
Trump ha firmato ieri notte un ordine esecutivo per «modificare» i «dazi reciproci», imponendo tariffe che vanno dal 10% al 41% su una settantina di Paesi e confermando il 15% per l’Unione Europea. Le nuove misure scatteranno il 7 agosto. Una delle cifre più alte tra quelle annunciate ieri notte è l’aumento dal 25% al 35% per il Canada (e 40% per i beni che dal Paese cercano di evaderlo): una risposta – dice la Casa Bianca «alle continue mancanze di azione e rappresaglie». In mattinata Trump aveva anche scritto su Truth che dopo la disponibilità del premier canadese Carney di riconoscere la Palestina sarà «molto difficile per noi fare un accordo commerciale con loro». L’India viene colpita con dazi al 25%: il Paese ha rifiutato di dare accesso agli Usa al suo settore agricolo, e Trump sui social in mattinata aveva minacciato anche ulteriori misure per punire New Delhi perché compra petrolio russo. «Non mi importa quello che l’India fa con la Russia. Possono far crollare insieme le loro economie morte, per quanto mi riguarda», ha scritto il presidente su Truth.
E poi: 39% per la Svizzera che fino all’ultimo aveva cercato di parlare al presidente di una proposta inviata settimane fa; 30% per il Sudafrica; 15% per Israele, stessa tariffa prevista per la Turchia e altri paesi come Lesotho, Venezuela, Cameroon e Ciad (la Casa Bianca dice che è la scelta generale in caso di basso deficit della bilancia commerciale); 20% per Taiwan, Vietnam e il Bangladesh, il 19% per il Pakistan. Trump ha affermato inoltre che i Paesi non esplicitamente indicati nell’Annex I dell’ordine esecutivo firmato ieri saranno soggetti a dazi del 10% (e una fonte ha spiegato alla Reuters che è la scelta seguita dalla Casa Bianca se il disavanzo della bilancia commerciale è a favore degli Usa); l’amministrazione Trump ha atteso fino a circa 5 ore prima dello scoccare della mezzanotte, prima di mettere nero su bianco l’entità dei nuovi dazi, mentre i leader stranieri per tutta la giornata avevano cercato di contattarlo per telefono per finalizzare accordi o ottenere esenzioni.
La portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha descritto l’accordo con l’Ue come «quello con più impatto nella Storia» e ha aggiunto di essere stata presente mentre Trump negoziava in Scozia con Ursula von per Leyen: il presidente «ha spremuto il succo quanto più possibile».
Sul tema delle possibili esenzioni, Leavitt aveva spiegato che «i leader stranieri stanno telefonando a Trump… e stanno portando nuove offerte al suo tavolo».
Trump ha spinto molti partner commerciali a cedere, minacciando dazi ancora peggiori e ha evitato per ora le conseguenze negative per l’economia Usa previste da molti esperti, ma l’indice dei prezzi delle spese per consumi personali (un indicatore dell’inflazione cruciale per la Fed che misura le variazioni dei prezzi dei beni e dei servizi acquistati dai consumatori negli Stati Uniti, esclusi i costi di cibo ed energia) è aumentato al 2,6% a giugno (dal 2,4% di maggio). Allo stesso tempo, deve affrontare una sfida in tribunale. I giudici della corte d’appello —chiamata ieri ad ascoltare le argomentazioni dell’amministrazione che Trump ha l’autorità di imporre dazi secondo la legge International Emergency Power Act – sembravano dubbiosi e hanno osservato che la legge non menziona le tariffe e che l’esecutivo sta rivendicando a riguardo un potere illimitato.
In mattinata il presidente Usa aveva annunciato una proroga per il Messico: la presidente Claudia Sheinbaum lo ha convinto ad estendere di altri 90 giorni la scadenza; resteranno dunque in vigore dazi del 25% sulle auto messicane e del 50% sui metalli, ma il Paese eviterà dazi del 30% su altri prodotti che rientrano nell’accordo Nafta. Mercoledì la Corea del Sud ha accettato il 15% su tutti i prodotti incluse le auto, impegnandosi anche a investire 350 miliardi di dollari in non precisati progetti scelti da Trump. Il Brasile invece si è visto imporre dazi del 50% (anche se ne saranno esentati aerei, energia e succo d’arancia) oltre a sanzioni per il giudice della Corte suprema che si occupa del caso contro l’ex presidente Bolsonaro. Il segretario del Tesoro Scott Bessent ha affermato in tv mercoledì che, anche se entrano in vigore i dazi oggi, ci sarà comunque ancora spazio per negoziare per chi non aveva raggiunto un accordo.
L’amministrazione ha annunciato anche di aver scritto a 17 aziende farmaceutiche americane imponendo loro entro 60 giorni di abbassare i prezzi dei medicinali, che in alcuni casi costano in America «tre volte di più» che in qualunque altro Paese.
1 agosto 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA