Se c’è un’immagine che può essere paragonata a quella di Konrad Lorenz che nuota con le sue papere, forse è quella del piccolo Gerald Durrell – naturalista in erba nella favolosa Corfù di fine Anni ’30 – che gioca con le sue tre piccole lontre, tre cuccioli salvati dopo che i cacciatori ne avevano ucciso le madri. Ed oggi, quasi a voler omaggiare lo scrittore britannico, le lontre sono tornate: arrivano a nuoto dalle vicine zone umide dell’Albania (laguna di Vuthrotos ed estuario del fiume Pavla), attraversando il braccio di mare che separa l’isola greca e la costa skipetara nel tratto più breve, che misura fra 1,3 e 2 miglia marine.
La migrazione via mare anche di cervi e lupi
Questi carnivori dalla coda piatta e pelosa si confermano grandi nuotatori: già in passato, nel 2006, il biologo francese Xavier Gremillet aveva ipotizzato che la popolazione di Lutra lutra (lontra europea) osservata a Corfù tra fiumi ed aree marine (un gruppo che negli Anni ’80 era definito a rischio, con soltanto 19 siti su 55 ancora popolati) si sarebbe costantemente arricchita di nuovi individui in partenza dalle coste dirimpetto alle paludi di Agios Stefanos Sinion, nell’area del parco di Erimitis. Più o meno la stessa rotta seguita – spiegano gli storici – dai primi cervi che arrivarono sull’isola dal continente nel terzo secolo dopo Cristo. E dal lupo nel 1630, o dai cinghiali nel 2020. Da Agios Stefanos, seguendo diversi percorsi costieri, le lontre attualmente si disperdono verso le più grandi zone umide dell’isola, con particolare preferenza per la laguna Antiniotis Acharavis, che sembra divenuta un sito permanente.
Tre piccole pesti a casa Durrell
Una notizia che avrebbe fatto felice Gerald Durrell. Sono trascorsi 90 anni da quando ‘Gerry’, all’epoca bambino, sbarcò da una nave proveniente da Brindisi in quella che egli stesso, adulto, avrebbe definito “il paradiso in terra”. Per il piccolo scienziato in pectore, Corfù era davvero l’isola delle meraviglie, e non mancò di sottolinearlo neppure nei libri successivi a quel suo La mia famiglia e altri animali (nel quale raccontava con pagine esilaranti delle tre pestifere lontre adottate in casa Durrell, definendole “i figli”) che l’ha fatta scoprire prima a milioni di britannici, poi a centinaia di migliaia di anglofili. Oggi non solo le lontre ma tutta l’isola ricambia: celebrando lo scrittore e naturalista inglese, per il centenario della sua nascita, con una serie di eventi, dal teatro alla musica ai tour sulle sue orme, che coinvolgeranno i visitatori e i nativi della perla dello Ionio dal prossimo 9 settembre. Ma che cosa è rimasto di quell’isola sognata da “Gerry” bambino e poi riscoperta dal Gerald adulto di ritorno sui luoghi della sua meravigliosa infanzia?
Lo scrittore affranto dai mutamenti ambientali
Delle tracce letterarie e dei paesaggi sopravvissuti il Corriere ha già parlato in una doppia pagina della Cultura (leggi qui). Quel che diventa urgente ora è parlare della natura, degli equilibri ambientali, di animali, pesci, anfibi, uccelli e insetti sopravvissuti agli anni del boom turistico. «Lo stesso Gerry era affranto – racconta la vedova dello scrittore, a sua volta naturalista e scrittrice, Lee Durrell – dal vedere quanto l’isola fosse mutata. Me ne parlava spesso». «La prima volta che Gerald mi portò a Corfu, era il 1983, stavano girando la puntata di apertura della serie TV The Amateur Naturalist, basata su un libro che avevamo scritto insieme. Il libro apriva una finestra su animali, piante ed ecosistemi di tutto il mondo, ma Gerry voleva che il primo episodio fosse ambientato sull’isola dove la sua passione per la natura era sbocciata da ragazzo, negli Anni ’30», spiega Lee Durrell, che in questi giorni sta preparando le celebrazioni nell’ambito del Festival Letterario di Corfù.
«Tre anni dopo, invece, ci andammo per una splendida vacanza con sua sorella Margo, mia sorella Harriet ed alcuni amici: alloggiavamo in una vecchia villa in quella che allora era ancora l’area incontaminata di Barbati».
