
L’annuncio del presidente Fugatti ha scatenato le reazioni delle minoranze. Mercoledì, infatti, durante l’assemblea di Confesercenti del Trentino, il governatore ha affermato che «nelle prossime settimane» la Provincia conta di «concludere l’accordo con il Ministero per la realizzazione di un Cpr nella città di Trento». Una dichiarazione che, per certi versi, ha ricordato quella fatta nel settembre del 2024, quando Fugatti aveva annunciato di «aver preso accordi tecnici» con Roma, finalizzati appunto alla costruzione di un Centro per il rimpatrio all’interno del capoluogo. Sul tema il presidente era tornato anche lo scorso maggio. Quando, al termine del Festival dell’economia, aveva ribadito come la progettazione fosse ormai a «buon punto».
Opposizione sulle barricate
Una serie di annunci che hanno fatto storcere il naso ai membri dell’opposizione. Specialmente per la scelta comunicativa adottata da Fugatti nel corso dell’ultimo anno. «La sensazione è che lui prende un tema, pensando che possa sviare dalle responsabilità, e lo getta in pasto senza grandi prudenze», ha spiegato Francesco Valduga, leader del centrosinistra in Consiglio provinciale. Seguito a ruota dal consigliere Paolo Zanella (Pd): «Fugatti utilizza il Cpr e le politiche migratorie per distrarre dai fallimenti politici leghisti». Insomma, il dibattito va ben oltre al tema del Cpr: una struttura attorno alla quale ruota tutta la questione legata alla sicurezza e alle politiche di accoglienza sul territorio provinciale. «Buttare il discorso solo sul Cpr mi dà la sensazione che ancora una volta si vuole cavalcare o evitare i problemi, invece di tentare di governarli», ha proseguito Valduga, allargando dunque il raggio d’azione: «Il tema vero, prima del Cpr, è quello del tornare ad un sistema di accoglienza diffusa, di vera integrazione, di conoscenza delle persone. Solo così — conclude Valduga — queste persone possono fare comunità e contribuire a fare rete all’interno di un sistema lavorativo».
«Smantellato il sistema di accoglienza»
In questo senso, l’accusa a Piazza Dante è proprio quella di aver deciso, a partire dal 2018, di «smantellare» il sistema di accoglienza diffusa sul territorio, per concentrare invece i richiedenti protezione internazionale tutti all’interno del capoluogo. «Così facendo — ha sottolineato Zanella — si è creato disagio sulla città di Trento, spingendo verso la devianza sociale chi è stato messo ai margini della società. Parlando di Cpr, il presidente della Provincia distoglie l’attenzione spostandola sul solito capro espiatorio: i migranti». Secondo Zanella, la realizzazione di un Cpr «non è la risposta che serve a Trento»: «Sono luoghi di detenzione amministrativa dove viene violata la dignità delle persone: spesso non “delinquenti”, ma solo irregolari a causa di leggi che costringono a chiedere asilo come unica strada di accesso».
La Cgil: «Pensi agli stipendi fermi»
Molto duro anche Andrea Grosselli, segretario generale della Cgil del Trentino: «Pil da zero virgola? Stipendi fermi? Prezzi sempre in crescita? Per Fugatti la soluzione è semplice: basta parlare d’altro — ha tuonato — Ed ecco che il tema diventa il centro rimpatri, così il rumore delle opposte tifoserie coprirà i lamenti dei trentini che non riescono più ad arrivare a fine mese». Sul tema è intervenuta anche la consigliera provinciale Lucia Coppola (Alleanza verdi sinistra): «Parlare di sicurezza usando i Cpr è pura propaganda. Si usa la paura per raccogliere consenso, mentre si dimentica che dietro alle parole ci sono persone, famiglie, storie di fuga da guerre, persecuzioni e violenze — ha concluso —. Il Cpr che verrà costruito in Trentino non renderà la nostra provincia più sicura. Renderà solo più povera la nostra umanità». A questo punto, attendendo risposte dal Ministero dell’interno, il Cpr che si prospetta dovrebbe sorgere a Trento. La zona in «destra Adige» rimane una delle ipotesi più accreditate, per una struttura capace di accogliere tra le venti e le venticinque persone.
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17 ottobre 2025
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