
«Una domenica in buona compagnia». Giorgia Meloni sorride davanti all’obiettivo mentre si fa fotografare in compagnia di un nuovo amichetto: un piccolo barboncino toy che tiene avvinghiato alla sua spalla e che, a sua volta, guarda in camera tenendo una zampa sulla mano della premier. Un’immagine che certifica una volta di più la passione per i cani della presidente del consiglio. La quale non ha aggiunto ulteriori elementi, nel suo post pubblicato su Instagram e Facebook, sul cagnolino o sulla circostanza in cui l’immagine è stata scattata. Postata sui suoi profili social, ha raccolto molti like ma anche molti commenti non sempre positivi e non sempre inerenti la fotografia.
Lo scorso agosto, a margine del periodo di vacanze trascorso in Puglia, aveva invece fatto discutere il video della sua visita ad un allevamento di cane corso italiano a San Giovanni Rotondo. Nel breve filmato, rispondendo alla domanda di Aldo Mondelli, il nipote del titolare della masseria, Meloni sosteneva essere proprio quello il cane «tricolore» per eccellenza. «Ha una grande passione per il cane corso – aveva spiegato poi Mondelli ai cronisti – e gliene abbiamo mostrato uno. Poi si è fermata anche a cena».
Il cane corso è una razza antica, discendente diretto – spiega l’Ente nazionale della cinofilia italiana – dell’antico molosso romano. «Presente nell’antichità in tutta l’Italia, si è mantenuto solo in Puglia e regioni limitrofe». Non deve ingannare il suo nome: quel «corso» non ha nulla a che vedere con la Corsica. Deriverebbe invece dal latino «cohors» che significa coorte, come quella delle legioni romane appunto (richiamata anche nell’inno nazionale con la strofa «stringiamci a coorte») e che si addice al ruolo di protettore e guardiano delle masserie. Diversamente dal barboncino della foto di ieri, classico cane da compagnia tendenzialmente molto docile e tranquillo, il cane corso è di taglia medio grande, con una muscolatura possente che lo rende adatto alla guardia del bestiame, visto che può fronteggiare anche eventuali predatori.
In occasione di quella visita agostana la Lega nazionale del cane apprezzamento per l’amore della premier per i cani ma si era rammaricata per il fatto che «sarebbe stato molto più significativo visitare un canile invece di un allevamento privato». Lndc aveva anche rimarcato che proprio la Puglia è una delle regioni italiane dove maggiore è l’emergenza randagismo e che «i gesti di sensibilità verso gli animali sono importanti, ma ancora di più lo è affrontare i problemi reali con impegni concreti e nel rispetto delle leggi».
Giorgia Meloni non ha un cane. Ma altri suoi predecessori sono passati alla storia anche per la passione per il migliore amico dell’uomo. Silvio Berlusconi a lungo è stato ritratto assieme a Dudù, barboncino bianco, che era stato il simbolo della storia d’amore con Francesca Pascale e a cui se ne erano poi aggiunti molti altri. Ma prima di lui era stato Massimo D’Alema a farsi mostrare, nel ruolo di presidente del consiglio, con un cane al guinzaglio, l’adorata Lulù, esemplare di labrador nero. Anche Mario Draghi è un grande amante dei cani e nel periodo della presenza a Palazzo Chigi, in un momento libero, era stato «paparazzato» da Chi mentre portava a spasso Barsuk, un bracco ungherese che aveva adottato cinque anni prima. Un altro premier tecnico, Mario Monti, il cane lo aveva avuto suo malgrado: durante la partecipazione alla trasmissione Le invasioni barbariche, condotta da Daria Bignardi, ne aveva avuto uno in dono, un trovatello simil maltese, che dopo una iniziale ritrosia Monti accettò. E visto che dopo averlo tenuto in braccio qualche minuto ammise di avere iniziato a provare empatia, decise in seguito di ribattezzarlo «Empy».
27 ottobre 2025 ( modifica il 27 ottobre 2025 | 18:03)
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