Che cosa è rimasto dell’isola di Gerry
Gerald aveva sposato l’americana Lee McGeorge in seconde nozze, nel 1979, ma i suoi primi viaggi di ritorno a Corfù risalgono all’inizio degli Anni Sessanta, nel ’67 e nel 68 vi si era recato due volte con la prima moglie Jaquie. Non che Gerry avesse mai deciso di tornarci a vivere definitivamente, ma specie negli anni ’80 iniziò a trascorrervi periodi più lunghi. Che cosa vide e che cosa avrebbe visto oggi negli stessi luoghi che aveva rivisitato quasi quarantenne? «Tanto di quello che vide Gerald Durrell a Corfù in età avanzata è scomparso oggi, ma non tutto è andato perduto fortunatamente», spiega Stamatis Ghinis, biologo-ittiologo, ex direttore generale per Lagune Mare e Pesca della Regione delle Isole Ionie e per alcuni anni responsabile del settore ambientale. Studioso di grande fama e ammiratore di Durrell, Ghinis ci aiuta a fare il punto sullo stato dell’ambiente di Corfù: «In primo luogo c’è da festeggiare il ritorno delle lontre, come avete già detto. Ma poi ci vorrebbero giorni per parlare anche di foche monache, granchi endemici di fiume a rischio estinzione, farfalle meravigliose (ndr. Gerry bambino ne era incantato), tartarughe, uccelli migratori… Non saprei da dove cominciare».
Le battaglia da sostenere a Issos ed Erimitis
Occorre focalizzarsi sulle zone per cui vale la pena di battersi contro ogni possibile futura speculazione: «A cominciare dalla grande laguna di Issos, dove vorrebbero costruire due grandissimi hotel (sabato 6 settembre siamo scesi tutti in piazza per manifestare il dissenso della popolazione). Per poi passare a Nord al parco di Erimitis, difeso in passato ma di nuovo minacciato dal progetto di un presunto eco hotel», sottolinea Stamatis. Anche le dune della laguna di Antinioti sono minacciate dal cemento. «E pensare che quelle hanno un’altezza di 2,5 metri, mentre a Issos ci sono ancora dune di 13 metri – nota il naturalista -, un patrimonio unico in tutta Europa. Credo Bruxelles dovrebbe aiutarci a tutelarle: esiste già una proposta in questo senso avanzata da Bari e Brindisi per impedire vengano danneggiate queste ed altre dune costiere».
Perché a Corfù c’è perfino chi va a scavare sulle dune per cavarne sabbia destinata all’edilizia, come accade nell’area degli iuniperos a Korision. O peggio, c’è chi si diverte a correre in motocross sulle colline di sabbia. «Antinioti è protetta dal progetto Natura Duemila – rivela Stamatis – ma in Grecia queste due parole non significano molto. E se l’industria turistica prende di mira un’area sono guai».
Lo Ionio sta male. troppe morie di delfini
E fin qui stiamo parlando dei pericoli a terra: «Dobbiamo considerare il fatto che il giovane Durrell osservava l’ambiente vicino a lui, prevalentemente quello terreste. Aveva sì una piccola barca, ma conosceva pochissimo del mare – evidenzia l’esperto, oggi consulente per l’Ambiente dell’Università delle Isole Ionie che ha sede a Corfù – . Oggi non possiamo non parlare di quel che non va nel nostro Mar Ionio, che sta morendo. Ogni anno aumentano le morie di delfini, gli incidenti in cui le eliche dei diportisti feriscono le tartarughe marine. E la foca monaca è spesso minacciata».

«Orde di turisti rossi come peperoni»
Ma torniamo a Gerald Durrell, appunto. Nel 1967 il naturalista si era fermato a lungo per seguire le riprese di un documentario della BBC dedicato alla sua infanzia, intitolato Il Giardino degli Dei, basato sull’adattamento della sua Trilogia di Corfù: era il prologo di quell’incredibile successo di pubblico che avrebbe avuto, dopo la scomparsa dell’autore, la serie in streaming “I Durrell a Corfù”. Fu allora che per la prima volta espresse il suo rammarico per «le orde di turisti rossi come peperoni o bianchi come la pancia di un pesce».
