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«Corridoi blu»: la nuova piattaforma per salvare le specie del mare

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«Blue Corrridors», Corridoi Blu. È questo il nome scelto dalla nuova piattaforma digitale nata grazie al Wwf e a una coalizione di scienziati, esponenti della società civile, governi e innovatori tecnologici. Uno strumento dinamico che riassume i dati raccolti in 30 anni sul tracciamento delle balene dal Pacifico orientale e Mediterraneo fino all’Oceano Meridionale e unisce informazioni sulle minacce marine e sulle soluzioni di conservazione. Si tratta, chiarisce l’associazione, della prima volta che «i corridoi blu» di migrazione percorsi dalle grandi balene vengono mappati digitalmente e resi accessibili pubblicamente, così da informare il mondo scientifico e la politica per promuovere maggiore impegno nella tutela degli oceani».

La piattaforma messa a punto sostiene gli obiettivi internazionali tesi a proteggere il 30% degli oceani entro il 2030, come indica il Quadro Globale per la Biodiversità di Kunming-Montreal, sottolinea l’importanza di ratificare il Trattato ONU sull’Alto Mare (Accordo BBNJ) e contribuisce alle ambizioni del Decennio ONU della Scienza degli Oceani. La piattaforma Blue Corridors non solo evidenzia la necessità di un’azione collaborativa per raggiungere tutti questi obiettivi e quadri politici globali – in particolare l’obiettivo 30×30 – ma fornisce anche indicazioni pratiche e attuabili su come conseguirli.

I tracciati satellitari visualizzano dati di rilevamento satellitare di oltre 50 gruppi di ricerca globali, tra cui la Oregon State University, la University of California Santa Cruz, la University of Southampton e molti altri. Queste mappe tracciano quei ‘passaggi’ tra un oceano e l’altro grazie ai quali i grandi cetacei migrano spostandosi tra i diversi habitat cruciali per riprodursi, alimentarsi e compiere le attività di socialità. Si tratta di rotte essenziali, al pari di quelle più note degli uccelli migratori, non solo per la sopravvivenza delle balene ma anche per la salute degli ecosistemi marini.

Nonostante decenni di attività di conservazione, 7 delle 14 specie di grandi balene restano in pericolo o vulnerabili, dovendo affrontare i rischi sempre più crescenti dovuti alle collisioni con le navi, all’intrappolamento in attrezzi da pesca, al rumore sottomarino, all’inquinamento da plastica e agli effetti della crisi climatica globale.

«I Corridoi blu sono qualcosa di più di semplici rotte migratorie – sono linee ‘tracciate’ sul nostro pianeta blu vitali sia per i giganti dell’oceano che per gli ecosistemi che sostengono», ricorda Chris Johnson, responsabile globale dell’Iniziativa Wwf per la Protezione di Balene e Delfini. «Questa piattaforma trasforma decenni di scienza in uno strumento per l’azione,  mostrando quando, dove e come proteggere le balene in un oceano in rapido cambiamento».

Il Mediterraneo è uno snodo cruciale nei percorsi migratori di cetacei come la balenottera comune e il capodoglio, ma è anche uno dei mari più trafficati al mondo: «Negli ultimi anni, numerose iniziative internazionali hanno riconosciuto l’urgenza di proteggere i ‘blue corridors’ e garantire la sopravvivenza dei cetacei e la salute degli ecosistemi marini. Ad esempio, per ridurre il rischio di collisione basta rallentare la velocità delle grandi navi, osservare, e proteggere. Ogni anno, almeno 10 balenottere vengono uccise a causa di questi impatti. Il futuro dei giganti del mare dipende da noi», spiega Laura Pintore, Marine Wildlife Expert del Wwf Italia.

Nel Mediterraneo nord-occidentale, uno di questi corridoi strategici unisce  la costa spagnola (incluso il Corridoio delle Baleari) al Santuario Pelagos, l’unica area marina transfrontaliera al mondo dedicata alla protezione dei mammiferi marini. Questo tratto è oggi ufficialmente riconosciuto come “Particularly Sensitive Sea Area (PSSA)” dall’Organizzazione Marittima Internazionale, un passaggio epocale approvato nel 2023 su proposta congiunta di Francia, Italia, Monaco e Spagna.

Perché^ Le caratteristiche principali della piattaforma includono mappe dei movimenti delle balene per specie e periodo dell’anno che possono essere generate e condivise; dati di conservazione da partner come la Taskforce IUCN sulle IMMAs – Important Marine Mammal Areas e altre zone ecologicamente rilevanti, per informare la progettazione e pianificazione di future aree marine protette; minacce sovrapposte, comprese le rotte di navigazione, lo sforzo di pesca e gli strati legati al cambiamento climatico; casi studio, che evidenziano aree critiche dove le balene sono più vulnerabili e le possibili soluzioni per i governi.

»Questo è il futuro della conservazione – aperto, collaborativo e basato sulla scienza», conclude Ryan Reisinger, co-responsabile dell’iniziativa dell’Università di Southampton. «Collegando minacce e soluzioni, questa piattaforma supporta una pianificazione marina più intelligente e coordinata, che attraversa settori e confini».

7 agosto 2025 ( modifica il 7 agosto 2025 | 13:02)

7 agosto 2025 ( modifica il 7 agosto 2025 | 13:02)

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