
DALLA NOSTRA INVIATA
L’Aia
«Siamo noi che salveremo l’Europa»: è ambizioso l’ex premier Giuseppe Conte, che si è spinto fino a l’Aia per portare avanti la battaglia del Movimento 5 Stelle contro il riarmo. Mentre al summit Nato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ringraziava l’Alleanza per l’aiuto «congiunto» che sta fornendo a Kiev per difendersi dall’aggressione della Russia — il popolo ucraino sta resistendo sotto le bombe da oltre tre anni per mantenere la libertà —, il leader pentastellato interveniva a tre chilometri di distanza all’evento «No rearm, no war», organizzato dal suo partito insieme al Partito socialista olandese nella sala stampa del Parlamento dell’Aia. «Siamo qui per offrire un’alternativa politica all’unica soluzione che ci viene proposta all’interno dell’Ue con il piano di riarmo e all’interno della Nato per aumentare la spesa per la difesa al 5% del Pil», ha detto Conte, per il quale «la soluzione del riarmo è un suicidio economico e sociale».
Hanno aderito all’appello del M5S e del Ps olandese esponenti di 15 partiti e movimenti da 11 Paesi europei, tra cui lo spagnolo Sumar, le tedesche Die Linke e l’Alleanza Sahra Wagenknecht, il Partito comunista portoghese, il Partito del lavoro belga. Tra i firmatari della dichiarazione finale, che risponde a distanza al Si vis pacem, para bellum della premier Meloni — «Se vuoi la pace, preparati alla pace, sempre e ovunque», conclude il testo — ci sono anche Jeremy Corbyn, ex leader del Partito laburista britannico, e Zoe Konstantopoulou, presidente del partito greco Rotta di libertà.
Per Conte «i leader di oggi hanno abbandonato le promesse fondanti» dell’Unione: «Impedire il riarmo degli Stati nazionali e garantire una pace duratura dopo la Seconda guerra mondiale». L’ex premier, che a Strasburgo siede nel gruppo The Left, ha anche rivendicato «la battaglia legale del Parlamento europeo contro il piano di riarmo». Ma quello che l’Eurocamera contesta non è tanto il contenuto del piano, che la maggioranza degli eurodeputati ha sostenuto in una risoluzione, bensì il fatto che la Commissione non abbia coinvolto il Parlamento usando la procedura d’urgenza. La seconda vicepremier del governo spagnolo, Yolanda Díaz, esponente di punta di Sumar, ha inviato un video in cui ha detto che «la Commissione mette a rischio la concezione originaria dell’Europa, che è un progetto di pace. La Spagna non ne può fare parte. Sosteniamo i diritti umani. Serve una sicurezza che non deve passare dalla militarizzazione». Il premier spagnolo Sánchez nei giorni scorsi aveva definito «irrazionale» il nuovo target Nato che prevede di destinare per la difesa il 5% del Pil entro il 2035. Tuttavia, Madrid ha deciso di sostenere la dichiarazione finale della Nato con i nuovi obiettivi di spesa.
I pacifisti nel loro testo criticano il piano di riarmo della Commissione: «Questo aumento della spesa militare rischia di minare le nostre fondamenta economiche, soffocare il progresso tecnologico e minacciare il benessere e la stabilità sociale». Per i firmatari «sebbene l’invasione illegale della Russia e i bombardamenti in corso debbano cessare, è importante riconoscere che si sarebbe potuto fare di più attraverso la diplomazia».
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24 giugno 2025
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