«A proposito di pesci: certi pesciolini del fiume Fonissa a Corfù sono a rischio estinzione», rammenta Stamatis. «Con la siccità prolungata degli ultimi due anni che ha ridotto alcuni fiumi affluenti, c’è il pericolo che li perderemo per sempre».
Le libellule e lo sceneggiato
Anche tante delle piante e dei piccoli insetti osservati da Gerry, in primo luogo le libellule, sono a rischio. I mutamenti radicali dell’ambiente isolano divennero ancora più evidenti al ritorno di Durrell sull’isola con la moglie Lee, nell’83, e poi nel luglio del 1987, per seguire un nuovo lavoro della BBC: le riprese, questa volta ispirate direttamente a La mia famiglia e altri animali, di uno speciale in dieci puntate. «L’isola era cambiata così tanto rispetto all’infanzia descritta dal naturalista – scrive Douglas Botting nella sua preziosa Durrell‘s biography – che la BBC ebbe grandi difficoltà a trovare le location giuste per lo sceneggiato». Durrell ne fu talmente sconvolto che mesi dopo scrisse, in un articolo sul Sunday Times: «Gli abitanti di Corfù sono stati benedetti con una magnifica e magica eredità, un’isola di una bellezza sconvolgente, probabilmente una delle più belle di tutto il Mediterraneo. Ciò che ne hanno fatto è di un vandalismo inimmaginabile». In particolare Gerald era rimasto colpito dagli «effetti devastanti del turismo sugli equilibri ambientali isolani».
Con gli amici corfioti dissentiva sul turismo
Se ne lamentò più volte anche con i tanti amici corfioti che ancora incontrava tornando nei suoi luoghi amati: «Spesso discutevano dell’impatto del turismo sull’isola. Alcuni sostenevano che non fosse giusto impedire alle persone di desiderare di migliorarsi e che non si potesse fermare il progresso – ricorda Lee –, ma Gerry ribatteva che dipendeva da come il cambiamento si stava verificando. Riteneva che Corfù non stesse solo cambiando, ma subendo anche gravi danni ambientali. Sono certa che le sue opinioni trovassero riscontro in molti corfioti e che sperasse che alcuni si impegnassero a fondo per preservare il patrimonio naturale dell’isola».
In collina a cercare farfalle
Spiega poi la vedova: «Negli anni ’80, la delusione di Gerry per lo sviluppo turistico incontrollato di Corfù, che stava rovinando quello che ricordava come un paradiso, era molto forte. D’altra parte, voleva mostrare a me e ai suoi amici la Corfù che conosceva, e così salivamo sulle colline a cercare tartarughe e farfalle o prendevamo un caicco lungo la costa per nuotare al largo di alcune delle spiagge meno sviluppate. Era felice, allora, di intravedere la Corfù che aveva esplorato da ragazzo».
In seguito il famoso naturalista si impegnò – ma senza evidenti successi – per tentare di correggere e mitigare i flussi del turismo di massa nella capitale delle isole Ioniche. Chissà che nel centenario della sua nascita non possa prender forza quel movimento di abitanti e stranieri residenti che punta a proteggere gli ultimi spot di Corfù quasi incontaminati, come il parco di Erimitis e i vicini possibili rifugi della foca monaca. E’ quanto spera anche Stamatis Ghinis, che per 14 anni si è occupato delle procedure per l’ottenimento di fondi europei a favore di progetti sull’isola. «L’aiuto dell’Italia, in questo senso, sarebbe fondamentale. Lo so perché in passato è stato davvero importante per noi», assicura. «Ricordando le passioni di Durrell, dovremmo rimetterci al lavoro – Grecia, Italia e Albania insieme – per difendere il nostro Ionio e il braccio di Adriatico che c’è tra voi e noi corfioti. Credo che tutti noi vogliamo un mare sano e vitale. Serve un nuovo programma europeo per la salvaguardia degli equilibri, tutelando la natura seppure aiutando i pescatori».
Le foche non siano una attrazione
E c’è tanto da fare, specie per convincere i corfioti che l’isola si può salvare e migliorare, andando oltre l’economia del turismo vecchia maniera. «Il caso delle foche monache è esemplare: dobbiamo evitare diventino una attrazione turistica, insistendo nella loro protezione totale sia a Paxos, sia a Othoni, sia a Korisio. Due anni fa, quando venne trovato in Puglia un baby di monk seal, si mobilitarono tutti per salvarlo. Vorrei accadesse anche qui a Corfù».
