
Acciaio, auto di lusso, tè, utilitarie, telecomunicazioni e ora i camion Iveco. Non esiste forse un gruppo al mondo più vicino alla definizione di conglomerato dell’indiano Tata, fresco di un accordo da 3,8 miliardi per comprare l’italiana Iveco. Nato nel 1868 come azienda tessile, oggi Tata è attivo in 150 Paesi nelle industrie più disparate tanto che si fa prima a dire quali settori non copre. Genera ancora il grosso dei suoi 155 miliardi di fatturato in India, ma a partire dagli anni 2000 ha avviato una campagna di acquisizioni in Europa sotto la guida di Ratan Tata, grande amico di Gianni Agnelli e poi anche di John Elkann.
L’espansione è partita, ovviamente, dal Regno Unito con un’inversione dei ruoli rispetto all’ex potenza coloniale che ben simboleggiava l’ascesa dell’India nell’era della globalizzazione. Sono così arrivati gli acquisti del produttore di tè Tetley Group, dell’azienda siderurgica anglo-olandese Corus e della casa Jaguar Land Rover da Ford. Nel giro di pochi anni, così, Tata è diventato il più grande datore di lavoro nella manifattura britannica.
La strategia di internazionalizzazione ha portato risultati alterni, attirando al colosso qualche critica per la decisione di investire nella stagnante Europa invece di cavalcare il boom economico dell’India. Ratan Tata l’ha però difesa sino alla sua morte nell’ottobre del 2024, non lesinando sugli investimenti a supporto delle controllate europee.
E il suo successore alla presidenza, Natarajan Chandrasekaran, ha segnalato con l’affare Iveco di non voler cambiare traiettoria. L’azienda di camion nata dallo scorporo da Cnh Industrial — a sua volta nata da uno spinoff da Fiat — darà una presenza in Europa e in Sudamerica a Tata Motors, che con 38 miliardi di ricavi è una delle componenti più rilevanti del conglomerato. Tata si è impegnata per due anni a supportare il piano di Iveco, assicurando di voler mantenere intatto l’organico di 36 mila dipendenti (14 mila dei quali in Italia) e inalterati i siti produttivi. «È una buona garanzia ma va vigilata», ha detto Alberto Cirio, presidente della Regione Piemonte, dove Iveco manterrà la sede. «Per cui noi ci fidiamo, ma nello stesso tempo rimanendo con occhi e orecchie bene aperti e bene attenti».
3 agosto 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA
3 agosto 2025
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