
Manifattura, la tempesta dazi si abbatte su un’industria veneta ferma ormai da due anni. È la chiave di lettura uscita giovedì a Vicenza, dalla presentazione dei dati di Veneto congiuntura, l’indagine sulla produzione industriale regionale nel secondo trimestre 2025 di Unioncamere Veneto, realizzata su 2.100 imprese da dieci addetti in su, con centomila occupati, in parallelo ad un affondo su Vicenza. Indagine arrivata nel giorno d’avvio operativo delle tariffe doganali Usa al 15%, che aggiungono ulteriore incertezza. E che potrebbero costare, secondo le prime valutazioni giunte ieri, il 12% in meno di vendite dirette negli Usa a Vicenza, 260 milioni sui 2,2 miliardi 2024, dato che su scala regionale vale oltre 800 milioni sui 7,2 miliardi 2024.
«Continua lo stallo del manifatturiero in corso ormai da quasi due anni – ha riassunto, mettendo insieme i due fronti, il presidente di Unioncamere Veneto, Antonio Santocono – con qualche miglioramento più per acquisti anticipati in vista dei dazi. L’accordo Usa-Ue è fallimentare, una resa su tutti i fronti: le imprese dovranno pensare a basi negli Usa. Tra loro cresce il pessimismo: sommando chi prevede produzione stazionaria e chi in diminuzione nei prossimi mesi, si arriva al 65%».
Le previsioni 2025 su pil, consumi ed export
La ricerca di Unioncamere s’inserisce su previsioni 2025 per il Veneto, aggiornate dall’agenzia Prometeia a luglio, che prevedono Pil regionale in crescita dell’1%, consumi delle famiglie a +0,9%, investimenti fissi lordi a +2,4% e una ripresa dell’export a +0,8%, dopo il calo 2024.
Dati ripresi ieri anche dalla Regione nel suo Bollettino socio-economico, insieme ad altre variabili, come un’inflazione «su livelli gestibili» all’1,7% a giugno, il dato Istat di un export a -1,2% nel primo trimestre, dopo il -1,8% del 2024, e un mercato del lavoro che tocca nel primo semestre i 2,2 milioni di occupati, +1,5% – dato che beneficia però dell’effetto di non contare in modo separato i cassintegrati – che ha fatto dire al presidente della Regione, Luca Zaia, che «i dati confermano la straordinaria capacità del Veneto di affrontare e superare le difficoltà».
I settori
Sul fronte produzione industriale, la congiunturale di Unioncamere fissa però un manifatturiero ancora in calo, con un -0,8% nel secondo trimestre rispetto a un anno fa e -0,3% sul primo(più severo il quadro a Vicenza: -1,1% e -1% i dati). Ancora stagnanti gli ordini interni ed esteri (-0,1% sul 2024, -0,6% sul primo trimestre; Vicenza vede segni positivi sull’estero: +0,2% sul 2024, +0,8% sul primo trimestre), mentre tengono i fatturati (+0,3% e +0,5% i due dati; Vicenza vede -0,7% sul 2024 e +0,6% sul primo trimestre), «tra dinamiche di prezzo favorevoli», dice Unioncamere, ma anche una fase di turbolenza, che rende poco leggibili prezzi e produzione.
Un quadro di «fragilità», per Unioncamere, in cui la tenuta nel breve periodo della dinamica industriale non ha impedito di tornare sotto i livelli pre-Covid. Per settori, sono mezzi di trasporto, legno–mobile e gomma–plastica a soffrire (vedi il grafico), mentre, a sorpresa, inverte la tendenza il tessile–abbigliamento–calzature, pur tra gli inviti alla prudenza: «Ragionevole pensare, dopo una discesa pesante, a una ricostituzione scorte – ha detto, da imprenditore del settore, Giorgio Xoccato, presidente della Camera di commercio di Vicenza -. Vedremo a fine anno».
Anche perché Vicenza ha mostrato, sul lavoro, il dato di 4,6 milioni di ore di cassa integrazione autorizzate nel secondo trimestre, -22% sui 5,9 del primo, ma +10% sui primi sei mesi del 2024, a 10,5 milioni: «Livelli non fisiologici, tripli sul pre-Covid», ha detto il ricercatore Diego Rebesco, della Camera di Vicenza.
Ottimismo in calo
Sulle attese per i prossimi mesi, oltre che in produzione, calano gli ottimisti anche sulle altre voci: in Veneto, la somma di chi prevede andamenti stazionari o in calo tocca il 68% sugli ordini interni ed esteri, e il 65% sui fatturati.
È su questa situazione che entrano in gioco ora i dazi Usa, su cui, a maggio Unioncamere aveva stimato, su un’ipotesi al 20%, una perdita di Pil di 727 milioni l’anno (-0,4% su 181 miliardi di euro) e una perdita di 10.500 occupati. Giovedì alcuni aggiornamenti: «Sono settemila le imprese vicentine che esportano, ma il 75% del valore è delle prime 300», ha avvertito Xoccato, facendo capire quale sia il rischio che tocca le più piccole.
Sul conto va messo anche il rischio delle merci dall’Asia destinate agli Usa, non entrate, e dirottate verso l’Europa: «Le esportazioni della Cina non sono calate nei primi sei mesi – ha detto la ricercatrice di Unioncamere, Antonella Trevisanato -. Un loro aumento verso l’Europa potrebbe creare nuove pressioni competitive e un abbassamento dei prezzi di vendita».
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8 agosto 2025
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