Durrell amava parlare dell’isola come di una splendida donna, ma poi scriveva: «Tornare da lei di recente è stato come fare visita alla donna più bella del mondo affetta da una forma acuta e probabilmente terminale di lebbra, comunemente chiamata turismo… È ridicolo – questo è ovvio – aspettarsi che i luoghi della propria giovinezza rimangano immutati mentre noi stessi invecchiamo, ma in qualche modo, con i paesaggi terrestri e marini (se non sono stati contaminati dall’uomo) uno si aspetterebbe di trovarli immutabili, come un bel dipinto».
Quella lettera furente al primo ministro
A volte la rabbia del naturalista tradito si materializzava nell’uso di carta e penna, intinta nell’inchiostro dell’acredine: «So che una delle prime volte in cui parlò apertamente dei danni che, a suo avviso, il turismo aveva arrecato all’isola – ricorda Lee – fu a proposito di Paleokastritsa (ndr. forse la baia più devastata dalla speculazione edilizia legata al turismo), alla fine degli Anni ’60. Nel 1968 scrisse una lettera di protesta, al riguardo, all’allora primo ministro greco, ma non ricevette mai risposta».
Per contro, le sue invettive non riuscirono mai a saldarsi con le iniziative di chi sull’isola tentava di proteggere l’ambiente: «No, non lavorò mai con gli ambientalisti locali – rivela Lee – perché Gerry non era un uomo uso ad organizzare le reazioni di altri. A parte quella lettera al governo, non intraprese mai alcuna azione concreta».
Il fronte comune delle università
Corfù è ancor oggi, a dispetto dei tanti danni fatti anche nelle ultime decadi dal turismo di massa, un piccolo paradiso, con mille luoghi ancora ben preservati, nonostante ville e alberghi, talvolta dallo stesso amore di tanti stranieri che qui si sono trasferiti adottando brandelli di paesaggio e curandoli con amore. «E’ grazie a chi si dedica volontariamente alla tutela dell’ambiente che possiamo cambiare la mentalità degli isolani – dice Ghinis –. E dobbiamo farlo in fretta se vogliamo far fronte alle enormi sfide che ci pone l’avanzamento dei cambiamenti climatici. Dall’epoca dei Durrell, in quasi un secolo è cambiato molto, ma sono cambiate anche le forze in campo per la natura: le università di Corfù e di Ioannina collaborano con gi atenei di Bari e Lecce. Non possiamo che continuare ad unire le istituzioni universitarie dei due lati dello stretto marino per vincere la sfida climatica».
Uno dei luoghi dove ancora si possono trovare scorci popolati da uccelli, anfibi e libellule, distese di gigli in fiore e arbusti della macchia mediterranea – come spiegava il dottor Ghinis – è la laguna di Antinioti, pochi chilometri a Nord di Kassiopi. Non molto lontana dall’ultimo rifugio di Gerald Durrell ormai adulto: quella Barbati Olive Press Villa dove aveva portato Lee e amici. «Fu il suo saluto all’isola, l’ultima vacanza nel 1986», rammenta Lee . Poi ci fu un viaggio per lavoro, come detto. «Da allora non tornò più a Corfù, si ammalò e morì nel 1995. Io tornai da sola intorno al 2005, per un progetto associato alla Durrel School of Corfù (oggi sfortunatamente chiusa) che proponeva corsi sulla natura del suo Paradiso perduto. Da allora ci torno quasi ogni anno ormai da vent’anni. E sono stata felice di presenziare all’inaugurazione quando la municipalità gli dedicò il Bosketto Durrell, vicino alla Fortezza Vecchia, grazie a una generosa donazione del Lewis Hotel Group».
Lee e la pandemia trascorsa sull’isola
Proprio nella zona di Antiniotissa, dove nel racconto de La mia famiglia e altri animali il piccolo Gerry attracca con due imbarcazioni insieme a tutti i parenti, al dottor Theodore, mentore e amico, e a una muta di cani, durante una delle sue ultime avventure corfiote, la vedova Lee Durrell terrà un reading dal famoso romanzo per un fortunato gruppo di turisti: «A dire il vero non ricordo di aver visitato Antiniotissa con Gerry, anche se me ne parlava spesso. Però ci sono stata molte volte a partire dagli anni 2000, quando ho ripreso a frequentare l’isola con assiduità».
