
L’introduzione dei dazi statunitensi potrebbe costare all’export italiano di prodotti alimentari e non food tra i 500 milioni e i 3,3 miliardi di euro. A penalizzare ulteriormente le esportazioni contribuirebbe il cambio sfavorevole euro/dollaro: nei primi mesi del 2025 la valuta europea si è apprezzata significativamente rispetto a quella americana (+11% tra gennaio e giugno) raggiungendo i livelli più elevati dal 2022.
Il rapporto
È quanto emerge da uno studio promosso da Centromarca, realizzato con il supporto scientifico di Nomisma, che in questi giorni sarà condiviso con il Governo e i rappresentanti del mondo politico. «L’incertezza sull’applicazione dei dazi preoccupa molto le nostre industrie, sia sul piano economico sia perché non consente un’adeguata pianificazione strategica e nella contrattazione con i buyer statunitensi», sottolinea Vittorio Cino, direttore generale di Centromarca.
Le importazioni
«È una criticità da non sottovalutare se si considera la rilevanza del mercato d’oltreoceano per i beni alimentari e non alimentari prodotti in Italia. Nel 2024 le importazioni Usa di beni grocery italiani hanno prodotto un giro d’affari di 9,9 miliardi di euro, con una crescita del +161% rispetto al 2014 e un’incidenza dell’11% sull’export complessivo del settore. È degno di nota il fatto che nei primi quattro mesi di quest’anno l’incremento a valore è stato del 14% rispetto allo stesso periodo del 2024. Sulla base di queste considerazioni Centromarca sta supportando le aziende con analisi ad hoc e si interfaccia costantemente con i suoi corrispondenti a Bruxelles e con i ministeri competenti».
L’aumento dei prezzi
Il combinato tra dazi e valuta sfavorevole rende più costosi e meno attrattivi i prodotti a scaffale e rischia di compromettere marginalità e volumi esportati. Come reagirà il consumatore? Per scoprirlo Nomisma ha condotto un’indagine su 2.000 statunitensi, da cui emerge che l’85% degli americani è consapevole dell’esistenza dei dazi e il 50% che avranno un effetto negativo sugli acquisti.
Il ciclo di mercato
A fronte di un aumento del prezzo del 20% determinato dal dazio, la gran parte dei consumatori afferma che continuerebbe ad acquistare prodotti italiani, ma una quota importante (compresa tra il 30% e il 40%) lo farebbe in misura minore. Ad essere colpite potrebbero essere le produzioni italiane più facilmente rimpiazzabili con beni realizzati negli States o in altri Paesi, mentre l’impatto potrebbe essere più contenuto per i prodotti premium o meno sostituibili (Dop di formaggi e vino, marche famose).
13 luglio 2025 ( modifica il 13 luglio 2025 | 12:58)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
13 luglio 2025 ( modifica il 13 luglio 2025 | 12:58)
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