
DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
BRUXELLES – Arrivare a una soluzione negoziata con gli Stati Uniti resta la priorità ma dopo la lettera ricevuta dal presidente Usa Trump l’Unione europea avanza anche con le contromisure. La lista di prodotti Usa per un valore di 72 miliardi, da colpire in risposta ai dazi reciproci introdotti da Washington sul 70% delle esportazioni europee in aprile (valore pari a 380 miliardi di euro), sarà presentata in questi giorni, forse già lunedì, agli Stati membri per l’approvazione. La consultazione si era conclusa il 10 giugno.
Secondo alcune fonti diplomatiche europee domenica la Commissione ha spiegato agli ambasciatori di stare anche valutando l’introduzione di possibili restrizioni su alcune esportazioni europee di rottami di alluminio verso gli Stati Uniti, considerati strategici per l’industria europea. Ipotesi già avanzata in maggio ma poi non concretizzata. Mentre la prima lista di prodotti Usa in risposta ai dazi americani su acciaio e alluminio, ha spiegato la presidente von der Leyen, sarà di nuovo sospesa fino a inizio agosto.
Gli schieramenti
Se è stato unanime il sostegno alla strategia della Commissione nel negoziato, fonti diplomatiche europee riferiscono di «sfumature» tra gli Stati sui toni da tenere nei confronti degli Usa. Alcuni Paesi tra cui Francia, Olanda, Belgio, Lussemburgo e Grecia hanno chiesto di cominciare a considerare misure che possano creare un diverso rapporto di forza nel negoziato con Washington. Il presidente francese Macron sabato ha chiesto alla Commissione di mobilitare «tutti gli strumenti a disposizione, compreso il meccanismo anticoercizione» in caso di un accordo non «equo». Italia e Ungheria hanno invitato alla massima cautela mentre la Germania è ora in una posizione di mezzo. Nessuno, comunque, vuole un’escalation. Per questo la Commissione europea ha deciso di prolungare fino al primo agosto la sospensione del primo pacchetto di contromisure ai dazi Usa su acciaio e alluminio «made in Ue» che scadevano lunedì e che avrebbe colpito prodotti americani per un valore pari a 21 miliardi di euro. Questo per consentire di continuare il negoziato con Washington ed evitare la scure delle tariffe al 30% su tutti i prodotti Ue esportati negli Usa come minacciato nella lettera di Trump.
La prima lista
La lista era stata approvata dagli Stati membri in aprile e poi sospesa. Prevede controdazi del 25% e del 10% a seconda della tipologia della merce. L’elenco comprende i prodotti già oggetto di contromisure adottate nel 2018 (poi sospese nel 2021) con prodotti iconici come le moto Harley Davidson. La strategia della Commissione è colpire i prodotti situati in Stati politicamente sensibili (a maggioranza repubblicana), senza danneggiare l’interesse europeo: la soia della Louisiana, la carne bovina e il pollame del Nebraska e del Kansas, i prodotti in legno della Georgia, Virginia e Alabama. Si tratta di beni per i quali l’Ue ritiene di avere alternative. La lista include anche riso, cereali, frutta, tabacco, sigari, tessuti, abbigliamento, calzature, arredo, tubi in ferro o acciaio, prodotti in alluminio, gelati, mandorle e semi di soia.
Il secondo elenco
La seconda lista in risposta ai dazi Usa che deve essere approvata include un’ampia gamma di prodotti industriali e agricoli americani. Inizialmente il valore era pari a 95 miliardi di euro ora è sceso a circa 72 miliardi. Dall’elenco sono stati tolti diversi prodotti tra cui gli alcolici come il bourbon per evitare ritorsioni. Nell’elenco compaiono aerei (tra cui Boeing), componenti per auto, veicoli finiti, prodotti chimici e plastica; apparecchiature elettroniche; prodotti sanitari non farmaceutici; macchinari; frutta secca, verdura, prodotti della pesca e dell’acquacoltura (salmone e aragosta).
Il bazooka
Non è invece ancora sul tavolo lo strumento anticoercizione. Il «bazooka» contempla un’ampia gamma di possibili contromisure da parte dell’Unione: oltre ai dazi, l’imposizione di restrizioni in Ue al commercio di servizi digitali — andrebbe quindi a colpire le Big Tech — e finanziari, all’accesso agli investimenti diretti esteri (ad esempio il divieto di acquisire imprese o partecipare al capitale) e agli appalti pubblici, arrivando a toccare i diritti di proprietà intellettuale.
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13 luglio 2025 ( modifica il 13 luglio 2025 | 22:28)
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