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Crimea, così la penisola ucraina fu occupata dai russi: i «piccoli omini verdi», le rivolte e lo stratagemma di Zelensky

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KIEV – Furono poche migliaia coloro che passarono alla storia come i «piccoli omini verdi» e che trasformarono la penisola di Crimea da regione ucraina a provincia russa. Tutti molto bene armati e in divisa militare, ma senza alcun simbolo o insegna che potesse caratterizzare formalmente la loro appartenenza, all’alba del 27 febbraio 2014 sfondarono le porte del parlamento regionale nel capoluogo di Simferopol e ammainarono la bandiera ucraina per sostituirla con quella della Federazione Russa

Erano il fiore all’occhiello delle forze speciali di Putin e avevano l’ordine di garantire manu militari il passaggio della sovranità della regione nel modo più rapido e meno visibile possibile. Fu un colpo di mano quasi indolore, con una resistenza minima da parte delle forze ucraine. 

In quel momento il governo centrale a Kiev era nella piena confusione della Rivoluzione di Maidan, con il presidente filo-Putin, Viktor Yanukovich, appena fuggito a Mosca incalzato dalle masse di manifestanti favorevoli all’Unione Europea. Nel contempo, le allora ancora molto limitate forze armate nazionali si erano trovate impreparate a fronteggiare le rivolte nel Donbass dei separatisti pagati ed equipaggati dalla Russia.

Da allora, Putin ha sempre considerato la Crimea come un’acquisizione assolutamente assodata. Secondo gli esperti americani, sarebbe anche disposto ad ricorrere alle atomiche tattiche pur di non abbandonarla. 

Volodymyr Zelensky negli ultimi giorni è tornato a ribadire che il suo governo è del tutto contrario a riconoscere de jure qualsisi acquisizione di territorio ucraino con la forza militare e mette sullo stesso piano la Crimea e le quattro regioni occupate parzialmente dai russi (Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia). Se però il dialogo con Mosca dovesse sbloccarsi, il presidente ucraino potrebbe rispolverare la sua proposta avanzata già nel 2021 di «congelare per 15 anni» lo status finale della Crimea, ed eventualmente di altri territori occupati, accettando de facto la presenza russa in cambio di un accordo di pace, che però dovrebbe essere seriamente garantito dalla comunità internazionale e dalla Nato.

Ad oggi gli ucraini si considerano i successori del Kahanato indipendente fondato in Crimea del 1441. I russi si rifanno invece al retaggio dell’annessione al loro impero voluto con un decreto imperiale da Caterina la Grande nel 1783

Dopo il breve perido di indipendenza, seguito allo sfascio russo nella Prima Guerra Mondiale, i sovietici nel 1921 ne assunsero il controllo. Nel 1944 Stalin ne fece deportare la popolazione islamica dei Tatari, che si era dimostrata troppo filo-tedesca in chiave anti-russa. 

Ma nel 1954 Mosca decideva di annettere la Crimea alla Repubblica Ucraina, che tuttavia era allora legata a filo doppio alle «madre Russia». 

Al referendum del 1991 una seppur esigua maggioranza della popolazione locale scelse di stare con il nuovo Stato indipendente ucraino. Ma dall’invasione russa, 11 anni fa, la grave repressione seguita e i trasferimenti forzati dalla popolazione fanno ritenere che ormai la maggiorzanza sia favorevole a restare con Putin.

24 aprile 2025

24 aprile 2025

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