
«È sbagliato parlare di modello Napoli, come di campo largo o progressista che sia. Perché in Campania ci sono diverse variabili». Cerca di svicolare Giuseppe Conte, di eludere il tema delle Regionali, per questo diventa quasi sibillino. Incalzato spiega così la vicenda di cui i 5Stelle sono attori principali visto che, secondo le voci più accreditate, il candidato spetterebbe proprio a loro. «Quando parliamo di Napoli, parliamo di un sindaco che stimo e di un progetto concreto e utile. In Campania c’è la volontà di essere protagonisti di un progetto utile ai cittadini». Ma ripete «le variabili sono diverse». Che suona oggi come un avvertimento al Pd. Ma cosa intende il leader pentastellato, a Salerno per il convegno Unicost e per incontrare i giovani del Movimento al gazebo contro il riarmo?
La prima variabile campana ha un nome e un cognome ingombranti: Vincenzo De Luca. Da Palazzo Santa Lucia si sa che da qualche tempo tra De Luca e Conte ci sono contatti «diretti e indiretti». Tant’è che è ormai difficile trovare anche solo un ex grillino che spari a zero contro De Luca, nonostante stiano all’opposizione da dieci anni. Benché il governatore uscente sia un “problema” dei dem, un eventuale strappo minerebbe il campo largo (definizione che non piace né a De Luca né a Conte, ma utile per comprendere). In più è deflagrata di nuovo la bomba terzo mandato. Capitolo che si pensava ormai chiuso e che invece proprio FdI, il partito che ha impugnato la norma campana, ha riaperto. E che vede contrari ora soltanto gli esponenti di Forza Italia. Se alla fine si giungesse ad un accordo nella maggioranza di governo la finestra utile potrebbe essere già la prossima settimana. Altra opzione di cui si discute è anche lo slittamento a marzo delle elezioni.
Su questo fronte, però, Conte è chiarissimo: «Vedo che il governo la mattina dice una cosa, la sera dice un’altra, litigano tra di loro. Adesso devono tenere insieme una maggioranza cementata dal potere e cercano di capire qual è la soluzione migliore. Stiamo a vedere». E aggiunge: «Noi, da sempre, abbiamo assunto una posizione: due mandati ci sembrano assolutamente buoni e giusti per evitare che si creino delle incrostazioni e che ci sia anche una giusta turnazione. Questa è la nostra posizione, che non è cambiata».
È caduto però il limite di mandati interni al movimento. Altrimenti Roberto Fico non potrebbe essere in pole position. Nome su cui c’è il veto di De Luca, però. Per questo Conte glissa: «Noi puntiamo in Campania a dare risposte concrete ai cittadini, a una comunità che vive le giornate, l’orizzonte, il futuro anche con grandissima difficoltà, con grandissimo disorientamento. C’è tanto disagio anche sociale, fasce di popolazione in grande sofferenza, la sanità richiede lungimiranza, investimenti, richiede veramente che sia fatto il bene comune a favore dei cittadini e siano prestati servizi e che siano garantiti a tutti in modo efficiente e noi siamo qui per questo».
«Quindi il nostro è un progetto politico e siamo in prima linea. Poi, se mi chiedete di candidati, perché mi volete fare sfogliare la margherita non sono qui per questo —prosegue —. Io credo che sia giusto che il candidato venga individuato sulla base di un progetto politico, parlando anche ai territori e non venga deciso a Roma in una stanzetta, in una segreta stanza di un vertice politico». E anche su quest’ultimo punto è d’accordo con De Luca. O viceversa. Da Capri, invece, il candidato in pectore Fico boccia come Conte il terzo mandato senza se e senza ma, però parla più chiaramente di una coalizione progressista: «Vogliamo lavorare in tutte le regioni che vanno al voto, cercando un’alleanza importante, che sia però sempre riferita ai temi e quindi al miglioramento della vita dei cittadini campani, così come quelli marchigiani, toscani, veneti e pugliesi. E quindi un lavoro importante con le forze progressiste e riformiste, un nuovo protagonismo nella società civile, pensiamo che con un programma importante possa portare a una vittoria schiacciante in tutte le regioni».
Insomma, il matrimonio Pd-5Stelle è ancora un cantiere aperto tra due partiti che spesso sono anche su fronti opposti. L’ultimo litigio, non è neanche una novità. L’ex premier al direttore di Fanpage Francesco Cancellato ha spiegato che nel 2019 su richiesta dei servizi segreti (autorizzata dalla Procura generale della Corte di appello), Paragon era stato utilizzato per intercettare Casarini e Caccia, attivisti di Mediterranea. Circostanza definita sui social dalla vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno «un abisso di indecenza». Dunque Conte con il Pd sono scintille almeno in Europa? «Con tutto il rispetto, sta parlando di un singolo esponente del Pd. Non mi sembra questa la posizione ufficiale del Pd. Il Movimento 5 Stelle non fa scintille, per quanto ci riguarda, con il Pd». Non si fa attendere la controreplica: «Da Conte non sono arrivate neanche scuse di maniera: “Ho autorizzato perché c’era un clima”. Ma che significa? Fa il paio con i suoi tentennamenti sulla cittadinanza e il suo vecchio amore per i decreti di Salvini. Confessandolo ovviamente solo quando tutto è stato reso pubblico e suo malgrado. E si concede anche il lusso di decidere chi è il Pd e chi non lo è. Tipico di chi fa prevalere le piccole convenienze delle dispute politiche alla responsabilità di governo. Che non ha mai avuto, che non ha e che sicuramente non avrà più».
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15 giugno 2025
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