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Corsa per trovare i corpi degli ostaggi: Ankara offre un’ottantina di esperti ma Netanyahu (per ora) non si fida

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Le squadre in divisa blu sono addestrate a muoversi tra le macerie dei terremoti per cercare i sopravvissuti. Questa volta i soccorritori turchi si stanno preparando a intervenire per trovare i cadaveri sepolti sotto le macerie di un sisma causato dall’uomo. Ankara è pronta a inviare oltre 80 esperti in catastrofi che dovrebbero affiancare gli egiziani e gli uomini del Qatar: insieme perché Hamas riesca a individuare i corpi dei 19 ostaggi che i fondamentalisti sostengono di aver «perso» nel caos della guerra e che avrebbero dovuto riconsegnare già nella prima fase della tregua. 

Il sostegno turco — scrive la rivista digitale Al Monitor — è ancora in sospeso. Il governo di Benjamin Netanyahu non vuole ritrovarsi dall’altra parte del confine un gruppo che risponde a Recep Tayyip Erdogan: il presidente turco ha attaccato più volte il premier israeliano, anche prima dell’offensiva a Gaza. 

Pure la presenza del Qatar — sponsor di Hamas e in grado di premere sui jihadisti — preoccupa l’intelligence, che non vuole ripetere lo stesso errore commesso a partire dal 2018: allora Netanyahu aveva autorizzato l’ambasciatore del piccolo emirato a consegnare milioni di dollari in contanti ad Hamas, denaro che Yahya Sinwar — il capo dei capi ucciso esattamente un anno fa — aveva utilizzato per riempire gli arsenali e armare la mattanza del 7 ottobre 2023. 

Fonti americane spiegano di essere disposte a offrire «soldi ai palestinesi che aiutino nella ricerca». L’esercito israeliano ha già passato — attraverso i mediatori — le informazioni raccolte durante l’invasione dei 363 chilometri quadrati. In questi mesi di conflitto — denunciano le organizzazioni per i diritti umani — le ruspe di Tsahal hanno disseppellito centinaia di resti dai cimiteri attorno alle cittadine nella Striscia e li hanno portati in Israele per analizzarli, sperando di poter trovare il Dna degli ostaggi. 

Una piccola unità delle forze speciali — racconta il quotidiano britannico Financial Times — aveva l’incarico di raccogliere materiale genetico dai morti che incrociava mentre combatteva nei tunnel scavati dai fondamentalisti sotto la sabbia. Riportare indietro i soldati caduti è una promessa che lo stato maggiore vuole mantenere con le famiglie che mandano i loro figli al servizio militare obbligatorio. 

Dal 2014 i genitori di Hadar Goldin lottano per poterlo seppellire «vicino a noi e secondo i riti», era stato ucciso negli ultimi momenti del conflitto di quell’estate, il più lungo tra Israele e Hamas fino a questi due anni. Il resti di Oron Shaul, sempre ammazzato nelle battaglie del 2014, era stato recuperato dalle truppe lo scorso gennaio. In questo caso i parenti aspettano a casa le spoglie anche dei civili rapiti nell’autunno di due anni fa. Gli israeliani trattengono almeno duemila cadaveri palestinesi, secondo le stime delle organizzazioni arabe: quelli esumati dalle tombe, i terroristi eliminati durante gli assalti del 7 ottobre, i paramilitari ammazzati in guerra. Sono tenuti nelle celle frigorifere dell’istituto di medicina forense alla periferia di Tel Aviv. Altri — morti in Cisgiordania — sono seppelliti lì e indicati solo con un numero associato al nome negli archivi dell’esercito. In base all’accordo di tregua ne è prevista in parte la restituzione: negli ospedali di Gaza demoliti dalla guerra stanno cercando di identificare i primi 90 consegnati ad Hamas.

16 ottobre 2025

16 ottobre 2025

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