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Così stenelle e tartarughe del Mediterraneo ci insegnano l’etica del mare

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All’inizio è un puntino, nero, in lontananza. Sono da poco passate le tre del pomeriggio di mercoledì 16 luglio quando, in corrispondenza dei cosiddetti «canyon sottomarini» di Genova, le due fenditure che scolpiscono il fondale del mare arrivando a una profondità di 2.400 metri e prendono il nome dai due torrenti della città, il Bisagno e il Polcevera, un carapace di Caretta Caretta emerge per pochi secondi prima di rituffarsi in acqua. Il tremolio dell’emozione iniziale, travolgente, lascia pian piano spazio alla meraviglia e al silenzio per quello che è il mio primo avvistamento a bordo delle «Vele del Panda», il progetto di Wwf Italia e Wwf Travel nato nel 2019, che dal 2021 vede la collaborazione di Sailsquare, piattaforma online che mette in contatto skipper/proprietari di barche a vela e viaggiatori appassionati. Focalizzato sulla tutela e salvaguardia della fauna marina, integra l’attività di ricerca con la citizen science, con il coinvolgimento di appassionati e turisti, per raccogliere dati sulla presenza e il comportamento dei cetacei in alcune aree chiave. È in quell’istante che è racchiusa la magia del mare: una magia che parla della giusta distanza da mantenere, dell’avvicinarsi lentamente a quello che si vede per raccogliere un dato (orario, posizione, durata, con una foto alle pinne caudali e dorsali degli animali, e un video) e dell’accontentarsi. Perché ogni volta che ci “tuffiamo” in mare stiamo accedendo a una casa altrui, e non dobbiamo mai dimenticarci di chiedere il permesso.

Raggiunto martedì sera l’equipaggio al molo «N» del porto turistico di Lavagna, il più grande del Tigullio, mi aspettano tre giorni nel cuore del Santuario Pelagos, una delle aree più affascinanti e ricche di biodiversità del Mediterraneo, che ha ispirato generazioni di artisti e poeti: istituita nel 1999 da Italia, Francia e Principato di Monaco per proteggere i mammiferi marini del Mediterraneo, l’area si estende su circa 87.500 chilometri quadrati. Ad accogliermi cinque compagni di viaggio partiti domenica, il capitano Patrick B con la sua «Over the top» da 12 metri e soprattutto la passione e l’entusiasmo della nostra guida Laura Pintore, etologa e marine wildlife expert di WWF Italia. Sin dal primo momento è automatico distribuirsi – mal di mare permettendo – ai lati della barca, per coprire ogni angolo di visuale del mare che ci circonda, perché nulla resti scoperto. «Ognuno è responsabile di un settore. Se vedete qualcosa, segnalatelo usando come riferimento il quadrante dell’orologio», spiega Pintore. Lo sguardo si perde all’orizzonte, al largo non è sempre facile riconoscere dove sta la terra ferma. Ogni riflesso sembra un avvistamento, ogni schiuma assomiglia al soffio di un animale, ogni luce specchiata inganna e spinge a cercare conferma nel binocolo, che però riduce il campo visivo dei 180 gradi. Il primo giorno non ha smesso di stupirci e ci regala tre avvistamenti di stenelle, anche cuccioli, che si avvicinano a giocare sotto la barca e ci accompagnano, fino al tramonto, al rientro in porto, con le loro bow riding, cavalcate sulle onde a prua; e una seconda tartaruga, che pensavamo ferita, e invece era «solo» intenta a fare un «bagno di sole», utile a salute e benessere e fondamentale per la sintesi della vitamina D, il corretto metabolismo del calcio e la digestione. 