Oggi Lee Durrel è cittadina onoraria di Corfù: ha ricevuto l’investitura nel 2018, come ringraziamento per quanto ha fatto per l’isola la famiglia Durrell. «Ne sono molto fiera – puntualizza Lee -. Quello stesso anno comprai una vecchia villa nel centro dell’isola e da allora ho trascorso la maggior parte del mio tempo qui. Sono rimasta bloccata a Corfù durante la pandemia di Covid. E credo sia stato il posto migliore al mondo in cui trascorrere il lockdown, poiché eravamo abbastanza liberi di muoverci e le autorità sanitarie hanno gestito la situazione con competenza ed efficienza».
A teatro con Gerry nel parco di Mon Repos
Se non siete tra gli spettatori prenotati per l’affascinante reading ad Antiniotissa, non potrete comunque perdere lo spettacolo che Lee ha rimesso in produzione per le celebrazioni durreliane a Corfù: due serate al teatro all’aperto Arena Vlachopoulou, nel parco di Mon Repos; con la pièce tratta da La mia famiglia e altri animali; nonché la serata speciale Ionian Estates Evening in quella Villa Posillipo che fu location di The Durrells (h 18,30); e ancora, la conversazione di Lee con Julian Hoffman, nei Durrell’s Gardens al Bosketto alle 11,30 di giovedì 11 settembre.
Tra un appuntamento e l’altro, però, vale davvero la pena di prendere l’auto e raggiungere le tre lagune di Akoli, Vromolimni e Savoura – nell’area del parco di Erimitis – che tuttoggi ospitano un compendio di flora e fauna unico: tra mare e acque salmastre, oltre al delfino dal naso a bottiglia (Tursiops truncatus) e alle lontre amate da Gerry bambino, qui vivono 282 specie floreali e arboree, tra cui 36 varietà di orchidee, nonché 4 rari anfibi, 15 tipi di rettili e 73 specie di uccelli.
Le focene, la barca Culandrona e le foche
Altre piccole baie di Erimitis, raggiungibili soltanto a piedi o in barca, ricordano invece come doveva essere la Kontokali Bay alla fine degli Anni ‘30, là dove Gerry bambino con la sua barca «Culandrona» fece una sera il bagno nell’acqua resa fosforescente dai microorganismi ed ebbe il suo primo incontro con un banco di focene (piccoli cetacei Odontoceti). E’ qui a Erimitis che anche oggi gli attivisti per l’ambiente dell’isola e di tutta la Grecia si battono per proteggere gli ultimi santuari delle foche monache, minacciate di estinzione. Lo conferma Stamatis Ghinis: «Nello studio sulla lontra mediterranea, si segnala che la zona costiera del Sinion (ndr, tra Kerasia e Kassiopi) potrebbe sostenere – teoricamente – anche una piccola popolazione dell’altro mammifero acquatico più a rischio, la foca monaca mediterranea (Monachus monachus) al pari di aree più lontane come Paxos e Othonì».
«Vi auguro un’orchestra di canti di uccelli»
Se cercate altri luoghi con un’atmosfera da Anni Trenta, ci sono alcune calette raggiungibili a piedi ancora miracolosamente integre tra Agni e Kalami (che fino a pochi anni fa era ancora un paradiso poco battuto dai turisti), la baia della White House dove Gerry visse per un po’ con il fratello Lawrence e la moglie. Ai corfioti Durrel non lasciò un testamento vero e proprio, «ma si può dire senza timore di sbagliare che la sua “lettera alle generazioni future”, scritta qualche anno prima di morire, fosse diretta a Corfù sebbene non la menzionasse nero su bianco».
Sì, Gerald Durrell aveva per certo in mente Corfù quando scrisse ai cittadini di domani:
«Speriamo che ci siano lucciole e lucciole di notte a guidarvi e farfalle nelle siepi e nelle foreste ad accogliervi.
Speriamo che le vostre albe siano riempite da un’orchestra di canti di uccelli che vi incanti.
Speriamo che ci siano ancora creature straordinarie che condividono il pianeta con voi per arricchire le vostre vite come hanno fatto per noi.
Speriamo che siate grati di essere nati in un mondo così magico».
Magico come Corfù era stata per lui.
8 settembre 2025
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