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Conclave, non solo conservatori e progressisti: i due «blocchi» non bastano più. Ma il «metodo sinodale» (per ora) funziona

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Chi entra Papa in conclave esce cardinale, si dice, e in effetti è capitato spesso. Però non funziona sempre così, a dimostrazione del fatto che l’elezione del vescovo di Roma tende a sfuggire agli schemi. Per due volte, nel Novecento, il candidato favorito è stato eletto: capitò all’arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini, divenuto Paolo VI il 21 giugno 1963, e prima ancora al cardinale Eugenio Pacelli, eletto il 2 marzo del 1939, l’ultimo Segretario di Stato divenuto Papa.

A nove giorni del conclave è il nome del cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Francesco, a ricorrere più di frequente nelle discussioni Oltretevere, dentro e fuori l’assemblea dei cardinali. Il fatto stesso che stia affrontando in maniera diplomatica il caso Becciu, nel silenzio prudente di chi sosteneva l’ex Sostituto finito sotto processo, suona come una conferma della sua autorevolezza.

Del resto è lo stato delle cose a fare emergere la sua candidatura, come pure quelle di personalità come il filippino Louis Antonio Tagle, Pierbattista Pizzaballa o Matteo Zuppi. Il conclave che eleggerà il successore di Francesco è il più numeroso e vario che si sia mai riunito, sulla carta 135 elettori (con due rinunce annunciate per motivi di salute) da 71 Paesi talvolta remoti. Molti cardinali non si erano mai incontrati e stanno imparando a conoscersi in questi giorni. Soprattutto, è un conclave multipolare come il pianeta diviso da conflitti. Non ci sono più i due blocchi classici, conservatori e progressisti. Se una divisione netta era problematica anche in passato – chi è tradizionalista in punto di dottrina, magari coltiva aperture notevoli sul piano sociale -, ora l’assemblea dei cardinali, elettori e non, è attraversata da differenze geografiche, culturali, teologiche.

Il risultato è che, almeno al momento, non ci sono candidati di «bandiera» forti e sia il campo più riformista sia quello più moderato faticano ad esprimere, come è accaduto in passato, un nome che prevalga sugli altri. Certo, ci sono cardinali influenti, conservatori come il guineiano Robert Sarah o l’ungherese Péter Erd, progressisti come il tedesco Reinhard Marx o il maltese Mario Grech. Ma è evidente che a prevalere, mentre i cardinali cominciano a interrogarsi sul profilo del prossimo pontefice, siano le figure autorevoli già conosciute da tutti. O magari profili emergenti come il cardinale di Marsiglia Jean-Marc Aveline, un «pied noir», i francesi d’Algeria rimpatriati nel 1962 al termine della guerra.

Il tono della discussione appena iniziata è assai diverso da quello che talvolta ha accompagnato le assemblee dei vescovi negli ultimi anni. Il paradosso è che il metodo «sinodale», nel senso letterale di «camminare insieme», pare stia funzionando nelle riunioni che precedono il conclave più di quanto non sia accaduto durante i sinodi.

Ieri mattina si sono riuniti 180 cardinali, tra i quali un centinaio di elettori. Sono stati nominati i tre assistenti del Camerlengo che vengono rinnovati ogni tre giorni per occuparsi delle questioni pratiche di questi giorni: e la scelta di Marx e Taglie, più il giurista Mamberti, è un segnale di fiducia nei confronti dei collaboratori di Francesco. Dopodiché sono cominciati gli interventi, una ventina: rapporto col mondo contemporaneo e con le altre fedi, evangelizzazione, abusi. E soprattutto «le qualità che il nuovo pontefice dovrà avere per rispondere con efficacia a tali sfide».

Si avverte la consapevolezza che è il momento di discutere, questo sì, ma non di dividersi. Nell’omelia della Messa di suffragio a San Pietro, ieri pomeriggio, il cardinale Vicario Baldassarre Reina ha detto davanti agli altri cardinali: «Non può essere, questo, il tempo di equilibrismi, tattiche, prudenze, il tempo che asseconda l’istinto di tornare indietro, o peggio, di rivalse e di alleanze di potere, ma serve una disposizione radicale a entrare nel sogno di Dio affidato alle nostre povere mani». Il conclave ha una responsabilità davanti ai fedeli: «Questa gente porta nel cuore inquietudine e mi pare di scorgervi una domanda: che ne sarà dei processi avviati?».


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29 aprile 2025

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