Infine, come un miraggio, appare il dorso di uno zifio, cetaceo noto per le straordinarie capacità di immersione, sia brevi che lunghe e profonde: lo aspettiamo fermi in silenzio una trentina di minuti, il tempo necessario a risalire nello stesso punto, ma quella a cui abbiamo assistito è un’immersione lunga, che può durare anche fino a 3 ore e 42 minuti (il tempo più lungo mai registrato per un mammifero marino, necessario per cacciare le prede che vivono a grandi profondità), raggiungendo profondità superiori ai 2mila metri e spostandosi a chilometri di distanza. E, così, ripartiamo, verso il porto, accompagnati dalla musica che risuona dai nostri telefoni e ci accompagna nelle traversate, adattandosi al suono delle onde («Il mare è musica», è uno dei pensieri che affido al vento chiacchierando con Pintore), con una miscela di sensazioni che non prevedono la delusione, perché tutto quello a cui abbiamo assistito è un privilegio che la natura ci ha concesso. Il secondo giorno non vediamo nulla, se non tanta plastica, che il capitano Patrick cerca di raccogliere ogni volta, onde permettendo, per riportarle a terra: ed è difficile non pensare che, alla fine del viaggio, avremo raccolto e trovato più plastica che animali, che come umani abbiamo inquinato uno spazio non nostro con bottiglie, cassette di polistirolo, palloncini e anche palamiti, non sempre regolari e per questo posti in acque internazionali dove ci spingiamo. Composti da una lenza lunga anche svariate decine di chilometri che reca alla fine delle sue diramazioni centinaia di ami, spesso armati con esche vive, i palamiti sono usati per pescare pesci spada e tonni, ma possono costituire un pericolo per le specie che vi restano impigliate. Il terzo giorno una piccola tartaruga avvistata all’improvviso ripaga di meraviglia la fatica di una giornata senza un filo di vento, spingendo gabbiani e berte minori e maggiori a posarsi sul mare al termine dei voli per farsi dondolare.

In questo mare piccolo, il Mediterraneo, è custodito un grande tesoro: uno scrigno del passato, una miniera del futuro, una responsabilità del presente. Culla feconda di diverse civiltà sin dall’antichità, territorio di incontri e scontri di popoli, nonostante copra solo l’1% della superficie marina globale, il Mare nostrum ospita oltre il 7% della biodiversità marina mondiale. In particolare, qui vivono anche otto specie di cetacei residenti, sentinelle della salute degli ecosistemi marini: la balenottera comune (Balaenoptera physalus); il capodoglio (Physeter macrocephalus); lo zifio (Ziphius cavirostris); il globicefalo (Globicephala melas); il grampo (Grampus griseus); il tursiope (Tursiops truncatus); la stenella striata (Stenella coeruleoalba); il delfino comune (Delphinus delphis). Di queste, cinque sono considerate in pericolo di estinzione dalla lista dell’Unione mondiale per la conservazione della natura Iucn (balenottera comune, capodoglio, globicefalo, grampo e e delfino comune), una vulnerabile (zifio) e due a rischio minimo (tursiope e la stenella). Meravigliosi animali che si suddividono in odontoceti (dotati di denti) e misticeti (forniti di fanoni). 

Un patrimonio soggetto a minacce crescenti e spesso invisibili, che necessita di tutela e protezione: dagli impatti delle attività antropiche come l’inquinamento da plastica (con le microplastiche che sono state ritrovate in tempi recenti anche in svariati cibi, pesci, molluschi) all’eccessivo traffico nautico, senza dimenticare il bycatch accidentale (le reti fantasma abbandonate) o minacce ancora più subdole come l’inquinamento chimico o quello acustico, o il cambiamento climatico che amplifica il tutto e ha già costretto numerose specie autoctone a spostarsi verso nord e altre aliene (non originarie di una certa ecoregione) a fare la loro comparsa a causa dell’aumento della temperatura dell’acqua, influenzando anche i tassi riproduttivi. Non bisogna dimenticare come i cetacei, per raggiungere le aree di alimentazione e riproduzione, debbano percorrere una sorta di corridoi blu, «autostrade» nel mare che permettono loro di muoversi tra aree diverse ma ecologicamente interconnesse, e che sono soggette a forti impatti dovuti alle sempre più crescenti azioni umane.

Così stenelle e tartarughe del Mediterraneo ci insegnano l’etica del mare
Così stenelle e tartarughe del Mediterraneo ci insegnano l’etica del mare
Così stenelle e tartarughe del Mediterraneo ci insegnano l’etica del mare

