio. Pare che Decaro abbia offerto al governatore un ruolo politico esterno: il coordinamento delle liste civiche o della campagna elettorale.
Punto e a capo. Il Pd pensa che vincerebbe la partita sempre e in ogni caso. Ma è proprio cosi? Getta acqua sul fuoco il segretario regionale Domenico De Santis: «A giorni si chiude il tavolo nazionale, il candidato è Decaro». Situazione complessa, comunque. E pare che il quartier generale romano abbia dato mandato a Francesco Boccia di risolvere la querelle pugliese.Â
Ma, non sembra che la vicenda possa essere risolta con un diktat del vertice perché «è una questione politica ma anche umana».Â
Boccia non parla, non si espone. Interpretando lo scenario: Decaro accettando la candidatura, potrebbe convocare i partiti regionali e imporre le sue regole. Dove andrebbe Avs – nel caso in cui continuasse a difendere Vendola -, scollegata dalla coalizione? Stesso discorso per Pd o eventuale liste civiche che intendessero continuare a difendere la candidatura di Emiliano. E Boccia possibile candidato? Niet: ha altro da fare a Roma.
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9 agosto 2025
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