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Dazi al 15%, il conto per il Veneto e la corsa alle esenzioni Usa: «Danni per 2 miliardi»

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Dazi Usa, se fissati definitivamente al 15%, quanto costerebbero al Veneto? Il calcolo lo propone la Cgia di Mestre: un danno di circa 2 miliardi l’anno. La stima, nel report degli artigiani di Mestre, deriva dall’incrocio tra più effetti. Quelli diretti, rappresentati dalle mancate esportazioni, quelli indiretti dovuti alla contrazione dei margini per le imprese che cercassero in questo modo di mantenere le quote di mercato e altri collegati agli ammortizzatori sociali a favore di chi per questo potrebbe perdere il posto di lavoro, fino al trasferimento di aziende italiane negli Usa e agli effetti dell’arrivo di merci di altri Paesi destinate agli Usa, non entrate e dirottate qui a prezzi scontati.

La vocazione all’export

La nostra regione, ricorda ancora l’associazione artigiana, ha una forte vocazione all’export, e le vendite negli Stati Uniti l’anno scorso sono state di 7,3 miliardi. La Cgia sottolinea poi che, secondo Banca d’Italia, il 92% di ciò che si vende negli Usa sono prodotti di gamma medio-alta, rivolti ad acquirenti senza problemi di reddito. Perciò soggetti per i quali un incremento di prezzo non dovrebbe essere un ostacolo.

Tra tutti i comparti, secondo questo ragionamento, quello che potrebbe risentirne meno è il sempre ricercatissimo agroalimentare italiano, vino in testa. «L’aver stabilito che il dazio massimo praticabile è del 15% ha permesso al mercato di sbloccarsi e stiamo vedendo un po’ tutti gli importatori riprendere ad ordinare», evidenzia a questo proposito Settimo Pizzolato, presidente del gruppo vinicolo di Confindustria Veneto Est. Anche se non si spegne naturalmente la speranza che le negoziazioni dei prossimi giorni sull’intero comparto agroalimentare possano portare, se non ad un’esenzione integrale, ad una riduzione di questa quota. Il 15%, ad ogni modo, in base alla percezione dell’esponente confindustriale non sembra allarmare più di tanto i produttori veneti. Nonostante tutte le voci che si sono susseguite sulle imminenti barriere doganali americane, prosegue Pizzolato, «nei primi sei mesi dell’anno il vino spedito Oltreoceano è in volume lo stesso che nella prima metà del 2024. Diciamo che, nei mesi scorsi, la nostra categoria attendeva un incremento delle esportazioni verso gli Usa mentre oggi dobbiamo constatare una stabilità. Ci auguriamo un aumento nei cinque mesi che restano del 2025».

I magazzini ancora pieni

Va comunque detto che il comparto vinicolo sta per ora «vivendo di rendita. Nei magazzini dei nostri clienti ci sono ancora scorte importate alle condizioni precedenti ed aumenti dei prezzi allo scaffale – prosegue l’esponente confindustriale – li vedremo non prima del 2026». Tutto ciò al netto del fatto che stiamo parlando di merce non fungibile: «Per gli americani trovare alternative al vino italiano non è facile, gli Usa – chiude Pizzolato – continueranno a rimanere un mercato importante». Un punto di vista diverso è però quello proposto da Pierluigi Bolla, presidente dell’azienda vitivinicola Valdo, di Valdobbiadene (Treviso), secondo il quale ritrovarsi a discutere del livello di un dazio a poche settimane dall’inizio della vendemmia, rende «molto difficile la programmazione della gestione commerciale» delle imprese. «I vini veneti – spiega – hanno la quota maggiore tra quelli italiani esportati negli Usa (per il Prosecco il mercato americano vale il 23% dell’export totale, ndr) e questo si riflette sul calcolo della materia prima da acquistare».

L’effetto sui prezzi

Altro aspetto da considerare, l’effetto sui prezzi: «Secondo le nostre informazioni – aggiunge Bolla – il sistema distributivo americano non sarebbe affatto disposto a ridurre la marginalità, quindi l’aumento sarebbe riversato tutto sul consumatore. Il quale si trova in un mercato in questo momento riflessivo, con un dollaro svalutato del 15% e in un contesto in cui la concorrenza di vini di buona qualità da Paesi emergenti come Australia, Nuova Zelanda e Cile si farebbe sentire».


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4 agosto 2025

4 agosto 2025

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