Accompagnato da biologi marini, chi partecipa alle crociere di ricerca delle «Vele del Panda» è coinvolto in attività di avvistamento e foto-identificazione dei cetacei: «I turisti che partecipano a questo progetto rendono possibile raccogliere parte della mole di dati che possiamo inserire in un database a disposizione della comunità scientifica, un elemento fondamentale per esplorare nuove aree e scoprire quali siano quelle più importanti per i cetacei. C’è bisogno degli occhi di tutti e di una maggiore condivisione dei dati», racconta Pintore. «Basterebbero degli idrofoni da posizionare sotto la barca per raccogliere moltissimi dati e prevedere dove riemergono i cetacei, per identificarli meglio e avere molte più conoscenze sui loro comportamenti», aggiunge. Ma come per molti altri settori servono finanziamenti e fondi. La flessibilità è il cuore di questa esperienza: il programma si adatta continuamente per garantire sicurezza, rispettare gli ecosistemi marini e regalare momenti indimenticabili di scoperta e connessione con la natura. Le giornate a bordo sono pensate per offrire un’esperienza autentica, in armonia con le condizioni meteo-marine e le esigenze di ricerca. La mattina inizia con la colazione condivisa: se le condizioni sono particolarmente favorevoli per il monitoraggio, si può decidere di salpare subito, rimandando i momenti di relax a un altro momento della giornata. Il pranzo non ha una collocazione fissa e si adatta alle esigenze della giornata: può essere consumato in alto mare, fermi alla deriva oppure durante la navigazione. Non manca la possibilità di fare un bagno rigenerante nelle acque cristalline, per fare snorkeling , esplorare i fondali e osservare la fauna marina. Un bagno «nel blu», come viene definito il mare a questa profondità: un tuffo in un colore (per me) mai visto, all’interno di una superficie che sembra velluto.

Così stenelle e tartarughe del Mediterraneo ci insegnano l’etica del mare
Così stenelle e tartarughe del Mediterraneo ci insegnano l’etica del mare
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Il pomeriggio prosegue con le altre attività di navigazione e monitoraggio, per osservare cetacei o approfondire la conoscenza degli ecosistemi marini, adattando sempre il programma alle condizioni meteo e agli obiettivi di ricerca. Le serate sono dedicate a momenti di convivialità, con aperitivi al tramonto in rada o in navigazione, e la possibilità di ormeggiare in mare aperto per vivere l’atmosfera magica del mare notturno sotto le stelle, oppure in porto. Non una semplice crociera, quindi, ma un progetto di ricerca partecipata, un’esperienza formativa, una comunità in crescita. Il valore aggiunto è dato dalle lezioni che ogni giorno sono tenute a bordo: dal comportamento all’alimentazione, dalla sessualità alle minacce, dalle caratteristiche alle aree di distribuzione. Navigare accanto a questi meravigliosi animali, osservarli nel loro ambiente naturale, ascoltarli, capirli, studiarli è un’occasione di scoperta e responsabilità. Osservando il loro comportamento e le loro interazioni, sia con altri animali che con gli umani, si può imparare molto su concetti come la cooperazione, la lealtà, la cura degli altri e il rispetto dei confini. L’etica del mare che ci insegnano le creature del Mediterraneo riguarda il comportamento responsabile e rispettoso verso l’ambiente marino e le persone che lo vivono, e si traduce in azioni che – tutti i giorni – ci invitano a preservare la salute dell’ecosistema marino, mantenendo una giusta distanza fisica e temporale quando siamo in mare e comportamenti coerenti una volta tornati a terra. Il mare è la loro casa, non la nostra. 

Così stenelle e tartarughe del Mediterraneo ci insegnano l’etica del mare
Così stenelle e tartarughe del Mediterraneo ci insegnano l’etica del mare
Così stenelle e tartarughe del Mediterraneo ci insegnano l’etica del mare

«L’obiettivo di questo progetto è far conoscere la bellezza del nostro mare: perché conoscere significa proteggere e proteggere significa fare la differenza per questi straordinari animali. Quando li approcciamo, andiamo a cercare quello che rappresenta un mistero, sta sotto la superficie e non possiamo controllare. E l’obiettivo primario quando si fanno questo tipo di attività di turismo è quello di non disturbare, di entrare in punta di piedi, di assecondare l’equilibrio della loro vita quotidiana, non della nostra, quindi approcciare questi animali in barca a vela già è un atto di attenzione nei loro confronti. Ci avviciniamo mantenendo le distanze di sicurezza promosse dalla High Quality Whale Watching, un marchio rilasciato dalla Cima Research Foundation in Italia che questo progetto ha, per poterci godere la loro compagnia e cercare di agire nel nostro piccolo quotidiano per tutelarli, nel fare il patto con la natura che ci siamo prefissi come obiettivo», conclude Pintore.

31 luglio 2025

31 luglio 2025

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