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Dazi, quali sono i settori colpiti: dai microchip all’acciaio. Su cosa si può (ancora) trattare

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Giovedì Donald Trump ha firmato l’ordine esecutivo che introduce i nuovi dazi reciproci del 15% sulle importazioni di 90 Paesi, inclusa l’Unione europea. Ma l’intesa raggiunta in Scozia con la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, lascia irrisolti diversi nodi. Così le parti continuano a negoziare. I nuovi dazi entreranno in vigore dalla mezzanotte del 7 agosto, una settimana dopo la scadenza originale fissata da Trump con la minaccia di alzare il prelievo sui beni europei fino al 30% in assenza di un accordo commerciale. Un rinvio che permette alle dogane americane di organizzarsi. La nuova soglia del 15% colpirà centinaia di categorie merceologiche. Ma restano esclusi (per ora) settori importanti come acciao e alluminio, le automobili e i farmaci, secondo la Casa Bianca. Mentre c’è ancora incertezza riguardo alle esenzioni sui prodotti strategici.

La deroga per le navi

L’impostazione voluta da Washington è semplice: per ogni prodotto europeo che oggi paga un dazio inferiore al 15% negli Stati Uniti, verrà applicato un dazio aggiuntivo tale da raggiungere esattamente quella soglia, si legge nell’Ordine esecutivo. Viceversa, se un bene è già soggetto a un dazio pari o superiore al 15%, non ci saranno modifiche. Questa formula, che punta a «riequilibrare» le condizioni di accesso al mercato americano, è già stata incorporata nel sistema tariffario americano (HTSUS) attraverso due nuovi codici doganali distinti per le merci europee: uno per i beni sotto soglia (9903.02.20), cui si applica il dazio aggiuntivo, e uno per quelli già oltre il 15% (9903.02.19), per i quali l’aliquota resta invariata.
Una deroga temporanea per l’entrata in vigore dei dazi è prevista per le merci europee già in viaggio: le spedizioni caricate su nave prima del 7 agosto e sdoganate entro il 5 ottobre saranno soggette al vecchio regime tariffario.

Le auto pagano ancora il 27,5%

Il dazio del 15% previsto dal nuovo ordine esecutivo Ue–Usa non si applica alle automobili né ai componenti auto, settori cruciali per l’economia europea: restano soggetti agli attuali dazi stabiliti con la Sezione 232. Questa norma autorizza il Dipartimento del Commercio a indagare se un certo tipo di importazione mina o minaccia la sicurezza nazionale. In particolare, le auto importate dal continente europeo continuano a pagare una tariffa del 27,5% (combinazione tra il 2,5% di tariffa base della nazione più favorita e il 25% aggiuntivo sotto Sezione 232).
I dazi sull’acciaio e sull’alluminio europei rimarranno al 50%, con la stessa tariffa da applicare anche al rame dal 7 agosto, per incentivare la produzione domestica. Tuttavia, l’Ue e gli Stati Uniti hanno concordato che i dazi saranno sostituiti da un sistema di quote, i cui dettagli devono ancora essere negoziati.

L’indagine sui farmaci e il nodo aerei

La Casa Bianca afferma che i prodotti farmaceutici e i microchip dell’Ue saranno soggetti a dazi del 15%. La Commissione europea, però, sostiene che ciò avverrà soltanto dopo che gli Stati Uniti avranno concluso le indagini ai sensi della Sezione 232 nelle prossime settimane e fissato nuove aliquote tariffarie globali per i due settori. Per l’Ue, l’aliquota massima sarebbe del 15%. Mentre ora sono soggetti solo a dazi preesistenti bassi o nulli. Gli aerei e le parti di aeromobili, secondo i funzionari europei, dovrebbero rientrare tra i beni a cui applicare la formula «zero per zero», insieme a determinati prodotti chimici, certi farmaci generici, apparecchiature per la produzione di semiconduttori, alcuni prodotti agricoli, ad eccezione di tutti i prodotti sensibili quali carne bovina, riso, etanolo, zucchero o pollame, e risorse naturali e materie prime critiche. Ma altri potrebbero essere aggiunti altri prodotti.

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Nell’alimentare vincitori e vinti

Tra i prodotti agricoli e alimentari esportati negli Stati Uniti, finora soggetti a dazi variabili, ma che dal 7 agosto saranno uniformemente tassati al 15%, ci sono vincitori e vinti, anche all’interno delle stesse categorie merceologiche. Prendiamo i formaggi: il Parmigiano Reggiano, ad esempio, era fino a oggi gravato da un dazio complessivo del 25%, somma del prelievo «storico» del 15%, risalente agli anni Sessanta, e dell’ulteriore 10% imposto lo scorso 9 aprile dall’amministrazione Trump su tutte le merci europee, con l’eccezione di acciaio, alluminio e automobili, colpiti da tariffe più elevate. Ora, con la soglia fissa al 15%, il Parmigiano ci guadagna, con un alleggerimento del prelievo nel suo primo mercato estero, dove colloca il 22,5% della quota export totale, con oltre 16 mila tonnellate vendute nel 2024 (+13,4%). Al contrario, il pecorino romano, molto amato dagli americani e che finora ha sempre goduto di un’esenzione totale, avrà un dazio del 15%.

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2 agosto 2025

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